“Roghi sospetti tra fabbriche e depositi di rifiuti”

Molto netta la presa di posizione dei consiglieri regionali di “LeU” rispetto ai recenti fatti di cronaca riguardanti incendi di grosse proporzioni in diversi centri di raccolta rifiuti e materiali “da recuperare”  nell’hinterland torinese. Un’iniziativa lodevole che merita un minimo di storicizzazione, a partire dalla fine dello scorso secolo. Siamo, infatti , in ritardo in questo comparto strategico che in altre Nazioni (anche europee) è fonte di guadagni consistenti nel perfetto rispetto dell’ambiente e delle norme vigenti. Il percorso dovrebbe essere semplice ed efficace: – intervenire sui prodotti all’origine, eliminando o limitando imballaggi e orpelli inutili; – una volta diventato “rifiuto” cercare in tutti i modi opportunità di riciclo (di qualità); – nell’impossibilità del riciclo “tracciare” il prodotto di scarto fino al suo conferimento definitivo (sia esso in discarica o altra destinazione). Facile no?

Beh, a  giudicare dal lungo elenco di “incidenti” sospetti che hanno interessato piccole e medie imprese…  è  quanto mai necessario qualche aiutino… (e qui diventa quanto mai interessante quanto stabilito dall’Unione Europea).

Suggerimento uno

  • Ogni anno in Europa sono prodotte circa 2 000 milioni di tonnellate di rifiuti di cui oltre 40 milioni di tonnellate sono classificate come pericolose.
  • Si calcola che tra il 1990 e il 1995 il quantitativo totale dei rifiuti prodotti in Europa, comprese l’Europa centrale e orientale, sia aumentato del 10 %. Abbia mantenuto un trend in continuo aumento fino al 2009 e poi si sia stabilizzato intorno a 50 milioni di tonnellate annue.
  • Le principali fonti di rifiuti sono l’agricoltura, l’edilizia, l’industria, l’estrazione mineraria e le aree urbane. In termini di quantità i rifiuti agricoli sono al primo posto. Quelli industriali sono più importanti a livello di impatto ambientale.
  • Le fonti dei rifiuti variano a seconda dei paesi e della relativa situazione economica. I paesi dell’Europa occidentale producono una quota maggiore di rifiuti industriali urbani rispetto all’Europa centrale e orientale dove l’estrazione mineraria è la principale fonte di rifiuti.
  • Nei paesi europei dell’OCSE i rifiuti urbani sono aumentati tra il 1990 e il 1995 di circa l’11 % raggiungendo un totale di circa 200 milioni di tonnellate, poi addirittura arrivate a 311 milioni di tonnellate al 2015. Le previsioni indicano un continuo aumento nel prossimo futuro.
  • In Europa la carta e i rifiuti organici costituiscono una percentuale elevata dei rifiuti urbani e la percentuale della plastica è in aumento.
  • La maggior parte dei rifiuti urbani viene posta a discarica, un’opzione che resta ancora la meno costosa malgrado alcuni paesi europei abbiano introdotto tasse di discarica e si siano raggiunte percentuali di solo 10% di scarti non riciclabili.
  • Nei paesi dotati di sistemi avanzati di gestione dei rifiuti aumenta la consapevolezza della necessità di prevenire, ridurre al minimo e riciclare i rifiuti. In generale si fa troppo poco ricorso al compostaggio.
  • Le statistiche sulla produzione, sulla composizione, sul trasporto e sul trattamento dei rifiuti non vengono compilate nella stessa maniera né con gli stessi dettagli in tutti i paesi europei. Ciò rende difficile farsi un quadro generale della situazione dei rifiuti in Europa ed identificare le tendenze. Particolarmente preoccupante è la mancanza di dati sui rifiuti pericolosi. (1)

Suggerimento due

Una buona gestione dei rifiuti comincia innanzitutto con la prevenzione: dopo tutto, ciò che non è prodotto non deve essere smaltito. In qualsiasi piano di gestione dei rifiuti la prevenzione e la riduzione al minimo dovrebbero pertanto avere la priorità assoluta.

