Ma cosa vogliamo fare del bene comune “Cittadella” di Alessandria?

Cittadella di Alessandria

Dall’attuale minoranza comunale PD ci siamo fatti ispirare per ragionare un po’ di “Cittadella” di Alessandria. Quella che viene definita (nel documento riportato integralmente qui sotto) un’impresa che ” per molti anni è rimasta poco più che un auspicio, un capitolo dei numerosi programmi elettorali. Oggi è una realtà, una possibilità concreta perché la Cittadella è diventata un sito di interesse nazionale, è uscita dal cono d’ombra a cui era stata destinata dopo la dismissione d’uso militare ed è diventata luogo di investimento da parte del Governo”.         Bene.   Ci piace questo modo diretto e chiaro di comunicare… e lo facciamo nostro. Concordiamo in pieno con il documento in oggetto quando richiede a gran voce la pubblicazione – in toto – del progetto finanziato da fondi della Fondazione San Paolo di Torino. Ne vorremmo conoscere appieno i dettagli che, solo indirettamente, riusciamo ad immaginare “tra le righe” del duro comunicato della minoranza di parte PD. Si accenna all’utilizzo con fini commerciali (e forse anche turistico-culturali) di alcune parti della struttura… Benissimo. Siamo incuriositi al massimo grado, rispetto alle destinazioni previste. Si fa riferimento, punto fondamentale che sottoscriviamo in pieno, alla necessità dei coinvolgimento dell’intera città, dei suoi gangli culturali, produttivi e sociali più attivi e “positivi”… D’accordissimo. Infatti chiediamo anche noi a gran voce di diradare nel più breve tempo possibile la nebbia che pare reimpossessarsi di uno dei monumenti cardine di Alessandria. E di poter contribuire, a meno che “il tempo sia scaduto”… all’apertura alla cittadinanza a cui si fa riferimento. Siamo sicuri che, come “chiude” il documento, la città intera si stringerà “anche attorno alla Cittadella, diventato luogo aperto, di incontro, di pace, di dialogo e di eventi e che rischia di ricadere nell’ombra di un tempo che si è fermato”.
L’importante è far conoscere per tempo contenuti e obiettivi delle proposte in essere. Restare in “camera charitatis” come insegnano i recenti cambi amministrativi, segno di poca comprensione dell’attività politica da parte dei cittadini, non porta a soluzioni condivise e durature…. anzi, a volte, conduce nel vicolo cieco del “disfa quel che han fatto gli altri”…

Ecco il documento in forma integrale.

