Si tratta di un quarto di secolo, ma sostanzialmente questa Europa cosa ha combinato in questi 25 anni?
Altri paesi hanno sviluppato o stanno cercando di sviluppare degli imperi, l’Europa, a suo tempo centro del mondo e fondatrice di imperi, cosa sta combinando?
Partiamo dalla Cina: in questi 25 anni ha costruito una enorme potenza economica, sotto il controllo di un partito comunista molto edulcorato, flessibile e pratico, come sanno essere i mercanti cinesi nella loro storia millenaria.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti: un grande progresso tecnologico, che si accompagna ad un profondo rispetto del passato, un inconsueto melange di vecchio e nuovo che sembra funzionare.
L’altro impero recente, quello americano, pur con alti e bassi, e brucianti sconfitte come in Vietnam e Afghanistan, si propone come un modello inedito di liberalismo autoritario nelle mani di un Trump più contraddittorio e cipiglioso che mai.
Ma le enormi risorse degli USA permettono questo ed altro ed è difficile fare il contraddittorio. Si tace o si acconsente.
Persino il colosso dai piedi di argilla, la Russia euroasiatica, fa la voce grossa e si permette, con la sua forza militare, di sfidare tutto e tutti.
Certo, la Russia non è una grande potenza economica, siamo d’accordo, ma dispone di tutti i minerali e i materiali adatti a vivere passabilmente nel presente e nel futuro, su questo non c’è dubbio.
Con le sue oltre 5.000 ogive nucleari, si può permettere di distruggere il mondo 20, forse 30 volte, e lo sa benissimo.
Putin è un dittatore non folle, logico e razionale, con in mente degli obbiettivi precisi e raggiungibili, di cui l’Ucraina è la prima vittima.
Noi possiamo soltanto sperare che non ce ne siano altre.
E l’Europa? Nel 2000 si presentava come un continente dalle infinite possibilità, i suoi leader di allora parlavano di ritornare ad una età dell’oro, in cui l’Euro avrebbe stracciato il Dollaro e l’Europa sarebbe ritornata ai tempi della regina Vittoria e del cancelliere Bismarck.
Così non è stato, e sicuramente per colpa di questi inappetenti leader europei.
Da Tony Blair in Gran Bretagna, da Helmut Kohl e Angela Merkel in Germania ai vari presidenti francesi, tutti hanno contribuito a questa debacle.
E in Italia? I due Pinco e Pallino, cioè Berlusconi e Prodi, si sono affrontati per molti anni, ma nessuno dei due ha saputo lasciare un’impronta, dettare un programma per il futuro, in un paese così piccolo e travagliato.
Risultato: il ritorno di una Destra che sembrava scomparsa da decenni, ma che era evidentemente carsica, capace di resistere a tutte le pacchiane dichiarazioni di una democrazia debole.
Oggi c’è la Meloni, con le sue enunciazioni combattive, ma da comizio, non da primo ministro, e con una sostanziale ripetizione di luoghi comuni che ascoltiamo da decenni.
Di questa Sinistra si può parlare come di un fantasma, che appare e scompare fra i palazzi romani, ma senza nessuna incidenza sulla realtà sovranazionale.
In tutta l’Europa veleggia un vento di riscossa, ma chiaramente non è dai burocrati di Bruxelles che si possono avere delle risposte concludenti.
L’Europa ha quello che si merita, essere caduta in basso e non avere un punto di forza da cui risollevarsi.
Viator
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