La legge del trifoglio

Darwin aveva notato che il trifoglio cresce più rigoglioso intorno ai casolari ove abitano i gatti. Infatti il trifoglio è fecondato dai bombi, imenotteri della famiglia delle api che nidificano sottoterra. I nidi dei bombi vengono predati dai topi. Ove ci sono i gatti, che mangiano i topi, i bombi crescono di numero permettendo una migliore impollinazione del trifoglio e quindi una sua migliore crescita.

Questo breve “apologo” può insegnare come comportarci per risolvere i problemi ambientali, e non solo ambientali. Ossia, che occorre intervenire sulle cause e non sugli effetti, che il nostro agire deve essere improntato alla conoscenza delle leggi di natura e alla possibilità, legata a questa conoscenza, di utilizzarle per il conseguimento di un fine determinato.

Vediamo ora qual è “il fine determinato” per la nostra provincia. In altre parole, quali sono gli obiettivi prioritari ai quali, a nostro modesto giudizio, dovremmo tendere con tutte le nostre forze.

Nell’Alessandrino abbiamo due problemi che, se non risolti al più presto, rischiano di abbassare la qualità della vita a livelli inaccettabili. Essi sono la disgregazione ambientale ed il calo progressivo dell’occupazione, passata dai 200 000 addetti del 1980-81 ai 172 000 dell’aprile 1987 con una perdita di ben 28 000 occupati.

E’ una caduta in verticale con tendenza all’aumento. Nell’ultimo anno sono andati in fumo altri 9 000 posti di lavoro, pari al cinque per cento del totale degli occupati.

E’ una percentuale solo alessandrina, lontana da quella della nostra regione che ha infatti perduto, nell’analogo periodo, soltanto lo 0,7 per cento dei posti di lavoro.

La disgregazione ambientale e la disoccupazione sono problemi gemelli, soliti marciare insieme.

La disgregazione ambientale è sempre palese dimostrazione di un’errata gestione del territorio da parte di un’economia inefficiente che, a sua volta, genera disoccupazione, sfascio sociale, culturale e politico alimentando la spirale perversa del sottosviluppo. Chi avesse ancora qualche dubbio in proposito non ha che da visitare alcune aree urbane del Meridione nelle quali, tra torme di disoccupati, non si riesce nemmeno a garantire la pulizia delle strade o la distribuzione della più elementare e primordiale delle risorse: l’acqua.

Non è nemmeno vero che il progresso generi sicuramente disoccupazione, come pensavano i luddisti inglesi che si opposero, anche violentemente, all’avvento della macchina a vapore e del telaio meccanico. Fu proprio dove non giunsero queste conquiste tecniche che gli artigiani tessili, rimasti disoccupati, finirono col morire di fame, come accadde in India e in Cina.

Nelle aree depresse collinari dell’Alessandrino, il progresso tecnologico è arrivato per lo più sotto forma di oggetti di consumo, come il frigorifero e la televisione, anzichè sotto forma di avanzati beni di investimento che potessero permettere un utilizzo razionale delle risorse. Facciamo un esempio. In tutti i Paesi del Nord Europa, nelle zone montane si usa la corrente elettrica per pompare l’acqua, raccolta in invasi, ed irrigare i campi e i prati. Nella provincia di Alessandria non vi è un solo esempio di questo tipo. E c’è di più. Benchè l’Appennino alessandrino sia potenzialmente una delle zone idriche più ricche d’Italia, non si è mai passati ad un uso plurimo delle acque con la creazione di laghi per l’allevamento del pesce, dei palmipedi e nemmeno, dopo tanto discutere sul risparmio energetico, si sono sfruttate in pieno le cadute d’acqua per produrre energia elettrica. Oppure, come nella zona di Spigno, mentre una diga produce energia impiegata da industrie nel Nord di Milano, in alcune case dell’alta valle manca la corrente elettrica e si usano ancora le lucerne. Non parliamo poi del turismo. In tutto l’Alessandrino c’è sempre stato,per tradizione di un amore antico, un grosso turismo estivo fluviale. Ma lo si sta lasciando estinguere poiché i fiumi oggi sono per lo più inagibili, con le sponde trasformate in discariche e le acque infette.

Ciò è esattamente l’opposto di quanto è avvenuto nei Paesi del Nord Europa che abbiamo preso come esempio, in cui, in questi ultimi anni, si è sviluppato un ampio turismo lacuale e fluviale con la creazione di adeguate strutture ricettive.

Al turismo si sono affiancate attività agro-boschive con allevamenti di cervi, daini, cinghiali, lepri, fagiani, in parte utilizzati per la caccia e consumati localmente alimentando una cucina d’attrazione, in parte esportati in tutto il mondo (ed anche nella nostra provincia!)

In tutto il Nord Europa questo recupero delle aree depresse- è importante rilevarlo- non è avvenuto spontaneamente, ma è stato stimolato e guidato dalle autorità politiche (di tutti i partiti) tramite appositi piani governativi, regionali e comunali. La loro attuazione non è stata lasciata alle conoscenze e ai desideri dei singoli privati, ma indirizzata, con la massima cura scientifica, da biologi, geologi, esperti idraulici, architetti delle locali università

GUIDO MANZONE  (*Aydin)

LA STAMPA 22-11-87

Ringraziamo Renza Manzone per l’opera preziosa che sta facendo… E’ un po’ come se Guido fosse ancora con noi…

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