Il futuro del centro-sinistra
Eppur non si muove
Mauro Calise
In
rapidissima successione – una sorta di uno-due sondaggistico – Pagnoncelli e
Diamanti, sui rispettivi quotidiani, hanno definitivamente sancito che il
paese, politicamente, è al tappeto. Chiamatelo pure kappa O tecnico, visto che
la responsabilità principale sta nell’aver fatto piazza pulita della legge
maggioritaria che avevamo miracolosamente partorito. E senza la quale, in
Europa, nessuno è in grado di formare un governo. A cominciare dall’astro
Macron, che ha guadagnato due terzi dei parlamentari con poco più del 30% dei
voti. L’Italicum avrà avuto i suoi
difetti. Ma ci avrebbe garantito un premier saldo in sella all’indomani delle
elezioni. Tornati, invece, alla maledizione di un proporzionale – quasi –
secco, ci ritroviamo – elettoralmente – spaccati in tre pezzi che non possono,
neanche aritmeticamente, sommarsi. Ed è estremamente improbabile che lo faranno
tra pochi mesi, quando ai sondaggi si sostituiranno le urne.
I
dati di “Corriere” e “Repubblica” mostrano, infatti, una inquietante stabilità.
Certo, per fare i titoli, ogni mese bisogna inventarsi una notizia. Stavolta è
la – timidissima – avanzata del centrodestra. Coi due leader che se ne
contendono la guida. Ma ammesso che i tre partiti che lo formano riescano in
qualche modo a dialogare, restano abbondantemente al di sotto della soglia del
quaranta per cento, che farebbe scattare il premio. E comunque dovrebbero
accettare di infilarsi in un unico listone, mischiando candidati e simboli. Un
pastrocchio, che Berlusconi e Salvini si guarderanno anche solo
dall’ipotizzare. Quindi, questa rimontina serve solo a galvanizzare le truppe.
Confermando che, in ogni caso, non è il caso di montarsi la testa. Lega e Forza
Italia si collocano, ciascuna, intorno al 15%. Da soli sono ancora troppo
piccoli. Insieme, non abbastanza grandi.
Questo
limite è peggiorato dalla prospettiva strategica. Dopo un momento di grande
appeal mediatico, Salvini – come ha notato lucidamente Folli – ha esaurito quel
poco di spinta propulsiva di stampo lepenista che gli aveva consentito di
spodestare Bossi e Maroni, e appropriarsi del partito. Peggio ancora sta messo
Berlusconi. Che è costretto, fino alle elezioni, a parlare di grande destra. Ma
che sarebbe – subito dopo – contentissimo di rifare il Nazareno con Renzi,
cercando di emulare anche da noi la grande coalizione tedesca. Peccato che –
direbbe Totò – la somma non fa il totale. Visto che il Pd scissionato staziona
intorno al 25%, insieme a Forza Italia e alla pattuglia – se sopravvive – degli
alfaniani, saremmo ancora lontani dal racimolare una maggioranza in Camera e
Senato.
Idem
per i grillini. Che continuano ad affacciarsi nei salotti buoni – che, si sa,
non si chiudono a nessuno – e si apprestano a lanciare in pompa magna il
giovanissimo candidato premier. Cui, però, mancherà sempre un quarto di
parlamento per diventarlo davvero, visto che anche i cinquestelle si sono
fermati nella corsa e si attestano tra il 26 e il 27%. Insomma, un vero
disastro. Che vede, come prospettiva migliore, un limbo belga-ispanico. Cioè,
un governo scaduto che, però, rimane congelato in sella. In attesa di una nuova
elezione. E, chissà, di un’altra ancora. Magari facendo affidamento sull’ottima
squadra di ministri con cui sta riuscendo a far fare qualche passettino al
paese. Lasciando al tandem Gentiloni-Minniti il compito di salvaguardare
l’immagine internazionale del paese.
Certo,
resta una fotografia sconfortante. Un paese – come Alessandro Barbano ha
scritto ieri su queste colonne – condannato all’immobilismo su tutti i fronti
che contano davvero: civili, morali, sociali. Forse riusciremo a rabberciare un
punticino di crescita in più. Ma i giovani continueranno a sentirsi esuli nella
propria patria, la nostra amministrazione pubblica è tra le più inefficienti
d’Europa, la giustizia ha battuto tutti i record di inattendibilità. E,
rispetto a soli due anni fa, abbiamo anche smarrito l’illusione che un leader,
con convinzione e visione, possa trarci da questo pantano. Possiamo solo
consolarci pensando che non si vive di sola politica. Gli italiani lo sanno
bene. In futuro, rischia di diventare il nostro motto nazionale.
