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Muffa e bistecca
(*) Aydin
 E’ urgente intervenire per porre fine alle sofisticazioni di cibi

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Manipolazioni che hanno lo scopo di rendere il prodotto alimentare “più bello” e accettabile per il consumatore – Un pranzo a base di paraffine, antibiotici, fungicidi, tranquillanti, derivati arsenicali – Le conseguenze sull’organismo umano- La via seguita dai Paesi socialisti

E’ ben noto che lo zucchero bianco è il migliore, così il burro di prima qualità è giallognolo, allo stesso modo il caffè per essere buono deve avere sopra una schiumetta marroncina, mentre la menta non adulterata è di colore verde brillante. In realtà non è assolutamente così: lo zucchero  genuino è giallo-rossiccio, è bianco unicamente perché viene trattato con composti solforosi  ( gli stessi che escono dalle ciminiere delle raffinerie,tanto per intenderci!), così il burro in effetti  all’ origine è quasi bianco , come la menta è color acqua se non la tingessero  con coloranti, mentre la tanto apprezzata schiuma del caffè è dovuta ad abbondanti aggiunte di olio di vaselina. In pratica, il sistema sta “reinventando”, travolgendola, a suo uso e,consumo,la “cultura” di massa guidando abilmente e condizionando gli stessi criteri di scelta e di preferenza. Non è il “prodotto buono” a fare mercato, a cacciare il prodotto cattivo (come si insegna ipocritamente agli studenti di economia). Ad affermarsi è invece il prodotto più abilmente pubblicizzato, oppure quello che presenta aspetti e caratteristiche estetiche e cromatiche atte ad essere recepite da un consumatore la cui psicologia, il cui criterio di discernimento viene condizionato dai tecnici del sistema, dagli addetti degli uffici vendita e tramite la TV, i Caroselli, la pubblicità in genere. La gran parte dei prodotti tossici immessi nei cibi è del tutto inutile: essi vengono aggiunti solo  per abbellire o per ridurre i costi di produzione, alzando così i profitti, mentre naturalmente i costi al minuto restano invariati. La quasi totalità dei prodotti dolciari oggi in commercio risulta, per questo motivo, disadatta all’alimentazione dei bambini, degli ammalati, ossia di tutti quegli individui che presentano una minore capacità di resistere ai tossici ed ai veleni. Cioccolato, gelatine, gelati, pasticceria industriale, caramelle escono oggi più dalle mani del chimico che da quelle dei pasticcieri. Per conservare a lungo ed a basso costo i cibi, per renderli gradevoli all’ occhio (quanto nocivi allo stomaco) tutto va bene, dalle radiazioni atomiche alle paraffine, agli antibiotici, ai fungicidi, agli antimuffa aventi come base l’ultravelenoso difenile.  Che cosa importa se le verdure avvolte in un foglio di plastica possono diventare colture batteriche? L’unica cosa che conta è che la carota o il sedano implasticati si vendono più di quelli sciolti. E così i pompelmi che vengono da Israele, i pomodori fuori stagione che vengono dal Pakistan ( e che sono tra l’altro serviti a pagare in conto merci le forniture italiane di armi) sono trattati con radiazioni di cobalto 60. E ancora: il bestiame, per farlo ingrassare nel più breve tempo (si fa per dire: in realtà non ingrassa, aumenta soltanto l’acqua  contenuta nelle cellule, la stessa acqua che poi esce al momento della cottura) viene trattato con una quantità inimmaginabile di prodotti farmaceutici e precisamente: tranquillanti, anabolizzanti, derivati arsenicali, preparati antitiroidei, ormoni con l’ aggiunta di aspiramicina, oleandomicina,aureomicina, eritromicina, tilosina,e framicetina,    cloramfenicolo, bacitracina, streptomicina e penicillina. I risultati sono questi: a forza di riempirci di muffe, di antibiotici assimilati con la carne ci stiamo “assuefacendo” ed in caso di malattia non reagiamo più alle cure costringendo i medici a dosaggi farmaceutici sempre più elevati  e quindi assai pericolosi per l’organismo. Anche l’umile sale da cucina non sfugge oggi alla sofisticazione. Per impedire che si raggrumi (e poter così pubblicizzare “usate il nostro sale sempre asciutto”) si aggiunge come agglutinanti i sali dell’acido ferromcianidrico. Nel fare oggi queste affermazioni si corrono due rischi: il primo è quello di non essere creduti, il secondo, forse ancora più grave, di scontrarsi con l’indifferenza, con l’accettazione di questo stato di cose come una norma, come la conseguenza inevitabile della civiltà industriale. Il che non è assolutamente vero. La sofisticazione non è conseguenza della civiltà industriale, è invece conseguenza di una civiltà basata sul profitto e sulla speculazione privata. La differenza è, a nostro giudizio, sostanziale e decisiva. Nei paesi socialisti le derrate alimentari, i prodotti dolciari saranno forse meno belli a vedersi, ma almeno sono genuini. E paesi socialisti come l’Unione Sovietica, la Repubblica democratica tedesca, la Cecoslovacchia non sono forse paesi altamente industrializzati e progrediti? Ancora una volta il problema va visto alla radice.  E’ inutile poter pensare  che un sistema basato  sul profitto possa “reagire” contro se stesso. Non è mai capitato che un grosso industriale alimentare sia stato arrestato per la sofisticazione di un qualsiasi prodotto. Non è che manchino i mezzi od i controlli per farlo. In Italia abbiamo oltre 150 mila tra poliziotti e carabinieri, un vero esercito, la polizia più numerosa d’Europa. In compenso solo poche decine di agenti vengono utilizzati dai nuclei antisofisticazione , i quali  per di più sono cronicamente senza mezzi tecnici adeguati, senza laboratori attrezzati, senza esperti qualificati. Con quel che costa un solo carro armato del battaglione mobile dei carabinieri, si potrebbe attrezzare un laboratorio antisofisticazione a livello regionale al completo di ogni attrezzatura più moderna e raffinata. Ma al sistema serve di più, evidentemente, una polizia armata sino ai denti in funzione antioperaia per tutelare gli interessi dei sofisticatori. Reprimendo gli scioperi e le giuste rivendicazioni degli operai, è chiaro che il profitto aumenta mentre, reprimendo la sofisticazione, c’è il rischio che diminuisca.

GUIDO MANZONE

L’UNITA’ 6-2- 1972

(*) Aydin – “Il luminoso” è lo pseudonimo che ci permette di rilanciare gli ottimi interventi che hanno caratterizzato la vita intellettuale del caro Guido. (n.d.r.). 

23/09/2017 22:58:58
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