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Schedario piemontese
Borghetto Borbera

Schede storiche-territoriali dei comuni del Piemonte
Comune di Borghetto di Borbera
Redazione a cura di Mirella Montanari – Roberto Leggero

Comune: Borghetto di Borbera
Provincia: Alessandria
Area storica: Valle Publeto poi dei Ratti
Abitanti: ///
Estensione: ///
Confini: Cantalupo, Roccaforte Ligure, Grondona, Vignole Borbera, Stazzano, Sardigliano, Garbagna, Dernice.
Frazioni: Castel de’ Ratti, Cerreto Ratti, Molo di Borbera, Sorli, Torre de’ Ratti, Persi.
Toponimo storico: Burchetus; Burguetus. Borghetto è citato anche come burgus Aimericorum.
Diocesi: Tortona. La diocesi di Tortona, nel corso del XIX secolo, fu soppressa per alcuni anni: nel 1803 passava a quella di Alessandria (costituita ex novo nel XII secolo durante la lotta contro Federico I e a cui Tortona aveva dovuto cedere una parte dell’antico distretto ecclesiastico). Nel 1805, però, la diocesi di Alessandria (e dunque anche quella di Tortona) passava alla sede episcopale di Casale. Nel 1817, infine, «previo accordo» con Vittorio Emanuele III, papa Pio VII ricostituì la diocesi di Tortona, distaccandola dalla provincia ecclesiastica di Milano e inserendola in quella di Genova.
Pieve: pieve di S. Vittore di Monduglio.
Altre presenze ecclesiastiche: oratorio di S. Giovanni Battista; chiesa di S. Michele, antica dipendenza dell’abbazia di Molo, in questa località, infatti, si trovava il monastero di S. Pietro; chiesa di S. Antonio; oratorio della Madonna di Ca’ del Bello; oratorio di S. Domenico in Variano; oratorio di S. Bernardo a Torre de Ratti, già cappella del castello dei Ratti, venne riconsacrata nel 1711 dal vescovo di Tortona monsignor Resta.
Assetto insediativo: Posto sulla sponda destra del torrente Borbera, affluente dello Scrivia, Borghetto Borbera si trova a 39 Km. da Alessandria. L’altitudine del territorio comunale è di 295 m. Parlando di Borghetto e di Vignole il cronista tortonese Berruti, alla fine del XVI secolo, scrive: « sono posti nel principio dila val di Publeto, ogi deta de Rati, et sono in essa vale nel miglior loco, l’uno dopo l’altro, cioè Vignole nel principio di la vale (…) più in dentro il Borgeto: tutti dua lochi murati, cum e suoi borgi aperti. Il territorio di essi luochi è buonissimo».
Comunità, origine e funzionamento: Sottoposto all’autorità del vescovo di Tortona quale terra facente parte del Vescovato, anche Borghetto Borbera doveva disporre, come ogni comunità dell’enclave episcopale, di un consiglio di credenza elettivo annuale composto, in genere, da tre consoli. Secondo quanto afferma il Merloni «per le questioni di interesse generale, riguardanti tutto il territorio dell’Episcopato o quando si trattava di difendere i diritti comuni minacciati, si riuniva in Carezzano o in altra località di quel dominio, un’assemblea generale dei credenziari. In quella sede, talvolta, veniva eletto un procuratore speciale nella persona di un uomo di legge, al quale veniva affidato l’incarico di trattare con la controparte nell’interesse del Vescovato».
Dipendenza medioevo: il comune di Borghetto Borbera appartenne al contado ducale della città, secondo la divisione che fa il Berruti, alla fine del XVI secolo tra Corpi Santi, distretto, contado ducale e imperiale e Episcopato. Il contado ducale, secondo il cronista tortonese comprende tutti «li luochi (…) infeudati da duchi di Milano et si sono sempre regolati e si vanno regulando cum la città, recognoscendo la giurisdizione totale et la suprema intendenza de la città». Questa era la fase finale di un processo che aveva visto, anticamente, il dispiegarsi su Borghetto dell’autorità del vescovo con l’inserimento di Borghetto Borbera nell’antica enclave territoriale detta Vescovato. La cessione in feudo di Borghetto aveva portato il vescovo poi a infeudare la località ad un procuratore di Gian Galeazzo Visconti (1386). L’autorità di quest’ultimo era definitivamente subentrata a quella vescovile e da quel momento in poi si realizzarono le condizioni descritte dal Berruti.
