In futuro il lavoro ci sarà?

Uno dei problemi più sentiti dai cittadini in questo periodo è la mancanza di adeguate possibilità di trovare lavoro e, i Governi passati, con il progetto “Impresa 4.0” (già Industria 4.0) hanno puntato sulla innovazione per un rilancio  dell’economia e dell’occupazione.

Che le varie rivoluzioni industriali abbiano aumentato la produzione di beni non c’è dubbio, ma questa “nuova rivoluzione industriale” creerà opportunità di lavoro?

Non riesco a crederlo nonostante gli sforzi di sociologi e politici di “buon governo”, ospiti televisivi che, senza fornirci precise idee sui possibili rimedi, cercano di prospettarci un futuro sempre più roseo; solo in qualche articolo di giornali in sezioni tecniche ci viene prospettato un futuro difficile. Certo per un argomento di questa portata servirebbero saggi corposi più che qualche paginetta. Ma senza pretese di aver la soluzione a tutto qualche riflessione può essere utile.

Per giustificare le mie perplessità faccio due premesse:

– ricordiamo che in fisica lavoro ed energia sono equivalenti[1] unità di misura joule, ma sono utilizzati anche caloria, kilowattora

– La parola lavoro viene utilizzata con due significati apparentemente diversi nel linguaggio comune e in fisica; ma è tutto sommato facile assodare che qualunque essere vivente che debba muoversi per procurarsi nutrienti/energia compie un lavoro anche nell’accezione della fisica. Il lavoro può intendersi come un processo in cui l’energia viene allocata in altra forma.

L’uomo al pari degli altri esseri viventi è “una macchina” per estrarre energia dall’ambiente e convertirla in lavoro utile[2]. Una macchina intelligente che, quindi, è passata dall’uso di “utensili” elementari,  (attività comune ad altri primati), alla creazione e perfezionamento di utensili specifici. Con l’uso di strumenti nuovi e via via più sofisticati migliorava la “produttività/rendimento” del lavoro svolto per procurarsi energia (calorie)[3].

Ma già centinaia di migliaia di anni fa gli esseri umani cominciarono ad utilizzare il fuoco ovvero energia prodotta non dalla “macchina” uomo ma da una reazione chimica. L’uso del fuoco fu fondamentale per lo sviluppo della civiltà fornendo luce, calore, cibi cotti più digeribili ecc. in una parola più benessere. In tempi più recenti l’uomo cominciò ad utilizzare anche altre forme di energia. Dopo la domesticazione degli animali sfruttò l’energia da loro prodotta sotto forma di cibo facile da procurarsi, per i trasporti ma sopratutto in agricoltura. Successivamente sfrutto anche energia eolica (vele e poi mulini a vento) e idraulica.[4]

La disponibilità per gli uomini di queste diverse forme di energia creò l’aumento di prodotti e servizi di diverso tipo disponibili (prescindendo dalla redistribuzione) e di conseguenza il miglioramento delle condizioni di vita (es. religioni/morale[5]). Non creò disoccupazione in primo luogo perchè  l’energia prodotta era tutto sommato modesta (un cavallo ha una potenza[6] inferiore a quella della maggior parte degli elettrodomestici attualmente in uso) in secondo luogo l’intervento continuo dell’uomo per permettere lo sfruttamento di queste forme di energia era indispensabile. Una nave a vela deve essere governata, un maglio ad acqua richiedeva la presenza del fabbro, un animale che traini un carro o un aratro va condotto, permettendo quindi maggior produzione con minore energia/lavoro umana spesa e maggior produttività.

La svolta avviene con l’invenzione della macchina a vapore che moltiplicò la potenza disponibile e quindi il lavoro prodotto, la rivoluzione industriale! Ma le macchine, non possedendo ancora importanti elementi di autoregolazione[7], non resero inutili l’intervento dell’intelligenza umana nei processi produttivi, sia pure con compiti diversi e, perlopiù, via via più qualificati. Aumentò la produzione e la produttività(anche se ci furono crisi e rivolte). Esistono molti studi sull’aumento, in Inghilterra, dei salari reali che erano rimasti sostanzialmente stabili per tutto il medioevo ma che cominciarono a crescere a partire dal 1800; quasi che il salario reale rappresenti in parte il controvalore della maggior quantità di energia/benessere resa disponibile per la fruizione individuale.[8]

Anche la rivoluzione industriale non provocò il crollo dell’occupazione le macchine ancora andavano governate e, essendoci ancora spazio per aumentare la produzioni di beni vendibili; aldilà di crisi cicliche continuava ad aumentare la quantità di beni prodotti sfruttando anche, in particolare nel XIX secolo, la spinta dell’occupazione di nuovi territori alimentante quella da alcuni chiamata “l’industria del progresso”.

Anche in agricoltura la disponibilità di energia ha consentito l’aumento della produzione. Il processo Haber-Bosch (produce ammoniaca utilizzata in gran parte per la produzione di fertilizzanti) assorbe da solo 1% del consumo totale di energia mondiale. Attrezzi e macchine agricole per la loro costruzione e funzionamento richiedono energia.

Un altra caratteristica che ha permesso alla macchina uomo di non essere soppiantata rapidamente dalla macchina meccanica è la sua eccezionale manualità che unita all’intelligenza ne fa una macchina estremamente versatile.

Nel tempo piccole quantità di “intelligenza” sono state introdotte nelle macchine.  fino a che, elettronica e miniaturizzazione, hanno permesso di costruire macchine che si “autocontrollano” senza bisogno di intervento dell’uomo, in un processo quasi “esplosivo”, destinato a continuare[9].

