Olga Angela Mattioli è un’artista singolare sia per connotazione geografica che per formazione artistica. Lei ha una doppia cittadinanza, essendo svizzera e italiana, con la possibilità di attingere artisticamente, culturalmente e filosoficamente alle due fonti di sapere e di esperienza. Il canale principale da cui derivano le due sorgenti di ispirazione è tuttavia il naturalismo rinascimentale che è il lievito e la struttura di tutta la sua produzione. Questo naturalismo è di origine prevalentemente toscana e si avvale delle migliori tecniche espressive e della più raffinata operatività delle botteghe fiorentine.

La poesia con cui viene usata la pluralità dei colori e la delicatezza con la quale essi esprimono i sentimenti basilari della gioia, della serenità, della misura e dell’equilibrio sono un prodotto molto elevato della combinazione tra fisica e metafisica, mondo sensibile e mondo ideale. Questo è il risultato di una lettura intensa e profonda della realtà esperita e delle letture critiche dei testi classici come il “Fedone” o il “Timeo” di Platone. L’universo viene ridisegnato dall’Artista con una luminosità straordinaria che ha la sua origine nella zona celeste più alta e la sua ultima collocazione tra le onde dell’azzurro mare. “Luce e movimento tra cielo e mare” è il titolo di una delle opere che meglio caratterizzano la personalità dell’ottima Pittrice, che presenta una sua creatività fatta di immaginazione, sentimento e ragione, e di una poetica elaborata con faticoso ed entusiastico impegno.

Leonardo da vinci, Leon Battista Alberti, Piero Della Francesca, Raffaello e il Beato Angelico sono gli artisti del Rinascimento più congeniali alla sensibilità della Mattioli per quanto riguarda l’ispirazione creativa, mentre Nicola Cusano, Marsilio Ficino, Leonardo Bruni, Bernardino Telesio, Giordano Bruno e Tommaso Campanella sono gli autori che sostengono la sua notevole visione culturale. I lavori presentati recentemente a Carrara hanno un orientamento univoco e designano il medesimo movimento di pensiero e di azione pittorica nel rapporto che si stabilisce tra cielo e terra, tra l’infinito e il finito, ove l’infinità si immanentizza e diviene molteplicità naturale che assurge alla sua unità metafisica. Essere e divenire, unità e molteplicità, infinito e finito sono perciò i momenti della dialettica serrata che avvince l’osservatore dei suoi quadri strutturati e concepiti con profondità di motivazione.

La teoresi si incontra così con il patrimonio tecnico e l’abilità nell’esecuzione artistica e produce il bello estetico. L’ispirazione neorinascimentale dell’Artista italo-svizzera si può cogliere pure nei lavori che raffigurano i paesaggi, i borghi e le città. Qui si colgono i motivi platonico-rinascimentali dell’utopia riposta nella città ideale, nella quale l’uomo possa vivere in modo libero e felice, nel comune spazio di relazioni sociali. E a tale proposito si ripresenta la tela titolata “Idea per la città” in cui i riferimenti alla “Città del Sole” di Tommaso Campanella sono assai pertinenti ed evidenti. L’artista qui realizza un prodotto di altissima qualità estetica nel far prevalere le larghe prospettive di visione, percezione e intuizione, sicché il suo naturalismo che potrebbe apparire materialistico si converte immediatamente in spiritualismo neoplatonico nel trionfo della natura attiva, produttiva e potenzialmente infinita.

L’ultima opera che vorrei commentare è titolata “Spunti Poetici”. Essa contiene tutta la poetica dell’Artista, la sua sensibilità e la sua visione estetica. Qui si ammirano le sue intuizioni, le sue fantasie e le sue traduzioni della realtà empirica in realtà ontologica. La natura viene trasformata e sublimata e gli alberi, i fiori ed i fili di erba diventano preziosi soggetti nella potenza e nello splendore dei colori: non esiste figura umana, ma la natura è potentemente umanizzata nella sua straordinaria ed efficacissima rappresentazione.

                                                                                     Salvatore Ragonesi