Nel mondo riformista, il mondo che ancora ha voglia di chiamarsi “di Sinistra”,
il “noi” sembra essere caduto in disgrazia. Parlare di “noi” sembra sempre più
una cosa di retroguardia o, peggio, xenofobo, e becero.
Eppure ci fu un’epoca non troppo lontana in cui il “noi” era lessico “di Sinistra”.
Dire “noi” era dire massa giovanile, classe politica, popolo in cammino che
nell’Italia del Boom Economico, nell’Italia nuova operaia, si destava per
andare avanti, svoltare, raggiungere magnifiche sorti progressive. Dire “noi” in quel tempo di ieri che non è
lontano, faceva fremere i cuori, dava sicurezza, soprattutto tracciava un
futuro positivo, nuovo, moderno, più giusto. Lo scontro non faceva paura, era
visto come necessario, ma era un assalto al futuro, una rincorsa di speranza,
determinazione. Uno slancio in avanti e poi… Ci fu un oplà e se non fu
capitombolo fu sicuramene arresto.
Venti, trent’anni di rallentamento, di progressivo cambiamento inedito da
un punto di vista sociale ed economico. Scoprimmo che il nostro “noi” doveva
fare il conto con una nuova realtà multiculturale ancora tutta da capire. L’Italia
scoprì che non era la più piccola delle grandi nazioni, ma la più grande delle
piccole, all’interno di uno scacchiere globale di mercato a cui “noi” non
eravamo preparati, in cui “noi” non eravamo più competitivi.
Forse, però, il problema fu un altro ed è quello che alla fine anche a
“noi” spuntarono i primi e poi gli altri capelli bianchi e da avanguardia studentesca
ci si accorse che non si era più né avanguardia né studentesca. Una
generazione, e con loro i lori figli ed i loro padri, iniziò a fare un bilancio
di dove si era arrivati, di cosa s’aveva raggiunto; si vide che lentamente si
stava perdendo cose, diritti, ricchezze; si vide quindi l’alba di un mondo
molto più complesso. Si ebbe paura. Forse non furono tutti quelli che ieri
cantavano “Bandiera Rossa”, ma fu un Paese ad aver paura e la paura fu tanta e
diffusa. “Noi” divenne la parola per contarsi; divenne il pronome della crisi,
dell’erosione incontrollata. La generazione che fu avanguardia, assieme ai
figli ed ai padri, si fece ultima retroguardia, annidata nel fortile. Si iniziò
ad usare il “noi” per raccontare questo vivere nella trincea dell’immaginario,
questo deserto freddo e sempre più tragico in cui “noi” sentivamo di esistere.
“Noi” divenne parola carica di questi immaginari di uno contro tutti e tutti
contro qualcuno, di incertezza, di povertà umana prima ancora che materiale.
“Noi” divenne parola quasi impronunciabile all’ombra di quell’orizzonte di
progresso che era stato l’anima, l’obiettivo della Sinistra. “Noi” divenne di
Destra, e la Sinistra rimase senza parole, un po’ affranta, un po’ ammutolita.
Nel 2017 s’apre una stagione che impone di riflettere soprattutto a chi
crede ancora in un futuro che è meglio di ciò che ci lasciamo dietro, in chi
crede nel domani, in chi ancora sente il proprio cuore battere a sentire la
parola “progresso” non ottenebrati dalla paura verso ipotetici Grandi Fratelli
ed intangibili scie chimiche. Per riflettere abbiamo bisogno di parola e
dobbiamo smettere di aver paura di usarle, anche se qualcuno ce le ha scippate.
Dobbiamo avere la forza di dire ancora una volta “noi”.
“Noi” vuol dire che c’è una comunità che cresce e ha ritrovato la forza di
dire al mondo che esiste e lotta. “Noi” vuol dire che c’è una comunità che
vuole essere protagonista; che c’è un luogo degli affetti, delle sicurezze, del
pensiero, dell’azione. “Noi” vuol dire accoglienza nell’ottica del principio di
tolleranza e di giustizia. “Noi” è ripensare l’economia iniziando dal basso
dalle risposte alle persone, alle famiglie, alle nostre comunità. Ritornare a
dire “Noi”, questo “Noi”, è opporsi a chi si pasce d’odio, accrescendo le
nostre fragilità, per poi vendersi come il difensore di quella stessa comunità
che ogni giorno distrugge per ergervi a Cesare. “Noi” vuol dire ripartire
volendo crescere.
Ritrovare il lessico perduto, farlo risuonare di nuovo è quindi un
fondamentale passo avanti che ridà voce ad un mondo di attivismo, di ideali, di
coerenza e amore per le nostre comunità: Si riparte dal “noi” volendo ritornare
a crescere.