Nelle imprese che producono rifiuti, i pianificatori e i gestori devono sempre scegliere l’opzione di trattamento ottimale che comporti i minori rischi possibili per la salute umana e l’ambiente. Ciascuna opzione di trattamento comporta impatti diversi per diversi comparti ambientali. Il riciclo completo o parziale significa che le quantità di rifiuti da smaltire possono essere ridotte evitando di usare materie prime. Ad esempio il compostaggio di materiale organico può ridurre le quantità di rifiuti da smaltire. Il compostaggio di qualità fornisce un prodotto finale valido che può essere usato come ammendante in agricoltura. In alcuni casi si può recuperare l’energia dal materiale di scarto ed usarla come combustibile. Per eliminare i rifiuti si ricorre alla discarica e all’incenerimento. Nessuna di queste soluzioni è perfetta in quanto entrambe sono potenzialmente nocive per l’ambiente e la nostra salute. L’opzione migliore è semplicemente ridurre il quantitativo totale dei rifiuti prodotti. (2)

Ora tutto sta a verificare se in Piemonte c’erano le premesse per le “buone pratiche” indicate sopra.

Il “fatto specifico” segnalato da Ottria e Grimaldi

Il testo dell’interrogazione è molto netto, richiede immediate misure di controllo e, per quanto di competenza ,“repressione” delle situazioni non in regola con la legge, con l’aggiunta di una attenzione forte all’operato dei NOE dei Carabinieri. Così recita: “Si apprende che le forze dell’ordine stanno effettuando indagini, verifiche e accertamenti in merito ai diversi casi di incendio avvenuti presso alcuni depositi di rifiuti del torinese negli ultimi mesi.” Si fa presente inoltre che “il nucleo operativo ecologico di Torino avrebbe non solo intensificato i controlli su più di undici aziende ma avrebbe già provveduto a comminare sanzioni amministrative e, in taluni casi, penali. Inoltre, sempre da fonti giornalistiche emerge che, nelle prossime settimane, i controlli si estenderanno in tutto il territorio piemontese.” 

Chiediamo al Consiglio Regionale – dichiara Marco Grimaldi – di condurre indagini per acquisire notizie, informazioni e documenti relativi a questi roghi sospetti; perciò abbiamo chiesto il coinvolgimento non solo della Commissione ambiente, che ha già accolto la richiesta, ma anche della Commissione legalità e contrasto dei fenomeni mafiosi del Consiglio Regionale”.

L’intensificazione dei controlli da parte del Nucleo operativo ecologico è sicuramente un’ottima notizia – dichiara Walter Ottria. – Le indagini ci aiuteranno ad ascoltare tutti i soggetti coinvolti e “a capire se si tratta di migliorare le modalità e le strutture per lo smaltimento,” o se invece stiamo assistendo a fenomeni criminali molto più gravi da contrastare con ogni mezzo.

Siamo comunque al culmine di una serie di fatti criminosi

Per la verità su molte pubblicazioni, sia cartacee sia on line, è da circa sei mesi che si susseguono allarmate segnalazioni di incendi  che hanno interessato diversi impanti industriali (alcuni in funzione, altri dismessi). Ne riportiamo alcuni dalle pagine di “Repubblica” e del “quotidiano.piemontese.online”.

“Domato appena ieri  (24 marzo 2018) un focolaio a Pianezza,  a Torino non finisce l’emergenza incendi in questa funesta domenica 25 marzo: precisamente a Rosta, sempre nel Torinese, una colonna di fumo nero si è alzata attorno alle ore 17 per un incendio ancora in corso nell’ex fonderia FGR in Via sant’Antonio di Ranverso”. Da tempo quell’edificio era ritenuto abbandonato  ma negli ultimi anni sono scoppiati diversi incendi al proprio interno, quasi sempre per i fuochi accesi da alcuni clochard che vanno lì a ripararsi dal freddo e dalla pioggia. Ora, riporta “Repubblica”(3) del 27 marzo, si è verificata una nuova emergenza e un conseguente  intervento dei Vigili del Fuoco che nell’ultima domenica hanno già fatto gli straordinari per il maxi rogo di Pianezza alla ditta di smaltimento rifiuti plastici. “Al momento l’Arpa – riprende la nota di “Repubblica” – ha escluso il rischio per la salute, ma sono in corso indagini approfondite della Procura di Torino per capire l’origine del rogo, non escludendo affatto il dato doloso come per l’incendio di Rosta, anch’esso per fortuna senza vittime o intossicati. “

Stesso tenore da un recente, e dettagliato resoconto della pubblicazione on line “quotidiano.piemontese.it” (4) che ci offre anche una cronologia dei fatti criminosi di questi ultimi anni, sempre nell’hinterland torinese. “L’allarme nube tossica resta aperto anche se con minore impatto e pericolosità rispetto alle primissime ore dopo l’incendio alla ditta di smaltimento rifiuti plastici. La colonna di fumo resta molto visibile in tutta la cintura di Torino anche se i mezzi dei vigili del fuoco stanno compiendo le ultime fasi di spegnimento del maxi rogo che ha semi distrutto quattromila metri quadri dell’azienda di Pianezza.”

