Sulla vittoria di Biden negli USA

Dire che la vittoria di Biden è modesta (come si legge su qualche giornale radicale anglosassone) vuol dire non riconoscere la forza di Trump. Biden la cui arma vincente era… non essere Hillary ha vinto con il traino dei progressisti che lo hanno votato in massa, in primo luogo per fermare Trump, pur non riconoscendosi nel suo profilo. Se poi Biden ha capito la lezione e farà delle politiche buone o cattive è presto per dirlo. Guardando il suo “record” non c’è da stare molto allegri. E la composizione del suo gabinetto, che sta prendendo forma in questi giorni, non fa che confermare delle linee problematiche (almeno come inviato sul clima poteva scegliere Al Gore, vero esperto dell’argomento, e non il molle Kerry!). Anche se d’altra parte la scelta della Yellen al Tesoro conferma la tendenza allo stimolo economico keynesiano della presidenza Obama (ma anche della presidenza Trump).

Ma la partita è aperta perché Biden sarà pungolato sia dai progressisti, da un lato, che dai populisti trumpiani dall’altro. Una situazione che potrebbe aiutare tatticamente Sanders e AOC. Nel congresso la vittoria dei democratici è invece sì modesta ma tutti i progressisti (quelli che appoggiano la proposta di sanità universale di Sanders, la cancellazione del debito degli studenti, e il Green New Deal rooseveltiano) sono stati eletti mentre non così bene è andata per i centristi che non appoggiano queste proposte. Quindi si andrà verso un più che prevedibile governo centrista, ma con l’ambizione da parte dei “progressives” di condizionarlo dal basso (e dal Congresso dove hanno un certo numero di eletti) rimanendo organizzati e mobilitati.

E, inoltre, le cose in quattro anni sono talmente cambiate che qualche risposta alle domande di protezione sociale che attraversano un mondo sfibrato dalla globalizzazione neoliberale e dalla “vendetta della natura” del Covid-19 e dei cambiamenti climatici accelerati andrà data. Biden in campagna elettorale ha usato spesso gli slogan di Sanders: ha detto che la salute è un diritto umano universale. Ha detto che cancellerà i debiti degli studenti. E ha detto che intende rappresentare l’America della gente che lavora e non quella dei ricchi. Come ne uscirà ora, dopo essersi esposto in questo modo, è difficile da prevedere. E’ probabilmente sincero ma, come tutti i centristi dem, vorrebbe ottenere questi obiettivi senza scontrarsi con nessuno, in particolare con i poteri delle lobby di Wall Street e delle fonti energetiche fossili. Ma se d’altro canto non farà niente di quanto promesso, saranno grossi guai e ritornerà in grande stile il populismo trumpiano. Insomma non ascoltare la sinistra che lo ha fortemente aiutato elettoralmente, nota il New York Times, sarebbe un errore storico.

Vale la pena di sottilineare che la proposta di Sanders del “Medicare for All” (cioè di estendere a tutti la copertura sanitaria gratuita voluta a suo tempo da Lyndon Johnson col Medicare per gli over 65) ha un larghissimo sostegno popolare, si stima l’appoggio del 70% dell’elettorato, non solo della larga maggioranza dei liberal ma anche di una maggioranza stretta di repubblicani! E nel mezzo della pandemia da Covid-19, non poteva essere diversamente. Chi frena è l’establishment democratico e repubblicano, condizionato dagli interessi delle compagnie assicurative e non solo.

Ma i dem sono due partiti molto diversi – uno socialdemocratico e uno di centro – costretti in un solo contenitore dall’assetto istituzionale ed elettorale statunitense, uniti per necessità contro la destra estrema del partito repubblicano, e la lotta è appena cominciata. Afferma infatti Alexandria Ocasio-Cortez, la giovane esponente della componente socialdemocratica: in qualsiasi altro paese io e Joe Biden staremmo in due partiti diversi. La “grande tenda” del partito democratico è fin troppo grande. Ma siamo in America e le cose vanno così.

Quindi solo chi credeva ai soliti sondaggi benevolenti verso i “corporate democrats” poteva aspettarsi una affermazione “a valanga” dei blu perché come spiega Varoufakis, pur essendo desiderabile la sconfitta dell’estremismo autocratico di Trump, anti-scienza e anti-minoranze, i sostenitori trumpiani hanno le loro ragioni contro le élites corrotte di Washington, fra di loro molti elettori delle classi popolari e dei “perdenti della globalizzazione”, gli scartati di cui parla Papa Francesco di cui la sinistra non si cura più e che nel 2016 si ribellarono contro l’arroganza autoreferenziale del clintonismo e tuttora non sono convinti dei democratici.

Filippo Boatti – 24/11/2020

Dal web. Autore: anonimo genio parigino.

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