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Libri
Umberto Eco e la Lettura
Pietro Mercogliano

 

         «Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è un’immortalità all’indietro.»: si tratta di un celebre aforisma di Umberto Eco, una delle sue citazioni piú famose. Nessuno di coloro che lo cita sa da dove provenga il passo: e questa è la legge di ogni aforisma.

         Tutto il fascino di questa citazione è nell’ultima proposizione: normalmente l’immortalità ci proietta in avanti, ma qui Eco – con convincente paradosso – postula un’immortalità che riscrive la nostra storia e retrodata la nostra nascita fino negli abissi in cui la nostra memoria culturale è in grado di spingersi a ritroso nei secoli; è un’immortalità che non si distende in un tempo costituito di momenti successivi e giustapposti, ma che anzi si sostanzia nella densità del singolo attimo: non si vivono i cinquemila anni di cui parla l’aforisma uno in fila all’altro, ma tutti in ogni singolo momento di quei settant’anni costituiti di attimi profondi e come riempiti di senso. (In un noto suo aforisma – già che siamo in vena di citazioni a scampoli –, Rita Levi Montalcini diceva che non è importante aggiungere giorni alla vita tanto quanto aggiungere vita ai giorni: lei poi aggiunse anche giorni alla vita e non pochi, ma quest’è altra vicenda.)

La suggestione dell’aforisma echiano deriva anche dalla scelta degli esempî: Caino e Abele sprofondano nel tempo mitico dei Patriarchi, Manzoni e Leopardi sono i campioni italiani di un’epoca come quella romantica (volendo ammettere – e probabilmente ciò ha un suo fondamento – l’esistenza di un Romanticismo italiano) che della nostalgia dell’infinito ha fatto molta della sua poetica; e poi si parla di morte con Caino e Abele e d’infinito con Leopardi, di ammirazione con Leopardi e d’amore con Manzoni: tutta un’esperienza di lettura è effettivamente condensata in queste parole. E l’aver fissato in settant’anni la vita massima è la constatazione di una media e di una riflessione diffusa o è un’allusione volontaria a Dante Alighieri?

Sull’esperienza di lettura stessa Umberto Eco ha speso alcune delle sue pagine piú interessanti e belle, svolgendo una meditata e stringente opera di originale sintesi di idee sull’atto dell’interpretazione che da qualche tempo si aggiravano per l’Europa e l’America.

Il testo, sostiene Eco, non è un semplice contenitore-informazione che il lettore acquisisce passando attraverso la lettura da un momento precedente in cui non conosceva il testo a un momento successivo in cui lo conosce. Il testo costituisce con gli atti del lettore una serie di funzioni interpretative che portano progressivamente a livelli successivi di interpretazione.

Questo è vero massimamente con testi letterarî come i romanzi (e in particolare con opere d’avant-garde) e minimamente con testi di praticità informativa (come i foglietti descrittivi dei mobilifici o le ricevute fiscali), ma in generale qualsiasi testo presuppone un individuo interpretante che lavori su esso con esso in esso.

Il lettore inizia a muoversi nel testo: vi entra con le sue idee di fondo (pre-giudizî e pre-considerazioni, avrebbe detto altri) e poi inizia a spostare il proprio punto di vista in base a ciò che vi trova (come avrebbe detto altri ancora, è il punto di vista errante). Cosí il lettore è parte dell’opera e del suo costituirsi: l’opera sta lí, aperta, in attesa che l’interpretazione contribuisca a scriverla disegnando i percorsi del labirinto.

Non tutte le interpretazioni vanno veramente bene, è ovvio: anzi, la gran parte delle interpretazioni virtualmente possibili è sbagliata e valida tutt’al piú per la (preziosa certamente, ma insostenibile e incondivisibile) esperienza privata di un lettore disattento. Nel panorama di quelle corrette, il lettore-Modello coglierà tutte e solo quelle che per quel momento l’autore aveva previsto per lui; mentre i Lettori-empirici coglieranno ognuno qualcosa, e magari qualcuno sbaglierà anche.

Ma il romanzo, macchina pigra, rimarrà là senza affannarsi a rimetterli in rotta.

05/08/2016 02:22:51
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