Non ci sono feriti e nemmeno intossicati, il che resta la miglior notizia di quella giornata dopo le fiamme altissime nella ditta di materiali plastici; non convince per nulla però la sempre più frequente “causalità” di incendi del genere in tutto il nord Italia.

Lo hanno denunciato i Verdi con una nota uscita il 20 febbraio 2018 a firma Angelo Bonelli e Claudia Mannino: «L’ennesimo rogo, che ha colpito stanotte una ditta di recupero di imballaggi plastici vicino Torino, certifica l’esistenza di una strategia criminale senza precedenti sull’impiantistica di recupero dei rifiuti in tutta Italia. I numeri parlano chiaro: una media di oltre cento l’anno negli ultimi 4-5 anno, nel 2017 sono andati in fiamme ben 110 impianti, tra cui 7 discariche, e in questo scorcio del 2018 altri 23 impianti sono bruciati». “

Bisogna comunque anche ricordare che i  primi sondaggi  sono tranquillizzanti: la concentrazione di sostanze inquinanti per ora non preoccupa. Ma nuovi test saranno eseguiti nelle prossime settimane seguendo l’evolversi della situazione.  L’Arpa Piemonte, infatti,  sta proseguendo nel monitoraggio ambientale attorno alla cintura di Torino. I Vigili del Fuoco, la Polizia Locale e l’amministrazione di Pianezza e comuni limitrofi hanno spiegato in un avviso pubblico come sia consigliato, per via cautelativa,  tenere chiuse le finestre e limitare l’uscita all’aria aperta.

L’elemento strano su cui stanno indagando le forze dell’ordine è che nella notte tra il 23 e il 24 marzo l’incendio alla ditta di materiale plastico non è stato l’unico della zona: i pompieri sono dovuti intervenire nel deposito dell’Amiat a Collegno, in via Venaria. A prendere fuoco, questa volta, alcuni rifiuti in attesa di essere smaltiti anche qui per cause in corso di accertamento. Intanto dal comando dei Vigili del Fuoco di Torino fanno sapere che nel rogo di Pianezza «attraverso l’utilizzo di lance antincendio, per favorire l’intervento, abbiamo creato una barriera d’acqua nebulizzata.Si tratta comunque di un intervento non facile. Sono servite ore per circoscrivere le fiamme»”.

Ma non è la prima volta che succede…Infatti nel 2015… di 7

Non è stato difficile ritrovare un documentato resoconto di quanto già successe nella prima parte del 2015 e che, a quanto pare, non ha trovato quell’attenzione e quella capacità di repressione che ci saremmo aspettati. Infatti nella provincia di Torino si sono registrati (per buona parte del 2015) diversi incendi anomali che hanno colpito aziende che smaltiscono rifiuti, rivediamoli:

18 marzo 2015 – incendio alla ditta TRANSISTOR srl di Torino, della galassia di Libera, ( Gruppo Sociale Abele Lavoro – Coop.Arcobaleno) che si occupa di smaltimento di rifiuti elettronici . In quell’occasione, mentre l’assessore all’ambiente del Comune di Torino, Lavolta, si affrettava a rassicurare la stampa sul fatto che non vi fossero rischi per la salute, proprio l’ARPA rilevava “la presenza di microinquinanti organici nell’aria, di diossine e policlorobifenili, entrambi dei composti organici e agenti cancerogeni riconosciuti.”. Un incendio sul quale non si trovano altre notizie, ma è importante osservare che andarono a fuoco non soltanto materie plastiche, quanto materiale elettrico ed elettronico che richiederebbe  “specifiche pratiche di smaltimento”. Tramite la Cooperativa Arcobaleno, dal 1992 ad oggi la presenza attiva di Libera nel settore rifiuti è in forte crescita, in termini quantitativi e qualitativi, coprendo anche attività come lo smaltimento dell’amianto, con la SOEKO, che gestisce la differenziata nel chivassese e nel basso canavese.

12 aprile 2015 – incendio – apparentemente doloso – alla FARID INDUSTRIE spa di Vinovo (TO) . L’azienda costruisce macchinari per il trattamento di rifiuti industriali.

