La fine del ducato di Monferrato:
l’indifendibile Ferdinando Carlo Gonzaga-Nevers
di Roberto Maestri
Ferdinando Carlo nasce vicino a Mantova il 31 agosto 1652, unico figlio di Carlo II Gonzaga-Nevers e di Isabella Clara d’Asburgo, figlia dell’arciduca Leopoldo e nipote dell’imperatore Ferdinando II. Certo la formazione del futuro duca è pesantemente influenzata dal comportamento del padre, donnaiolo impenitente, e della madre che allaccia una relazione, che diviene presto di dominio pubblico, con Carlo Bulgarini. Dopo la morte del consorte, avvenuta nel 1665, Isabella d’Asburgo assume la reggenza del ducato per quattro anni, in attesa che il figlio raggiunga la maggiore età. Divenuto duca Ferdinando Carlo sposa, nel 1671, Anna Isabella figlia di Ferdinando Gonzaga duca di Guastalla che gli porta in dote Luzzara e Reggiolo. Dopo la morte della madre, che è riuscita a contenere gli eccessi di cui invece egli sarà protagonista negli anni successivi, il duca Ferdinando Carlo inizia un’esistenza dissoluta che lo porta ad allontanarsi sempre più frequentemente da Mantova per soggiornare a Venezia. Egli non avrà eredi dalla sua unione matrimoniale, ma certo non a causa della sua incapacità a procreare visto che dalle sue innumerevoli relazioni extra coniugali nascono ben sei figli naturali.
Durante gli anni della reggenza di Anna Isabella, il ducato ha conosciuto un periodo di sviluppo e di autonomia nei confronti dell’impero, ma la Spagna teme il rafforzamento del ducato di Mantova e Monferrato per cui sospende il pagamento del contributo annuo di 50.000 scudi al presidio di Casale provocando l’irritazione del duca di Mantova che decide, in aperto contrasto con l’impero di cui è a tutti gli effetti vassallo, di avvicinarsi alla Francia governata da Luigi XIV, “il re Sole”. Attraverso una spericolata operazione diplomatica condotta dal bolognese Ercole Mattioli (che per il duca svolge l’incarico non solo di ambasciatore ma anche di “procacciatore di donne”) Ferdinando Carlo stipula un trattato segreto con la Francia che prevede, in cambio di 100.000 fiorini, l’insediamento di un presidio francese all’interno della cittadella di Casale. Ma Mattioli tradisce, in cambio di soldi, il segreto del duca e viene catturato dai francesi e rinchiuso a Parigi fino alla sua morte; forse è proprio lui la leggendaria “maschera di ferro”. Ferdinando Carlo nega l’esistenza del trattato segreto, ma nel luglio 1681 stipula un secondo accordo con Luigi XIV che prevede nuovamente la vendita della fortezza di Casale: per “salvare la faccia” il duca finge di essere sorpreso quando, nel settembre dello stesso anno, i francesi occupano con un “finto colpo di mano” l’inespugnabile fortezza monferrina. Ormai il duca è screditato a livello internazionale, ma la cosa non sembra preoccuparlo anzi, grazie ai denari ricavati dall’accordo con la Francia, si reca sempre più frequentemente a Venezia dove, penetrato nella casa del nobile Molin, ne violenta un’amante, trattenuta a forza dai suoi uomini, vendicandosi del fatto che il Molin è stato a lui preferito da una donna che entrambi hanno corteggiato. Successivamente si reca a Roma, ufficialmente per essere ricevuto dal pontefice Innocenzo XI, in realtà per frequentare la “disinvolta” corte di Cristina di Svezia. Lasciata Roma, Ferdinando Carlo raggiunge Napoli dove, deluso dalla scarsa attenzione riservata dal Viceré alla sua presenza in città, si consola trastullandosi in un albergo in compagnia di due note cantanti, per poi rientrare a Mantova. Nel corso del 1687 si reca a Vienna presso l’imperatore Leopoldo I, che lo copre di attenzioni nella speranza di convincerlo a rinnegare l’alleanza con la Francia, e partecipa, in Ungheria, alle operazioni contro i Turchi, senza svolgere alcun ruolo militare, ma questo gli basta per rientrare a Mantova presentandosi come un valoroso condottiero.
Convinto, nella sua irrefrenabile vanagloria, di essere un comandante di grandi capacità, Ferdinando Carlo decide di impegnarsi in una seconda spedizione contro i Turchi in Ungheria al comando di 550 persone – di cui non più di 100 in grado di combattere – mentre il resto è formato da cortigiani e servitori: per la partenza della spedizione occorre più di un mese a causa dell’incredibile quantità di biancheria e di vasellame che il duca decide di portarsi al seguito per far meglio risaltare il suo prestigio. Federico Carlo insedia i suoi vistosi padiglioni nel quartiere generale, partecipa ai consigli di guerra, assiste all’assedio di Belgrado, ed entra, secondo quanto scritto nella cronachistica mantovana, da trionfatore nella città conquistata.
