Italia e Turchia insieme, fuori dalla NATO

Una voce fuori dal coro che volentieri rilanciamo, ben sapendo che aprirà un dibattito (su NATO e collegati) assolutamente interessante. (n.d.r.)

Abbiamo veramente il coraggio di dire, chiedere e pretendere questo? In questi giorni si parla molto della Turchia e della posizione contraria del Presidente della Repubblica di Turchia? in merito all’inserimento della Svezia e della Finlandia nella NATO. Bisogna di nuovo trattare con il “dittatore utile”, di nuovo bisogna convincerlo perché di nuovo “crea problemi”. E’ vero, in Turchia, al potere c’è un regime mafioso e fascista che strozza il paese da quasi 20 anni. Ma ci ricordiamo di questo regime solo quando ci crea dei problemi? Tipo solo quando ostacola i nostri piani di “sicurezza” attuati per difenderci da Putin e dalle sue politiche di guerra? Esattamente quando quei milioni di sfollati siriani erano arrivati alle porte del nostro giardino che a tutti i costi cerchiamo di tenere “bianco e cristiano”. E se Erdogan non avesse avanzato un “no” avremmo parlato di lui come un “guastafeste”?

Poi, perché i paesi scandinavi vogliono entrare nella NATO? La NATO rappresenta veramente la sicurezza? Come dice il caro amico e giornalista Karim Metref, se Putin è la Camorra, la NATO è l’Ndrangheta. E noi dobbiamo fare una scelta tra un’organizzazione criminale e l’altra? Con che velocità ci siamo dimenticati delle atrocità compiute dalla NATO in Corea, Afghanistan, Vietnam, Siria, Libia, Iraq e in numerosi paesi africani?

È la stessa velocità che alcune sinistre italiane registrano quando parlano delle posizioni contro la NATO prendendo la parte di Putin. Ossia si dimenticano della Georgia, Cecenia, Siria e centinaia di oppositori assassinati da Londra a Istanbul in diverse parti del mondo.

Stiamo assistendo a una sfrenata crescita di investimenti bellici. Mentre Kiev chiede sempre più armi, Mosca per non passare nella storia come un “perdente” aumenta la sua aggressività. Mentre noi riempiamo l’Ucraina di armi, milioni di persone lasciano il paese. Mentre Putin produce e compra armi dai suoi alleati, e non solo, gli oppositori e i dissidenti finiscono in galera, nella migliore delle ipotesi. Esattamente come succede da anni in Turchia.

Nel 2016, durante l’intervento militare della Turchia in Siria, sotto il nome dell’operazione “Scudo dell’Eufrate” 627 persone sono state denunciate e prese in detenzione provvisoria perché hanno criticato la decisione del governo. Un piccolo post su Twitter, un repost su Facebook oppure scendere in piazza e aprire uno striscione bastava per ricevere delle manganellate e finire nel furgoncino della polizia.

Nel 2018, quando Ankara ha deciso di avviare l’operazione militare “Ramoscello d’ulivo” in Siria, in pochi giorni 845 persone che si sono espresse contro questa sono state prese in detenzione provvisoria. L’intera segreteria dell’Unione dei Medici di Turchia è stata trattenuta in carcere per una settimana, a causa di un comunicato che ha pubblicato definendo la guerra come un elemento che danneggia la salute umana. In diverse manifestazioni di protesta sono state manganellate, picchiate e riempite di gas peperoncino centinaia di persone.

Nel 2021, in piena pandemia, la famiglia NATO ha aumentato le sue spese militari del 5.8% raggiungendo la cifra dell’1,18 trilioni di Dollari statunitensi. Infatti anche la Turchia ha iniziato a aumentare le sue spese in questo campo, nel 2022 ha speso 23,4 miliardi di USD nel settore bellico, registrando un aumento pari al 49% rispetto l’anno precedente. La Turchia ha il secondo esercito più grande della NATO ed è il settimo membro del Patto transatlantico a spendere più soldi sulle armi. La maggior parte delle armi che compra dall’estero sono Made in USA, England, Hungary, Azerbaigian, Belgium, Russia, France, Canada, Israel e Italy. Per il Bel Paese la Turchia è un ottimo acquirente: le vendite delle armi, nel 2021, sono aumentate maggiormente verso Qatar, Kuwait e Turchia. Secondo i report dell’Unione Europea sull’export di armi, dal 2018 l’Italia è il Paese che esporta più munizione pesanti alla Turchia: bombe, siluri, razzi, missili.

Dal progetto Diana alle esercitazioni congiunte, dal progetto SAMP/T alle produzioni joint venture la Turchia e la NATO collaborano, con alcuni momenti alti e bassi, in continuazione. In questo quadro ovviamente l’Italia è un attore importante per il futuro della NATO e della Turchia. In particolare le produzioni “Made in Turkey” che crescono in questi ultimi anni hanno il motore, la tecnologia, il design oppure vari altri pezzi prodotti dalla famiglia NATO ovviamente anche dall’Italia. L’elicottero T129 ATAK è solo la punta di questo grande iceberg.

E’ ormai evidente e saputo che la NATO percepisca la Turchia come un “partner strategico” e un vero trampolino perché le produzioni joint venture Turchia-NATO finiscono anche dove il Patto transatlantico non ha molti “amici” oppure non trova abbastanza “accoglienza”: Russia, Azerbaigian, Qatar, Pakistan, Senegal, Somalia, India, Libia e Bielorussia.

Si tratta di una domanda difficile: “Italia e Turchia insieme, fuori dalla NATO?”. Tuttavia è evidente che insieme non aiutano molto alla risoluzione dei conflitti e alla diminuzione delle guerre; anzi sembra che questi due paesi mediterranei, negli ultimi anni, abbiano collaborato di più per produrre i mezzi della morte. Però, mentre in Turchia i centri penitenziari si sono riempiti di oppositori, la famiglia del Presidente della Repubblica ha saccheggiato le casse dello Stato, gli imprenditori sostenitori del governo hanno rubato ogni cosa possibile e le organizzazioni criminali – in collegamento diretto con i Ministri della Repubblica – hanno fatto diventare la penisola turca il principale hub delle droghe nel Medio Oriente.

E noi, nonostante tutto ciò, vogliamo che lo spettacolo continui? La NATO si allarghi, le armi siano in aumento esattamente come i conflitti armati, i rifugiati restino fuori dai confini dell’UE a tutti costi e continui a regnare la logica degli affari senza scrupoli? Vogliamo continuare a ricordarci di Erdogan solo quando ci guasta la festa nel nostro giardino bianco, “sicuro” e cristiano? E anche sta volta ci andrà bene un Erdogan che non creerà grossi ostacoli nel proseguimento dei nostri piani? E anche sta volta cercheremo di comprarlo e farci comprare da lui, esattamente come abbiamo fatto in questi ultimi 20 anni?

La foto di aggancio in HP è del fondo Vogogna-Cavalchini.  Una immagine autentica della “marcia contro i missili e per la pace” dell’ottobre 1984. A Roma in più di un milione di persone. Incredibile.

 

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