(“Il Mattino”, 10
settembre 2017)
12/09/2017 23:10:02
17.03.2018
Danilo Bruno
Ieri (il riferimento è al 14 marzo u.s.), a stare alle cronache di stampa, il
ministro allo sviluppo economico e neo-PD Calenda,che era presente a Bari
con Prodi a presentare il libro di Giovannini sull’utopia sostenibile, avrebbe
pronunciato, tra le altre cose, una importante affermazione: “ Serve un...
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14.03.2018
Mauro Fornaro
Qualche riflessione, più
di carattere psicologico che non politologico, sul crollo del PD da parte di un
“vecchio” simpatizzante. Classe dirigente e molti militanti del PD sembrano al
momento essersi arroccati sulla difensiva, sia a seguito degli attacchi
insistenti e insolenti della Lega e del M5S nel...
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13.03.2018
Mauro Calise (*)
Inutile, per il momento, affacciarsi sul crogiuolo
della crisi in corso. Troppe incognite ancora da sciogliere. E, soprattutto,
troppe spavaldissime mosse tattiche che dovranno cedere il passo a più miti consigli
– e consiglieri – strategici. Ma, quale che sarà la soluzione che alla fine
prevarrà,...
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12.03.2018
Egidio Zacheo
C'è smarrimento nel Partito Democratico e
a sinistra. La loro sconfitta è stata bruciante . Ma mentre quella del PD da
molti - diciamolo- era stata prevista da tempo, anche se non nelle proporzioni
verificatesi, una sorpresa generale ha destato quella di " Liberi e
Uguali". Vi è stata una polarizzazione...
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12.03.2018
Goffredo Bettini
"Articolo
proposto dal Cives Pier Luigi Cavalchini"
Abbiamo subito una sconfitta storica. Infatti, se ragioniamo
su un arco temporale ampio, balza agli occhi il rovesciamento di una anomalia
italiana. Negli anni '70 l'anomalia
consisteva nella forza elettorale di una sinistra comunista e socialista...
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10.03.2018
Franco Livorsi
Nel
mio articolo del 28 febbraio ultimo scorso, “L’Italia congelata” - scritto pochi giorni prima delle elezioni
politiche - motivando il mio voto a favore del PD - di cui ero e sono
totalmente convinto - esprimevo tutta la mia preoccupazione per la tenuta della
democrazia liberale e rappresentativa...
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09.03.2018
Filippo Boatti
La disfatta, questa volta finale, della sinistra era
purtroppo prevedibile e inevitabile, inevitabile perché la sinistra non ha
saputo né voluto reagire alla gabbia che le impedisce di sussistere. Certo si
può chiamare in causa una “questione morale” interna alla sinistra. E’ un fatto
vero, il mancato...
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08.03.2018
Alfio Brina
I
vari politologi fanno risalire al comportamento un po’ guascone di Matteo
Renzi, le cause della sconfitta elettorale di questo 4 marzo 2018. Un uomo solo
al comando attorniato da fedelissimi, sicuramente toscani e possibilmente
fiorentini, Poi il modo irriverente, per non dire sguaiato con cui è...
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07.03.2018
Carlo Clericetti (*)
Il seguente articolo comparso sul blog di "repubblica.it" curato da Carlo Clericetti è segnalato (e proposto alla lettura) dal civis Filippo Boatti....Due indagini del dopo-elezioni confermano quello che
chiunque abbia osservato con un po’ di attenzione quello che accade aveva già
capito, e che conferma...
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07.03.2018
Giuseppe Rinaldi
1. Dopo tanto impegno e
tanti sacrifici, il risultato tanto sperato finalmente è arrivato. Finalmente abbiamo perso.[1] E non poteva che
essere così. Siccome siamo stati particolarmente in gamba, abbiamo perso anche
in maniera pesantissima, inequivocabile, con cifre oltre ogni previsione. Da
capogiro....
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I MARCHESI DEL MONFERRATO NEL 2018
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