Al suo ritorno a Mantova si trova a dover affrontare un nuovo evento: il conte di Fuensalida, governatore spagnolo di Milano, vendicandosi per alcuni dissapori sorti nei suoi confronti, dispone l’abbattimento delle fortificazioni da lui erette a Guastalla, costate ben 40.000 scudi d’oro. La reazione del duca consiste nell’affidare la reggenza alla moglie e nel rifugiarsi a Venezia: la sua unica preoccupazione è di far trasferire in luoghi sicuri tale “Madalena detta la Zota di Paizuola” e “la Mora” due tra le sue numerose amanti. Il Fuensalida è comunque sostituito nel governatorato di Milano dal marchese di Leganés e ciò consente alla duchessa Anna Isabella di giungere a un accordo con gli spagnoli che permette anche il rientro a Mantova di Ferdinando Carlo.
I disaccordi con la Spagna convincono il duca a legarsi ancora più strettamente con i francesi che stabiliscono un presidio a Mantova, provocando il malumore della corte imperiale di Vienna.
Nel 1695 avviene la farsesca restituzione di Casale a Ferdinando Carlo: il duca di Savoia Vittorio Amedeo II consegna la piazzaforte solo dopo il completo smantellamento delle fortificazioni, quindi ormai militarmente inoffensiva.
Il 5 aprile 1701, dopo un finto assalto francese, Ferdinando Carlo apre le porte di Mantova alle truppe franco-spagnole che si insediano nella città. L’imperatore Leopoldo I reagisce con sdegno alle giustificazioni che a Vienna vengono fornite dall’ambasciatore mantovano e cita il duca come reo di fellonia destituendolo dalla sovranità e sciogliendo i sudditi dall’obbligo di obbedienza nei suoi confronti.
La situazione militare è comunque favorevole alla Francia ed alla Spagna e ciò contribuisce a rendere più intraprendente il duca di Mantova. Nel luglio 1703 Ferdinando Carlo decide di trasferirsi a Casale con un imponente corteo di carri e carrozze: lo accompagna un variopinto stuolo di musici, di commedianti e di donne delle quali la contessa monferrina Callori, un tempo la preferita del duca, è la sovraintendente. A Mantova resta a governare la moglie, Anna Isabella, assistita dal suo probabile amante il conte Carlantonio Beccaguti: ma il 19 novembre la duchessa, dopo una malattia durata alcuni mesi, muore senza che il marito la raggiunga al capezzale.
Rimasto vedovo Ferdinando Carlo esamina, mentre si trova a Parigi, diverse proposte matrimoniali, optando infine per la diciannovenne Enrichetta Susanna di Lorena Elbeuf, affascinante ma sprovvista di dote. Ferdinando Carlo si congeda il 31 agosto da Luigi XIV il quale gli dona la sua stessa spada incitandolo, probabilmente con ironia, ad adoperarla vigorosamente per il suo onore e quello della Francia. Agli inizi di novembre il duca sposa Enrichetta a Tortona da dove, il 4 marzo 1706, raggiunge Mantova ricevendo un’accoglienza festosa.
La battaglia di Torino del 7 settembre segna il trionfo di Eugenio di Savoia ed il conseguente tracollo delle forze franco-ispaniche che riparano a Mantova, mentre Casale viene occupata il 29 novembre. Inoltre è imminente la messa in atto del bando che prevede la destituzione del duca di Mantova da parte dell’imperatore. Preso dal panico, il 21 gennaio 1707, Ferdinando Carlo scappa ignominiosamente con un manipolo di cortigiani alla volta di Venezia, protetto da una scorta francese, lasciando la moglie a Mantova. Enrichetta troverà asilo a Parigi dove morirà il 19 dicembre 1710 a soli venticinque anni, mentre il duca trascorrerà i suoi giorni a Mira, dove ha radunato i suoi amati cavalli. Ormai isolato dagli eventi politici, egli non si rende conto dell’imminente trionfo imperiale.
Nel giugno del 1708 a seguito di un’accidentale caduta da cavallo il duca è colto da un forte dolore al petto. Le sue condizioni peggiorano, viene trasferito a Padova ed assistito dai docenti di medicina più rinomati dell’ateneo. Ma a nulla serve la presenza degli illustri medici, il 5 luglio 1708, il duca – ignaro della dichiarazione di Ratisbona che lo decreta decaduto per fellonia – muore.
Il 7 luglio l’imperatore Giuseppe I accorda l’investitura del ducato di Monferrato a Vittorio Amedeo II di Savoia. Nell’agosto del 1708 la Nobiltà, la Cittadinanza, i Rappresentanti delle Comunità monferrine prestano giuramento di fedeltà al nuovo Sovrano. Si chiude così, in modo incruento, la lunga storia del marchesato, poi ducato, di Monferrato, storia caratterizzata dalle vicissitudini di tre grandi dinastie: gli Aleramici, i Paleologi (giunti in Monferrato dall’impero bizantino) ed infine i Gonzaga di Mantova.