Economia
Argentina di nuovo a rischio default
Agostino Spataro
Ho scritto questa nota ieri sera, dopo avere ascoltato il
discorso pronunciato all'Onu di Axel Kicillof, ministro dell'Economia argentina,
a proposito delle ingiunzioni giudiziarie Usa relative al debito vantato dal
fondo Buitre.
Il giovane responsabile del dicastero economico è venuto a
New York per chiedere la solidarietà della comunità internazionale (che
gliel’ha ampiamente manifestata) al fine
di scongiurare il ricatto della solita oligarchia finanziaria e per ottenere
dalla "giustizia" Usa un congruo rinvio (rispetto alla scadenza
capestro del prossimo 30 giugno). La richiesta è una moratoria non per evitare
di pagare il dovuto, ma per avere il
tempo necessario per trattare una soluzione ragionevole e quindi saldare il
debito al fondo speculatore che lo ha acquistato a prezzi vili e pretende una
montagna di dollari.
Si deve sapere che se, nelle prossime ore, non verrà rimosso questo diktat, il
popolo argentino (poiché di lui stiamo parlando) potrebbe essere di nuovo
precipitato nel default (ossia nello sconquasso finanziario, nella
disperazione) uguale o peggio di quello cui si giunse nel 2001-02.
Com’è noto, quel disastro fu provocato da una scellerata politica
economica neo-liberista, basata sulla svendita del patrimonio pubblico, sulla
corruzione e gli intrallazzi, iniziata dai dittatori fascisti (del "piano
Condor") e continuata dai governanti degli anni '90, con l'avallo della
P2 e degli organismi finanziari internazionali (FMI, ecc)
Per un quarto di secolo, i generali e i politicanti succubi e complici delle
oligarchie finanziarie hanno provocato: la tragedia dei “desaparecidos” ossia
di 30mila giovani spariti nel nulla, seguita dal più grande disastro economico
e sociale della storia argentina, un debito stratosferico, ecc. Tutto ciò in piena sintonia con il FMI, la
Banca mondiale, le banche private dell’Occidente. Una situazione davvero ingovernabile che è
stata affrontata e, in gran parte, risolta dai governi della sinistra
democratica e peronista, guidati dai Kirchner, che hanno pagato l'enorme
debito "ereditato" e salvato e rimesso in piedi l'Argentina e la sua
economia.
Ora, a Washington, qualcuno la vuole strozzare, affondare. Perchè? Forse, perché i nuovi
dirigenti argentini sono “pretendono”- come è giusto che sia- di vivere, in autonomia, la loro sovranità e
indipendenza nazionale?
Evidentemente, non hanno capito che tali elementari diritti degli uomini e
delle nazioni risultano incompatibili con certe strategie politiche e
finanziarie.
In ballo vi sono i risultati di un decennio di politica
inclusiva contro la povertà, i diritti
legittimi e il progresso pacifico della popolazione argentina che, ricordo a
chi facilmente dimentica o finge, per il 40% è di origine italiana. Un motivo in
più per dire che la "questione"
ci interessa molto da vicino.
Il governo della presidenta Cristina ha chiesto soltanto una moratoria per
trattare, a condizioni giuste, il pagamento del debito residuo. Si è in attesa
della risposta delle autorità Usa che potrebbe anche essere negativa.
Il governo e il Parlamento italiani, le forze politiche e sociali, la stampa e
le Tv non hanno nulla da dire su tale, pericolosa situazione? Intendono
appoggiare la ragionevole richiesta del governo argentino o preferiscono
restarsene muti come hanno fatto fino a oggi?
Ovviamente, le domande valgono anche per la Chiesa cattolica, per lo stesso
Francesco, il Papa argentino. (Agostino Spataro, 26 giugno 2014)
29/06/2014 00:32:33
24.01.2018
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