ASviS pare molto presente in questo nuovo Governo, con una trasmigrazione, o almeno pare, degli Obiettivi dell’Agenda 2030. Cosa sia l’ASviS lo abbiamo imparato tutti (1), cosa riesca a influenzare in questa terza fase di Legislatura è tutto da scoprire. Nel comunicato (2) dell’associazione, all’indomani dell’indicazione di Mario Draghi alla guida del Consiglio dei Ministri si sono espresse parole lusinghiere su ciò che ci possiamo aspettare. “C’era un punto sull’ambiente e sul concetto di sviluppo sostenibile. Questo è alla base della giustizia tra generazioni che il Senato sta discutendo nella forma di progetti di legge costituzionale per inserire il concetto nella Costituzione. Questo governo conferma l’impegno di andare in questa direzione”. Forse la concessione di fiducia è eccessiva ma, evidentemente, al Presidente di ASviS non mancano le certezze nello specifico. “Esprimiamo la nostra soddisfazione per l’impegno, ribadito dal presidente del Consiglio Mario Draghi, a inserire lo sviluppo sostenibile in Costituzione, come proposto dall’ASviS. Il suo discorso programmatico va nella direzione di una svolta storica per il futuro del nostro Paese e delle nuove generazioni”, ha dichiarato senza mezzi termini il presidente Pierluigi Stefanini. “Per questo l’ASviS ha proposto fin dalla sua nascita di garantire dignità costituzionale al principio di giustizia intergenerazionale. Oggi celebriamo nel modo migliore i nostri cinque anni constatando che le tematiche connesse allo sviluppo sostenibile siano sempre più centrali nell’agenda politica e istituzionale”. Le dichiarazioni programmatiche, come sottolineato da Stefanini, sembrano evidenziare alcune linee generali in sintonia con valori e proposte dell’ASviS e possono essere valutate alla luce dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. Potrà anche avverarsi questa previsione ma, andando a spulciare punto per punto ciò che si andrà ad affrontare, si tratterà di un percorso difficile e accidentato. D’altra parte lo stesso Draghi ci dà i suggerimenti giusti per capire dove si ha intenzione di andare (…dove si vorrebbe andare). Compassato, con il giusto bilanciamento di pause e comunicazioni, Mario Draghi ci spiega come stanno le cose.
“Nei momenti più difficili della nostra storia, l’espressione più alta e nobile della politica si è tradotta in scelte coraggiose, in visioni che fino a un attimo prima sembravano impossibili. Perché prima di ogni nostra appartenenza, viene il dovere della cittadinanza”. Quali siano le visioni che intravvede il prof. Draghi ci piacerebbe capirlo. Dietro l’angolo rinvii, rimandi, ritorni al passato, deleghe ad altri, soprattutto a Bruxelles. Ma, evidentemente, il neo Presidente del Consiglio ha un altro quadro davanti. “Conta la qualità delle decisioni, conta il coraggio delle visioni, non contano i giorni. Questa è la nostra missione di italiani: consegnare un Paese migliore e più giusto ai figli e ai nipoti. Ogni spreco oggi è un torto che facciamo alle prossime generazioni, una sottrazione dei loro diritti.” Sicuramente d’accordo, ma sappiamo tutti come funzionano le cose in Italia. Non riusciamo nemmeno a farci dare le dosi di vaccino richieste (e pagate) prima degli altri. Non riusciamo ad avere un’idea di quale Italia sia possibile per i nostri figli e nipoti. Lasciamo pure da parte il termine “migliore”; sarà già molto riprendere un 80% del tenore di vita precedente. “La crescita di un’economia di un Paese non scaturisce solo da fattori economici. Dipende dalle istituzioni, dalla fiducia dei cittadini verso di esse, dalla condivisione di valori e di speranze. Gli stessi fattori determinano il progresso di un Paese.” Alt…soffermiamoci un momento sulle parole, sui termini. La “crescita” dipende dalle “Istituzioni”, dalla “fiducia dei cittadini” verso di esse ma le esperienze di questi ultimi cinquant’anni ci dicono altro. Ci parlano di corruzione, di subalternità a questo o a quell’alleato, di incompetenza, di asservimento a mafie e ‘ndranghete di tutti i tipi, di tangenti ed affarismo. Con poca possibilità, quindi di “condividere valori e speranze” con le Istituzioni stesse. E poi, di quali Istituzioni stiamo parlando? Delle rappresentanze istituzionali (nel Parlamento, nella presidenza della Repubblica)? Delle Forze dell’Ordine? Dei potentati economici e dell’informazione? Delle autorità sanitarie? Per ognuno di questi “spicchi” di Stato ci sarebbe da aprire un libro. Pieno di contraddizioni, errori e silenzi.
