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Kurdistan turco. Lo scempio di Hasankeyf

Marina Pupella

Per sei secoli la cupola della tomba di Zeynel Bey, il mausoleo custodito nella città di Hasankeyf nel sud-est dell’Anatolia a pochi chilometri dall’Iraq, ha dominato la valle del fiume Tigri. Ma ora la sua presenza è diventata ingombrante per la costruzione della contestata diga di Ilisu, tanto da spingere il governo turco a decretarne il trasferimento in un altro “sito culturale”, distante un paio di chilometri dalla città turca fondata 12 mila anni fa. Edificato nel 1475 dal sovrano turkmeno Uzun Hasan, per commemorare la morte del figlio in battaglia, il monumento è un esempio straordinario dell'architettura anatolica: la sua cupola, alta 15 metri e larga 7, il rivestimento di piastrelle riccamente decorate e la posizione ne fanno, insieme ai Giardini di Hevsel, una delle principali attrazioni turistiche della regione. Sin dall’inizio del 2016 la società turca ER-BU Inşaat e la società olandese Bresser Eurasia hanno lavorato al progetto di ricollocamento in vista della realizzazione della grande diga e del progetto della centrale elettrica che, secondo le associazioni ambientaliste, lascerà intere comunità senza acqua, aumentando la siccità a valle, in Siria e in Iran, arrecando così danno ai già fragili ecosistemi. In più oltre 25 mila abitanti di etnia curda sarebbero costretti a trasferirsi altrove. In totale sono otto i monumenti programmati per essere spostati prima della realizzazione del Progetto di Ilisu. «L’intero processo di trasferimento della tomba di Zeynel Bey viola le leggi esistenti- scrivono in un appello l’associazione Mantenere in vita Hasankeyf e il Movimento Ecologico della Mesopotamia- in particolare la fase contrattuale e della gara. Non c’è in tutto il mondo una simile esperienza con il trasferimento di monumenti di tale età, 550 anni. Considerando che il mausoleo è veramente fragile e in cattive condizioni, è previsto che il sollevamento di 90 cm e le continue vibrazioni arrecheranno danni seri alla tomba. Inoltre, il dislocamento dei monumenti da Hasankeyf porterà alla perdita del loro significato culturale attraverso la disconnessione dal loro ambiente naturale e culturale». E proprio ad Hasankeyf lo scorso 8 maggio era stato arrestato il fotoreporter francese del National Geographic, Mathias Depardon, impegnato a documentare le meraviglie storiche destinate ad essere sommerse dalla diga.

22/09/2017 21:59:24

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