Il mestiere del “Tuttologo” da Eratostene fino a Eco

Ringraziamo Renza Manzone per l’opera preziosa che sta facendo… E’ un po’ come se Guido fosse ancora con noi…

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Brutto sintomo quando gli intellettuali vengono colpevolizzati non per ciò che non sanno, come sarebbe logico e giusto, ma per quello che sanno. In quest’epoca di “prevalenza del cretino”il fatto non ci meraviglia (sarebbe stupefacente il contrario) né ci preoccuperebbe più del dovuto, se non sapessimo cosa avvenne dopo la penosa e apparentemente risibile polemica del fascismo contro il “culturame”. Ossia contro i pochi intellettuali non asserviti al regime che ancora mantenevano un minimo di dignità. Ancora peggio avvenne in Germania dopo l’ormai famosa frase di Goebbels:”Quando vedo un intellettuale metto mano alla pistola”. In questo nostro paese da operetta sono da tempo nel mirino gli “opinionisti”, non certo sovversivi, di quotidiani e settimanali accusati , ma guarda un po’ che fantasia, di essere dei “tuttologi”.

L’attacco proviene da ambienti del potere politico, che evidentemente non gradiscono le loro blande critiche e in pratica negano non solo il ruolo storico dell’intellettuale, ma lo stesso mestiere di giornalista.

La stampa che piace a certo potere la conosciamo assai bene: sono i giornali di partito. Peccato non piacciano ai lettori! Benchè godano dell’appoggio di vasti apparati e abbiano distribuzione nazionale non vendono che poche migliaia di copie o, peggio ancora, sono indebitati per decine di miliardi proprio con le banche di proprietà di quell’avversario che dicono di voler combattere. Stretti al collo da un doppio guinzaglio, è facile immaginare di quali libertà essi possano godere.

Analogo discorso potrebbe trasferirsi nel microcosmo locale: ad Alessandria sono spariti per estinzione naturale tutti i giornali di ispirazione partitica. Ha resistito solo il giornale della Curia. Ma la chiesa, si sa, è una cosa seria e sa fare il proprio mestiere. Poiché siamo nel Paese della Commedia dell’Arte, in questa polemica nazionale è stata tirata in mezzo anche Alessandria, o meglio, il più famoso dei suoi figli: Umberto Eco. Proprio a lui, intellettuale assai raffinato, viene inopinatamente attribuita l’invenzione e l’uso della parola “tuttologo”. L’avrebbe creata per definire niente meno che Aristotele che scrisse e parlò di cose varie. Non è così. Non è di Eco la primogenitura e in merito ci permettiamo alcune precisazioni. E’ vero che Alessandria c’entra nell’ invenzione del vocabolo “tuttologo”, ma è Alessandria d’Egitto. Il primo ad essere così definito fu uno stretto amico di Archimede, Eratostene, uno dei più grandi scienziati di tutti i tempi.

Eratostene, con mezzi ingegnosi quanto primitivi, riuscì per primo a misurare con notevolissima esattezza la circonferenza della Terra. I suoi nemici, che ritenevano la Terra piatta, non avendo la capacità di confutare le sue teorie, lo accusarono di essere un “tuttologo” (la traduzione letterale dal greco è: un sa tutto) poiché era anche famoso per aver letto gli interi papiri contenuti nella biblioteca di Alessandria, di cui era bibliotecario, ricordandone il contenuto. Eratostene incarnò l’ideale dell’intellettuale greco che, fatto proprio dal Rinascimento, trovò la massima espressione in Leonardo da Vinci che fu ingegnere, architetto e pittore e inoltre suonava e cantava assai bene e conosceva di poesia e di letteratura. E’ chiaro che questi sono esempi irraggiungibili, personaggi mitici che passarono alla storia per capacità uniche, assolutamente al di fuori del comune, ma la via da essi tracciata è quella giusta. E non sta a noi dirlo.

Che un intellettuale debba avere una preparazione generale ce lo insegna lo stesso programma delle scuole medie superiori italiane ed europee, basato su numerose materie tra loro assai disparate,o almeno era così prima delle recenti riforme.

Un tale tipo di conoscenza è, in modo ancora maggiore, indispensabile per un giornalista, il cui compito istituzionale è raccontare il mondo ai propri lettori e non fare, come qualcuno vorrebbe, il “soffietto” per questo o quel partito.

Lo stesso Umberto Eco, interrogato nel corso di questa avvilente polemica, difende il ruolo dell’opinionista dicendo che coloro che oggi vengono definiti tuttologi ”….sono persone che perseguono una visione costante delle cose con curiosità ed impegno di comprendere ciò che sta accadendo. Possono anche sbagliare, ma sono più interessanti dei “nientologi””, E’ un’opinione che condividiamo in modo assoluto. Sul piano locale non ci preoccupiamo minimamente. Chi alimenta la polemica contro gli intellettuali ,e non lo fa solo da oggi, ma da sempre,è solo gente che se perde la carta d’identità non sa nemmeno più come si chiama e non riesce neanche più a tornare a casa.

Guido Manzone (*Aydin)

IL PICCOLO 26-10-1991

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