Ma, almeno nel discorso programmatico, si è voluto andare anche oltre. Si è fatto riferimento alle giovani generazioni, anzi a quelle che non ci sono ancora , le “next generations”. Portando il discorso su un terreno poco agevole che ci costringe, comunque, a fare i conti con il passato, con chi ha causato questo disastro, con partiti, Fondazioni, Logge, che hanno disfatto l’Italia più di una guerra. Ma ci si chiede di guardare avanti. Di pensare al futuro. Quel che è stato è stato. Per fortuna gli italiani non sono stupidi a tal punto da non aver capito l’antifona. Infatti, convince poco il refrain…”Per riuscire a spendere e spendere bene, utilizzando gli investimenti dedicati dal Next Generation EU, occorre irrobustire le amministrazioni meridionali, anche guardando con attenzione all’esperienza di un passato che spesso ha deluso la speranza. La strategia per i progetti del Next Generation EU non può che essere trasversale e sinergica, basata sul principio dei co-benefici, cioè con la capacità di impattare simultaneamente più settori, in maniera coordinata. Dovremo imparare a prevenire piuttosto che a riparare, non solo dispiegando tutte le tecnologie a nostra disposizione ma anche investendo sulla consapevolezza delle nuove generazioni che “ogni azione ha una conseguenza”. Attenzione al Sud, a non rifare più gli errori del passato, ad usufruire delle tecnologie ma in modo consapevole… Sì grazie. Tutto chiaro. Ma la situazione è grave, in tutti i sensi, ed “è pure disperata”, a dispetto del proverbio. Con grilli parlanti che ad ogni angolo ci invitano a non criticare ma a fornire soluzioni, a non frignare (anche se disperati) ma a canticchiare che “andrà tutto bene”. Un giochino che non funziona più. E Draghi ci dice chiaro e tondo che è qui per “trovare soluzioni” con un pacchetto sicuro…”Come si è ripetuto più volte, avremo a disposizione circa 210 miliardi lungo un periodo di sei anni. Queste risorse dovranno essere spese puntando a migliorare il potenziale di crescita della nostra economia. La quota di prestiti aggiuntivi che richiederemo tramite la principale componente del programma, lo Strumento per la ripresa e resilienza, dovrà essere modulata in base agli obiettivi di finanza pubblica. Ci ricorda chele Missioni del Programma potranno essere rimodulate e riaccorpate, ma resteranno quelle enunciate nei precedenti documenti del Governo uscente, ovvero “l’innovazione, la digitalizzazione, la competitività e la cultura; la transizione ecologica; le infrastrutture per la mobilità sostenibile; la formazione e la ricerca; l’equità sociale, di genere, generazionale e territoriale; la salute e la relativa filiera produttiva. Dovremo rafforzare il Programma prima di tutto per quanto riguarda gli obiettivi strategici e le riforme che li accompagnano. Con un’idea di continuità con il “Conte due” e la sicurezza di poter portare a termine obiettivi ambiziosi. “Il Programma è finora stato costruito in base ad obiettivi di alto livello e aggregando proposte progettuali in missioni, componenti e linee progettuali. Nelle prossime settimane rafforzeremo la dimensione strategica del Programma, in particolare con riguardo agli obiettivi riguardanti la produzione di energia da fonti rinnovabili, l’inquinamento dell’aria e delle acque, la rete ferroviaria veloce, le reti di distribuzione dell’energia per i veicoli a propulsione elettrica, la produzione e distribuzione di idrogeno, la digitalizzazione, la banda larga e le reti di comunicazione 5G” . Argomenti fino a due anni fa motivo di opposizione (o approfondimento) da parte dei “pentastellati”, ma anche da settori del PD, della Sinistra Italiana e di LeU. Ora invece, a giudicare dai likes ricevuti in Parlamento, le voci dissenzienti saranno molto molto meno. Peccato che il castello di carte, già nei suoi piani inferiori, mostri crepe e aggiustamenti di bassa lega.
