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Libri
Umberto Eco e la "Semiotica"
Pietro Mercogliano
 

         Se si trattasse di redigere una voce d’enciclopedia su Umberto Eco, probabilmente s’inizierebbe col definirlo un semiologo; e un italiano d’istruzione media al sentir parlare di Semiotica pensa probabilmente per prima cosa a Umberto Eco: anche se poi, magari, quello stesso italiano potrebbe avere qualche imbarazzo nel definire che cosa sia la Semiotica e quale ruolo Eco abbia ricoperto (ovvero ricopra) nelle vicende di tale scienza.

         Eppure, la definizione in sé è semplice e presto data – e corrisponde all’incirca all’etimologia della parola –: la Semiotica è lo studio dei segni e dei processi di significazione.

         Il concetto di base è dunque quello di segno: il segno è – nella celebre definizione già medievale – qualcosa che sta per qualcos’altro. Per Ferdinand de Saussure il segno comprende un significante (la parte fisicamente percepibile, come ad esempio il corredo fonico o grafico di una parola) e un significato (il concetto mentale, che rimanda ad un oggetto generalmente esterno al sistema di riferimento). L’idea di base, insomma, è sempre quella della Filosofia Medievale per cui il segno è un qualcosa che sta per qualcos’altro.

A questa stessa generica idea si rifà il modello di segno proposto da Charles Peirce. Peirce chiama il significante sossuriano “oggetto”: è l’oggetto ciò cui il segno rimanda, e che esiste indipendentemente dal segno ma è conoscibile solo attraverso di esso; il segno è un elemento che suscita un’interpretazione: il segno entra nella mente del soggetto interpretante in relazione con un oggetto; nella mente del soggetto esiste l’interpretante: una idea o pensiero che interpreta il segno e ne attua la correlazione all’oggetto.

è piú che altro a questa idea di significazione (passata attraverso il magistero di Luigi Pareyson) che si rivolge il pensiero di Eco.

Per Eco, infatti, non esiste un’interpretazione univoca della Realtà (e cosí dell’Arte): perché la relazione fra significante e rappresentazione è arbitraria e la significazione avviene in misura diretta all’esprimersi del soggetto interpretante. La significazione è, dunque, fondamentalmente un processo che avviene nell’interpretante. Lo studio semiotico si rivolge all’analisi dell’intera serie dei fenomeni cognitivi e di trasmissione dei messaggi.

Nella sua famosa classificazione dei segni, Peirce suddivide i segni in: icone (che raffigurano e ritraggono direttamente il loro oggetto), indici (che sono indizî quasi naturali del loro oggetto), simboli (che significano per pura convenzione); secondo Peirce, solo le icone sono in loro stesse legate all’oggetto mentre indici e simboli funzionano sulla base eminentemente culturale del soggetto. Per Eco, anche le icone sono legate alla convenzione e all’ambiente culturale del soggetto interpretante.

Ciò di cui quindi, in effetti, la Semiotica si occupa è la serie di processi generali e di relazioni particolari attraverso i quali un soggetto interpretante lega un segno percepito al suo referente. Si tratta, insomma, dello studio di una menzogna e di tutto ciò che può essere usato per mentire.

Anche nell’Arte (dotta o popolare che sia) Eco porta questa stessa impostazione. L’opera è aperta, l’interpretazione vi viaggia continuamente attraverso e la riforma e riformula di volta in volta. Questo avviene soprattutto nel romanzo, regno par excellence della menzogna: il romanzo è una macchina pigra, che necessita del lettore per funzionare. Questo è alla base della teoria echiana della lettura, che conto presto di commentare su queste pagine digitali.

E, esattamente come per l’Arte (che, come si diceva, produce opere aperte continuamente coinvolte nel processo interpretativo), accade per il Mondo: la semiosi – i processi di significazione e interpretazione – è illimitata. Ogni segno significa segni, i libri parlano di altri libri, l’ermeneusi produce sempre un nuovo oggetto d’interpretazione.

In fin dei conti, è l’interpretante – il soggetto dell’interpretazione – l’oggetto dell’interpretazione: sono i processi conoscitivi ad essere sotto osservazione, è il processo stesso di significazione ed interpretazione che si significa e s’interpreta nel segno. Il processo interpretativo non è nello sbilanciarsi verso un’interpretazione, ma nell’oscillazione continua fra le interpretazioni. 

24/07/2016 07:42:37
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