Deutschland uber Alles

Da alcuni anni dal mondo politico italiano, si leva un coro di proteste contro la Germania.

Si dice che i Tedeschi fanno i loro interessi e soprattutto che il rapporto export-import della Germania è nettamente a favore dell’export, per centinaia di miliardi di Euro, come se tale risultato fosse una violazione dei trattati intereuropei.
Badiamo attentamente ai fatti: un paese sforna prodotti di alta qualità, in tutti i settori, è chiaro che tali prodotti saranno venduti dovunque nel mondo ed apporteranno al paese produttore un grande ammontare di denaro.
Non credo si possa dire assolutamente che tale attitudine al lavoro di qualità e all’export siano qualcosa di negativo, dal momento che si tratta di un’esaltazione del lavoro che, come sappiamo, è alla base di tutte le costituzioni europee.
Passiamo agli esempi concreti: la Germania produce ottime automobili, ottime parti di aerei, buone birre e persino vini bianchi generosi, come quella della Mosella e del Reno.
Non è chiaramente un demerito per loro esportare tali prodotti in gran quantità in tutto il mondo; bensì è un demerito dei paesi che protestano e che non sono capaci di fronteggiare in alcun modo tale competizione.
E’ chiaro ed abbastanza evidente che all’Italia la Germania non è mai stata molto simpatica, soprattutto dopo quanto accaduto nella I e II Guerra Mondiale, ma bisogna essere obbiettivi e guardare all’oggi.
Io stesso ho posseduto un’automobile tedesca per circa 10 anni e devo dire che è stata assolutamente irreprensibile: mangia kilometri, silenziosa, inarrestabile, tanto è vero che le piccole soste sono state determinate da miei errori quali lasciar scaricare la batteria un paio di volte.
Un risultato ottimo a fronte del prezzo, equo, di spesa.
Ma, per i neopolitici italiani la Germania rappresenta una sorta di totem ostile, che disapprova i movimenti politici in ascesa all’interno e che quindi deve essere costantemente attaccata.
Chi sono costoro? Salvini, per cui lo slogan “Prima gli Italiani” si riferisce probabilmente ai camorristi, mafiosi, ‘ndranghetisti, che non devono subire la competizione dei loro colleghi stranieri; la sindaca Raggi, talmente abituata a brutte figure, che dovrebbe indossare mutandoni d’acciaio (rigorosamente Krupp), prima di essere eiettata a calci nel sedere fuori dalle sale del Campidoglio; dulcis in fundo, una piccola biondina romana, che proclama la necessità per Roma di essere la capitale d’Europa, ignorando che i suoi concittadini allevano cinghiali e pantegane nelle buche stradali della città.
Fuori dall’ironia, mi sembra che tali critiche si riflettono sui critici stessi, che sono incapaci di ammettere che in tutti i settori l’Italia ha perso punti nei confronti di un paese, i cui prodotti era in grado di fronteggiare 50 anni fa, ma ora non più.
Ricordiamo la grande Fiat, la grande Pirelli, la grande Zanussi, che allora contavano, e molto, in Europa; persino nel settore agroalimentare siamo assediati dai prodotti provenienti dalla Baviera.
Cari politici romani, ci vuol ben altro per smentire i fatti reali, e non è sicuramente con le chiacchere inutili e frustranti che si farà competizione internazionale con chi lavora meglio.
Una volta tanto, la Germania non invade con cannoni, carri armati, sommergibili o missili, quindi una nota di merito.

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