“La Cittadella è un bene strategico per il futuro della nostra città, lo abbiamo sempre pensato e sappiamo che è così anche per i nostri concittadini.
Questa affermazione per molti anni è rimasta poco più che un auspicio, un capitolo dei numerosi programmi elettorali. Oggi è una realtà, una possibilità concreta perché la Cittadella è diventata un sito di interesse nazionale, è uscita dal cono d’ombra a cui era stata destinata dopo la dismissione d’uso militare ed è diventata luogo di investimento da parte del Governo.
Tutto questo non è capitato per caso. E’ frutto di un lavoro paziente, di relazioni, di proposte, di verifiche sul campo. Le visite dei Ministri e del Presidente del Consiglio di allora furono tappe di un viaggio che ha segnato una destinazione nuova.
Così abbiamo provato a giocare l’ambizione alta di un progetto di sviluppo. Sono stati stanziati 25 milioni dal Governo Renzi con fondi Cipe, e per questo, insieme al MIBACT (Ministero dei Beni Culturali) e alla Regione Piemonte, abbiamo condiviso un percorso e un’idea progettuale con tempi e modi di realizzazione che oggi vengono messi in discussione. Non ci preoccupa il fatto che ci sia una visione differente dalla nostra, difendiamo le nostre idee sempre e rispettiamo quelle altrui, ma quel lavoro, svolto ad un tavolo comune, è stato lungo e approfondito ed ha portato alla firma di una convenzione e di un disciplinare che prevedevano date e impegni certi.
In virtù di quel progetto, la Regione Piemonte aveva condiviso la nostra proposta di destinare le risorse europee, i fondi Fesr, per rendere più completo e più forte il rilancio della struttura. Infatti, i fondi Cipe sono destinati al restauro degli edifici, alla messa in sicurezza delle strutture, al consolidamento dei tetti e alla realizzazione dei sottoservizi. I Fesr, fondi regionali di provenienza europea, invece hanno l’obiettivo di consentire azioni, interventi e investimenti per l’occupazione, lo sviluppo e la crescita.
Per questo, cambiare idea oggi vuol dire rischiare di avere un progetto monco.
Siamo fortemente preoccupati sui tempi. Per cambiare destinazione d’uso dei fondi occorre presentare un progetto e non solo un’idea, cambiare gli atti e attendere altro tempo per l’approvazione. Tutto questo non fa che aumentare il rischio di rendere pressoché impossibile rendicontare le spese entro i termini rigidi stabiliti dall’Europa. Per altro, se non c’è chiarezza sul da farsi, se negli incontri con il Ministero si chiede di modificare gli atti ma ancora non si hanno idee precise e progetti verificabili, quando si pensa di poter iniziare i lavori, essendo ormai praticamente primavera?
Così si rischia di perdere soldi ma anche opportunità.
Avevamo previsto i primi interventi sull’area di accesso e la realizzazione dei sottoservizi per consentire l’uso della struttura e la possibilità di non perdere nessun evento del 2018.
Invece ora si rischia di non poterla nemmeno tenere aperta.
Il progetto c’è ed era già previsto l’uso del primo milione ma si è fermata ogni cosa. Come amministrazione avevamo approvato una delibera nella quale si prevedevano sia interventi strutturali sia l’insediamento di attività economiche nella caserma d’ingresso, la Montesanto, nel bastione Sant’Antonio e nella Piazza d’Armi. Si tratta di una consistente porzione che oggi sarebbe ridotta, secondo il ridimensionamento delle risorse, alla sola caserma Beleno, con piccoli interventi che nulla hanno a che fare con lo sviluppo economico.
La strategia immaginata segnava un protagonismo del Comune che oggi rischia di ridursi poiché diminuiscono le risorse da destinare alla Cittadella.
Ci chiediamo come mai non si voglia presentare lo studio di fattibilità realizzato dal Politecnico, finanziato dalla Compagnia di San Paolo, costato 50.000 euro, concluso e depositato ormai da settembre.
Questo studio, di cui presentammo i primi risultati a maggio 2017, è stato redatto a seguito di numerosi incontri col Comune e prevede in modo puntuale e minuzioso l’utilizzo di tutte le risorse stanziate, correlato ad una strategia progettuale definita.
Certo, i progetti di restauro e di sviluppo sono stati tarati dal Politecnico sulla previsione dei 34 milioni che oggi si vogliono ridurre.
Tuttavia, sarebbe molto più trasparente e rispettoso nei confronti dei cittadini dire a quali interventi la Giunta vorrebbe rinunciare rispetto alle previsioni nel caso venga accordato lo spostamento di 5 milioni di euro per L’Ospedale Militare. “Vorrebbe”, perché in realtà, nonostante l’euforia del Sindaco e le sue dichiarazioni, nulla è ancora deciso, non c’è nessun atto e prima di riscrivere il protocollo d’intesa MIBACT e Regione vogliono vedere il progetto che ancora non c’è.
Così facendo, il Comune si sta ritagliando un ruolo marginale nelle scelte per il futuro della Cittadella, sottraendo ai cittadini la possibilità di partecipare attivamente ad un processo di sviluppo che riguarda prima di tutto Alessandria.
Questo permanente attendere, convocare tavoli e riunioni quando tutto era già prestabilito continua a posticipare l’inizio dei lavori.
A meno che la perizia sul ponticello di accesso alla Fortezza non verrà ritrattata, difficilmente si potranno organizzare manifestazioni per quest’anno e se ci sono problemi di sicurezza per gli eventi, se i mezzi di soccorso come i vigili del fuoco non possono accedere, le persone che vorranno passare una giornata o una serata in Cittadella potrebbero vedersi negato l’accesso.
Chiediamo di lasciare invariate le risorse già previste e di utilizzare altre misure di finanziamento, ad esempio i fondi Pon per l’Ospedale Militare, senza vanificare la continuità amministrativa su un progetto così importante. Non ci rassegniamo e siamo certi che così come la città si stringe attorno alla Borsalino lo farà anche attorno alla Cittadella, diventato luogo aperto, di incontro, di pace, di dialogo e di eventi e che rischia di ricadere nell’ombra di un tempo che si è fermato”.