Feudo: L’investitura concessa dal vescovo di Tortona Giseprando al marchese Lamberto della località di Borghetto Gavi e Montalto, fece si che Borghetto Borbera pervenisse, attraverso la subinfeudazione dei marchesi di Gavi e Parodi, ai discendenti di Aimerico. Questi ultimi diedero a Borghetto il nome con il quale viene citato nelle fonti medievalli e cioè burgus Aimericorum. Insieme con la località di Sorli, Borghetto Borberà costituì un feudo che il vescovo di Tortona, Giovanni Ceva, sottrasse al consortile familiare dei Gatti e Ratti nel 1386. Il feudo venne ceduto a Albertollo Griffi, procuratore di Gian Galeazzo Visconti; quest’ultimo infeudò la località a Bernardino Lonati (1378). La cessione ai Lonati rappresentò un momento decisivo nella storia di Borghetto Borbera perché tale infeudazione cesserà solo nel 1797, quando si estinse l’istituto feudale: i Lonati erano stati signori di Borghetto per ben 419 anni.
Mutamenti di distrettuazione: Sottoposto all’autorità del vescovo di Tortona quale terra facente parte del Vescovato, l’antica enclave controllata dalla Mensa vescovile tortonese, Borghetto divenne, a partire dal XIV secolo uno dei luoghi del contado ducale di Tortona. A partire da quel momento Borghetto seguì tutte le vicende della città e dello stato di Milano seguendone le vicende sotto le diverse dominazioni straniere che l’occuparono.
Mutamenti territoriali: Secondo quanto scrive il Berruti alla fine del XVI secolo, il territorio di Borghetto Borbera confinava con quello di Vignole, Torre de Ratti, Castello de ratti, Glivelli. Nel 1723, invece, i delegati di Borghetto testimonieranno che esso è confinante con Castello de Ratti «mediante il torrente Borbera», con Vignole, con la comunità di Vargo (con cui Borghetto era in lite). Peraltro, nello stesso fondo dove sono conservate le testimonianze per il XVIII secolo relative a Borghetto esiste anche un fascicolo intestato a Torre de Ratti che dunque è ancora comune indipendente rispetto a Borghetto, benché non figuri più tra le sue coerenze. Certamente il territorio della comunità si è esteso verso nord anche se, parallelamente, il comune di Vargo ha iniziato una espansione a sud che comporta la contestazione di 519 pertiche di terreno. In quell’anno il territorio del comune di Borghetto Borbera si aggirava attorno alla 6000 pertiche.
Comunanze: Nella escussione di testi del 1723, il console della comunità Luca Joanne de Grossis dichiara che Borghetto dispone soltanto di 5 pertiche di terreno “inutili” ma dove sono presenti alcune fonti che servono per abbeverare gli animali ed inoltre di un forno che viene affittato.
Statuti: Sono perduti gli statuti del Vescovato, dove peraltro si ricorreva non solo agli Statuti che regolavano l’intera enclave vescovile ma si utilizzavano anche quelli di Tortona per certe particolari procedure.
Liti territoriali: Nel 1723 i testimoni della comunità di Borghetto affermano esservi controversia con il principe Doria per il territorio del comune di Vargo «insorta di fresco nell’occorrenza di dover piantare li termini secondo gli ordini ch’abbiamo avuti pretendendo esso signor principe che il territorio di Vargo si stenda dentro del nostro col che viene a levare molto terreno che resta descritto al catasto del nostro comune e per il quale paghiamo li carichi a Tortona e per questa cagione in quella parte controversa non abbiamo piantato li termini». La vicenda non era di poco momento, infatti non si era potuto procedere alla fissazione dei termini di confine tra le due comunità stante la contestazione. I consoli della comunità di Borghetto dichiarano in quell’occasione che la comunità era stata inadempiente nel fissare i confini «per causa di controversia al presente pendente tra detta comunità di Vargo et questa di Borghetto per pertiche 519 di terreno catastato in Borghetto (…) et ora pretesi da quella di Vargo senza che ne habbi alcun fondamento e perciò si supplica il sig. Delegato per l’opportuna provvidenza».
Ma quella con il principe Doria e la comunità di Vargo non era l’unica lite territoriale nella quale era coinvolto Borghetto «abbiamo pure una controversia col comune di Torre de’ Ratti di cui è feudatario il detto signor dottor Pietro Giacinto Ratti pretendendo ancor esso che nella giuriddizione [sic] del suo feudo vi entrino due pezzi di terra che sono parimenti registrati al nostro catasto e ne paghiamo noi li carichi anzi noi paghiamo al medesimo lire ventuno ogni anno sotto il titolo del censo della Valerana (?) che non so cosa sia». A tal proposito è interessante notare che la corrispondente escussione di testi condotta dal delegato cesareo Pozzi a Torre de’ Ratti nella quale la comunità doveva riferire, come fa Borghetto, se esistevano controversie per ragioni di confini, non porta nessuna notizia dello sconfinamento di cui si lamenta Borghetto.

 

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