Vivere in Toscana – Visita in banca

Un architetto romano ebbe modo di visitare e controllare un antico fortilizio appollaiato su un vecchio borgo in Toscana.
La proprietà era di un mio conoscente, che era incerto sul da farsi, cioè riattarlo oppure venderlo.
L’architetto, spirito pratico e manovriero, disse che con una spesa di 70-80 mila Euro si sarebbe potuto risistemare l’immobile, ristrutturarlo, infine provare a venderlo.
L’architetto assicurava che avrebbe trovato a Roma un investitore interessato a un monumento così antico.
Ciò detto, il mio conoscente si attivò per ottenere un mutuo, tale da permettere la ristrutturazione.
Il mio conoscente fece la somma di quanto possedeva in termini immobiliari, e il tutto valeva alcune centinaia di migliaia di Euro.
A detta di tutti coloro che avevano fatto i rilievi degli immobili, non ci sarebbero stati problemi per l’ottenimento di un mutuo.
Il mio conoscente decise quindi di preparare e compattare un dossier con tutte le documentazioni, per sottoporlo al giudizio del direttore della sua banca.
Il mio conoscente fu gentilmente accolto dal direttore della banca, il quale lo invitò ad accomodarsi e presentare la sua richiesta.
Con animo leggero, il conoscente spiegò il suo caso, mostrò i documenti di proprietà degli immobili e procedette alla richiesta, che gli pareva moderata.
Il direttore si prese un momento di pausa, rientrò dopo circa un quarto d’ora e esaminò i documenti presentati.
Non disse nulla per un po’, infine, con fare molto educato, quasi sorridendo, disse che non poteva accettare la richiesta.
Il mio conoscente rimase basito e, alla fine, comprese che l’incontro era finito: non c’erano spiegazioni di sorta.
Al momento del saluto, il mio conoscente, da persona razionale, non poté trattenersi dal chiedere: “Ma, signor direttore, a che servono le banche in Toscana?”.
Il direttore lo guardò, fece spallucce e sollevò le braccia.
Probabilmente, non lo sapeva neppure lui.
Né la Boschi.

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