Le premesse non sono entusiasmanti
Subito sotto pressione il nuovo esecutivo si è beccato già i rimbrotti di parte del mondo ambientalista. Infatti con la miniproroga di 7 mesi (da febbraio a fine settembre 2021) della scadenza per l’approvazione definitiva del PiTESAI (Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee), all’esame dell’Aula alla Camera, confermato nel decreto Milleproroghe, il Parlamento non risolve il problema delle trivellazioni nel nostro paese, sottovalutando gli impegni sulla decarbonizzazione assunti con l’Europa dal nostro Paese, insieme agli altri Stati Membri della UE. Per rispettare gli obiettivi dell’European Green Deal Greenpeace Italia, Legambiente e WWF hanno, infatti, chiesto alle forze politiche di maggioranza di dotare quanto prima il nostro Paese di una legge, analoga a quelle approvate in Francia e, recentemente in Danimarca (uno dei maggiori produttori di petrolio della UE) che stabilisca un chiaro termine ultimo, coerente con l’obiettivo europeo del conseguimento della neutralità climatica entro il 2050. Una data che definisca la validità delle concessioni per l’estrazione degli idrocarburi e che preveda, di conseguenza, un fermo delle autorizzazioni per le attività di ricerca e prospezione degli idrocarburi.
In tale prospettiva, un eventuale Piano delle Aree Idonee approvato a settembre non potrebbe che prevedere la limitazione delle aree per la prospezione ricerca e coltivazione degli idrocarburi liquidi e gassosi, a mare e a terra, per poter davvero portare il nostro Paese da qui a vent’anni a un blocco di tutte le attività di estrazione di gas e petrolio. Tuttavia, considerati i tempi necessari per arrivare dalle prospezioni all’estrazione di idrocarburi, e rientrare dagli investimenti, autorizzare nuovi progetti non avrebbe senso perché sarebbero comunque fuori tempo massimo all’interno di un piano serio di decarbonizzazione. Con quste argomentazioni Greenpeace Italia, Legambiente e WWF, sottolineano come il PiTESAI nasca per garantire la transizione energetica e per valorizzare la sostenibilità ambientale e che le previsioni e le scelte del Piano da approvare a settembre, conclusa la procedura di Valutazione Ambientale Strategica, debbano essere coerenti con il conseguimento della neutralità climatica entro il 2050 e quindi con la progressiva decarbonizzazione della economia italiana, stabiliti dalla Commissione Europea nell’ European Green Deal (Comunicazione della Commissione Europea dell’11/12/2019) . Le associazioni richiamano i vantaggi economici della creazione di una filiera economica per lo smantellamento, la bonifica, il recupero e il riuso dei materiali delle piattaforme e dei pozzi a terra e a mare, che assicuri la giusta transizione verso un’economia verde. Nei nostri mari ci sono numerosi relitti di piattaforme non produttive (le associazioni con il Ministero per lo Sviluppo Economico ne avevano individuate nel 2018 almeno 34 solo nell’Adriatico, da smantellare) e di servitù petrolifere che mettono a rischio l’ambiente e i settori economici che vivono delle risorse naturali, colpiti duramente da questa pandemia (solo nel settore della pesca sono 60mila gli addetti in Italia e di turismo costiero vivono almeno 47mila esercizi). Greenpeace, Legambiente e WWF ricordano che il settore dell’estrazione di gas e petrolio sul territorio nazionale (tutte le riserve petrolifere nei nostri mari coprirebbero il fabbisogno nazionale solo per 7 settimane – dati MiSE) sopravvive artificiosamente per i numerosi incentivi, sovvenzioni e esenzioni che lo tengono forzosamente in vita. Una prima prova di maturità e di imprenditorialità green che è stata rimandata all’autunno. Segno che i percorsi accidentati ci sono e le difficoltà si presentano nei modi più impensati, dai ritardi burocratici, ai vincoli derivanti da impegni pregressi, alla stessa mancanza di prospettiva. Per ora si può buttare la palla in tribuna ma, prima o poi, bisognerà imbastire qualche azione efficace…
…
.1. https://asvis.it/goal-e-target-obiettivi-e-traguardi-per-il-2030/
.2. https://asvis.it/public/asvis2/files/Comunicati_stampa/CS_programma_Draghi_1_.pdf
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