24 aprile 2015 – incendio alla ex PUBLIREC (ora AMIAT) zona Savonera, Collegno (TO). Riporta Repubblica: “Lo stabilmento, che prima si chiamava “Publirec” ed era specializzato nel trattamento di materie plastiche, ora accoglie rifiuti di ogni tipo che vengono separati.” L’incendio ha impegnato 11 squadre dei vigili del fuoco, quasi il numero di squadre impegnate a domare le fiamme che hanno colpito la stessa azienda nel 2009.Casualità?

4 giugno 2015 – incendio alla CMT di La Loggia (TO), sempre nell’ambito dello smaltimento di rifiuti (plastica, e carta) e anche questa volta, come nelle altre occasioni, l’ARPA rileva l’assenza di inquinanti pericolosi per la salute. Da questo documento di affidamento pubblicato in Gazzetta Ufficiale nel 2007 si evince che la CMT, per un valore di 519.572 euro/anno (x quattro anni), si occupa del recupero dei rifiuti ingombranti, rifiuti dei mercati, imballaggi misti, pneumatici, plastica, per il  COVAR 14.

13/14 luglio 2015 – incendio nel deposito della ROSSO srl di Fossano (altra provincia, ma sempre settore rifiuti) ; ” Nel magazzino si trovavano vernici, solventi, rifiuti speciali, sia di tipo giudicato pericoloso che di tipo non pericoloso. Era tutto materiale destinato allo smaltimento.” Anche questa volta secondo l’ARPA “I risultati non hanno riscontrato livelli di allarme.”. E’ tutto a posto, insomma. Solo un po’ di fumo.

13 luglio 2015 – incendio a Settimo Torinese (TO) in deposito di materiale plastico, materiale utilizzato per il  teleriscaldamento. Le notizie non sono complete, ma si suppone si tratti del centro di raccolta di SETA SPA.  ( coincidenza, forse, SETA SPA è tra i clienti della Cooperativa Arcobaleno, azienda Transistor, incendio del 18 marzo). SETA SPA, come riportato nel bilancio 2014, ha ottenuto nel corso dell’anno il rinnovo dell’autorizzazione integrata ambientale per la discarica “CHIVASSO 0? (dove erano finite le 26 mila tonnellate di rifiuti da Malagrotta) , con una validità di sei anni, in virtù del fatto che l’azienda si è dotata di un “Sistema di Gestione Ambientale certificato secondo la norma UNI EN ISO 14001?. Probabilmente il sistema è migliorabile, considerando quanto successo a Settimo…
Qui un articolo di ottobre 2014 sulla situazione discariche Chivasso-Montanaro, viene citato anche il debito di SETA SPA che, secondo quanto affermato dal vicesindaco di Chivasso Massimo Corcione, sarebbe arrivato a quota 34 milioni, «Ci troviamo con 6 milioni di debiti di Chind, 34 milioni di Seta e con eventuali maggiori costi nel caso i nostri rifiuti venissero conferiti all’inceneritore».Da notare che l’articolo è di ottobre 2014, ma dalla relazione di bilancio 2014 di SETA SPA (pag.5) si evince che nel 2014 su un totale di circa 41.000 tonnellate di rifiuti trattati, 28.000 sono quelle finite nella discarica e più di 13.000 quelle conferite a TRM (inceneritore del Gerbido), con relativi costi (oggi privatizzato).

Intanto (sempre con documentazione riguardante gli anni 2014-2016) si segnalano incendi di rifiuti tossici nel pinerolese, “Recentemente sono stati accertati casi di incendi dolosi e illegali di rifiuti in un’azienda agricola di Cavour e in una di Piossasco, i cui titolari incenerivano il nylon dell’imballaggio delle rotoballe dei cereali insieme ad altri rifiuti, quali farmaci veterinari scaduti o addirittura filtri dell’aria e dell’olio dei trattori. I rifiuti incendiati emettevano fumi molto dannosi e fastidiosi e polveri inquinanti che ricadevano sulle vicine colture.” (5)

Quindi, ben vengano le interpellanze, le interrogazioni, gli ordini del giorno, gli interventi di Carabinieri e Guardia di Finanza… Cercando però di arrivarne a una. Questa situazione di totale anarchia in un comparto industriale strategico come quello del “riciclo” non è oltremodo tollerabile.

(1) Fonte: L’ambiente in Europa: la seconda valutazione, EEA.

(2) Fonte: http://ec.europa.eu/environment/waste/publications/pdf/eufocus_it.pdf

(3) Fonte: “Repubblica” 27 marzo 2018.

(4)  Fonte: 13 gennaio 2018. www.quotidiano.piemontese.it

(5)  Fonte: 29 marzo 2018. www.quotidiano.piemontese.it

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