Lavori che richiedono inventiva od elevate capacità sono più difficilmente sostituibili mentre per altri lavori l’uomo non sarà sostituito da robot solo se investire per l’automazione risulta più costoso di sottopagare un lavoratore. L’uomo potrebbe essere difficilmente sostituito in lavori che richiedono relazioni empatiche (es. non vedo molte possibilità di far addestrare animali da un robot ed è sperabile che nessuno costruisca robot educatori dell’infanzia/babysitter).

Non vediamo ancora robot dotati delle sensibilità sensoriale, di manualità e duttilità pari a quelle umane ma prima o poi arriveranno.

In quasi tutti i lavori l’uomo potrà essere sostituito da robot e il futuro, se sarà quello delineato in molti racconti di fantascienza può essere preoccupante. I beni saranno prodotti ugualmente senza quasi necessità di lavoro dell’uomo, ma la loro più o meno equa distribuzione come avverà?

Che fare? domanda delle “cento pistole”! Le mie limitazioni e la mia formazione politica “vetero comunista” mi permettono di vedere solo la soluzione che semplicisticamente definisco la proprietà colettiva dei “mezzi di produzione” e dell’approvvigionamento dell’energia. Per organizzare la produzione servono conoscenze/competenze che non sono più solo frutto delle capacità del singolo imprenditore ma sopratutto sono patrimonio della comunità intera. Forse che solo l’avidità di guadagno può essere la molla che spinge a migliorare i sistemi di produzione di merci (minore energia contenuta)? Sembra che la spinta al guadagno ad ogni costo ultimamente abbia prodotto un bel po’ di guai.

Certo esistono beni immateriali, servizi alla persona che sembrano non facilmente misurabili in joule ma ricordiamo che questo tipo di “bene” è disponibile, non soltanto per una minoranza, unicamente se la società ha disponibilità in abbondanza di altri beni misurabili in joule.

Ciascuna delle affermazioni fatte in queste poche righe come si diceva una volta va un po’ fuori dal seminato e suscita un sacco di obiezioni sensate. Per molte di queste esistono risposte coerenti, e poi uscire dal seminato ogni tanto può servire.

[1] unità di misura joule; utilizzati anche caloria, Tep, kilovattora, elettronvolt, ecc;

[2] “Tutti gli organismi viventi noti, siano essi batteri, piante, funghi o animali, compresi gli esseri umani, discendono da un’unica forma di vita. Noi tutti siamo costruiti con gli stessi componenti elementari, che assembliamo per mezzo degli stessi processi di biosintesi. Tutti gli organismi eseguono le stesse reazioni metaboliche e dipendono dagli stessi meccanismi per estrarre energia dal loro ambiente e convertirla in lavoro utile. Ci sono ovviamente delle differenze, a seconda della natura delle sostanze usate, della sorgente di energia e del tipo di lavoro svolto. I processi base sono però sempre gli stessi. Tutti gli organismi viventi noti usano il medesimo linguaggio genetico; essi obbediscono alle stesse regole di appaiamento delle basi e, con rare deviazioni recenti, si conformano allo stesso codice genetico. Dietro l”immensa diversità della biosfera c”è chiaramente un singolo progetto fondamentale.”  Dal libro del premio Nobel per la medicina 1974 Christian de Duve, “Alle origini della vita” -– 2008 Longanesi&C -2010 ed speciale la biblioteca delle scienze

[3] Il miglioramento degli utensili, o l’invenzione di nuovi, può essere considerato come aumento di produttività al pari di quelli prodotti da un affinamento delle tecnologia usate o dall’introduzione di nuove tecnologie industriali. La punta di una lancia del neolitico permette unna maggior efficienza rispetto alla punta del paleolitico. Il propulsore permette di lanciare a maggior distanza una lancia ma l’utilizzo dell’arco aumentò di gran lunga il rendimento nella caccia. Ecc.

[4] Solo meno di 10.000 anni fa l’uomo imparo ad usare il fuoco per fare utensili in rame, bronzo ferro e vetro ma fino a poche centinaia di anni fa non fu in grado di ricavarne energia meccanica (Non considerando la macchina di Erone).

[5] Alcuni studiosi ritengono che la nascita delle grandi “religioni moraleggianti” è avvenuta quando la disponibilità energetica individuale ha superato le 20.000 chilocalorie. http://www.lescienze.it/news/2014/12/12/news/origine_grandi_religioni_morale_ricchezza_energia_disponibile-2411043/

[6] la potenza è il lavoro prodotto nell’unità di tempo;1watt = 1 joule/1 secondo

[7] Con l’eccezione,ad esempio, del telaio Jacquard

[8] Si può valutare il benessere di una società dipendente (ma non solo) all’energia disponibile. In natura è evidente che il benessere di una mandria di erbivori dipende dall’abbondanza di energia sotto forma di abbondante foraggio e cosi via salendo nella catena alimentare.

Per l’uomo l’energia per i bisogni primari è limitata qualche migliaio di Kcal. Ma per un benessere individuale superiore ad esempio acqua corrente occorre energia per le tubature e il pompaggio, impegno, per controlli e mantenimento in funzione, di manodopera a cui corrispondere un salario con cui il lavoratore potrà procurarsi beni/energia. Certo per le società umane il benessere non dipende solo da condizioni materiali ma anche da altri fattori, anche se senza adeguate risorse materiali non potrebbero esistere società avanzate. Si potrebbero fare analoghe considerazioni anche su finanza e commercio.

[9] http://www.lescienze.it/news/2017/10/28/news/lavoro_futuro_apprendimento_automatico-3732722/

 

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*