2025. L’anno che verrà (seconda e ultima parte)

Di sicuro la Central intelligence Agency avrà aggiornato i suoi milioni di files, bene ordinati e gestiti – con ogni probabilità – con diversi snodi di AI intelligenze artificiali, a partire da quanto analizzato dal prof. Fingar e doverosamente piazzato come preambolo all’Editoriale di fine anno di questo 31 dicembre. Di sicuro avrà protetto e, qualche volta, coperto e distorto , le sue preziose indicazioni per indirizzarle ai pochi eletti destinatari di tanta scienza. Un processo di “concretezza democratica” che ormai conosciamo da una quarantina d’anni e che va in direzione opposta alla partecipazione complessiva dei cittadini, di qualsiasi razza, credo religioso, livello di istruzione e posizionamento spaziale sulla nostra, limitata, Terra. Difficilmente ci si riferisce alla terra nel suo insieme e, molto prosaicamente, si bada al sodo. A “chi sono nostri alleati acquisiti o possibili” a chi sia e quali forze abbia il “nemico” nemmeno più il “competitor” o l’ “avversario”, semplicemente e crudamente il nemico. E, di lì, richiesta di aumento delle spese per produrre sistemi d’arma sempre più sofisticati da vendere a peso d’oro, attenzione ai “possibili/certi punti di attrito”: l’accesso all’acqua, la possibilità di avere cibo di sufficiente qualità, il mantenimento del welfare sanitario e scolastico, le coperture pensionistiche possibili. Tutti elementi che rendono il futuro incerto e che, raramente, vengono messi correttamente in fila, per non allarmare troppo e perché, sostanzialmente, i “cittadini del mondo” amano vivere in una nicchia ovattata, facendo finata di nulla.

CIA, Pentagono, Agenzie governative statunitensi, stati generali delle principali concentrazioni finaziarie ((da “Blackrock” ai vari Ellon Musk e fondazioni simili) sanno bene come stanno andando le cose e, soprattutto, quali saranno le tendenze possibili in evoluzione. “Chathamhouse”, auotdefinitasi (1) “Istituto Indipendente di Ricerca”  è uno degli interlocutori, presumibilmente ben compensato, adatto a fornire dati utili per formarsi idee chiare sul futuro. E, approfittando dell’occasione, anche noi di XCF, per questa seconda parte di “Previsioni”, ci atteniamo ai suoi suggerimenti. L’autrice del pezzo in orginale (pubblicato dierci giorni prima della fine del 2024) è Armida van Rij (2).

Il suo incipit è piano e prevedibile come un tavolo da biliardo: “L’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia nel febbraio 2022 ha portato molte cose: il primo grande conflitto in Europa dal 1945, rinnovati timori di escalation nucleare e urgenti interrogativi sulle dimensioni e la forza dell’alleanza NATO.” Seguito da un corollario su cui occorrerebbe fare chiarezza: “Ma la guerra di Vladimir Putin ha anche accelerato una partnership più oscura tra Cina, Russia, Iran e Corea del Nord, i cosiddetti paesi Crink. Attraverso una maggiore cooperazione militare, economica, politica e tecnologica, questo matrimonio di convenienza sta consentendo l’aggressione russa in Ucraina e pone profondi rischi al resto dell’Europa, dagli attacchi alle sue infrastrutture critiche alle dilaganti campagne di disinformazione”. Niente di che, una posizione che ben conosciamo dalle veline imparate a memoria da Ursula von der Leyen e riprese a più non posso da quasi tutte le forze politiche e gli attori sociali presenti a livello europeo (e quindi anche italiano). Fingar già nel 2020 (vedi Editoriale precedente)  faceva riferimento ai Paesi BRICS, segnalandone la forte presenza economica su più scacchieri e la rilevante consistenza dal punto di vista della densità di popolazione e dei chilometri quadrati di territorio occupati. Pari a circa il 50% di tutto il resto delle Terre emerse abitabili(o poco meno). Soprattutto non tenendo conto che da alleati possibili, in un quadro di riorganizzazione globale, di Russia, Cina e India (più altri) si è deciso di forzare la mano portando la Russia ad una sua autoemarginazione ben nota. L’azione sciagurata del Febbraio 2022, non continuando canali diplomatici possibili, costerà comunque tantissimo all’Ucraina, alla russia stessa e, anche , all’Europa e al resto del mondo. Ma forse, per qualche “pensatore illuminato”, l’operazione era proprio quella: interrompere le forniture energetiche di gas russo con i vari “streams” (a costo di sabotarne qualcuno) cambiando gli equilibri economici che erano seguiti alla ricucitura dei resti dell’Unione Sovietica, con consegunze impreviste.   Ma “Chathamhouse” è su un’altra lunghezza d’onda e lo capiamo da molti passaggi. “Alcuni leader europei stanno già lanciando l’allarme. Kaja Kallas, ex primo ministro estone e nuovo Aalto rappresentante dell’UE per gli affari esteri, ha recentemente messo in guardia sulla crescente cooperazione tra i paesi Crink a sostegno della guerra della Russia in Ucraina, mentre Lord Robertson, ex segretario generale della NATO, ha descritto il raggruppamento come un “quartetto mortale” con legami sempre più stretti.”  .  Posizione netta soprattutto degli Stati Baltici, della polonia e, ovviamente, dell’Ucraina, ripresa in pieno nel documento di fine anno. La dott.ssa Armida van Rij continua comunque imperterrita:”Con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca nel 2025, la minaccia rappresentata dai paesi Crink è destinata ad aumentare. Mantenere la promessa della sua campagna elettorale di “porre fine alla guerra in Ucraina in un giorno” – improbabile alle condizioni di Kiev – non farebbe che incoraggiare ulteriormente la Russia. Anche per quanto riguarda l’Iran, un ritorno alla strategia della “massima pressione” isolerebbe la leadership di Teheran e aumenterebbe la sua dipendenza dal quartetto. “ Si passa poi ad una domanda un po’ retorica. “Putin e i suoi complici possono essere fermati? Ciò dipenderà almeno dal fatto che i leader europei li riconoscano come una minaccia sistemica e interconnessa.”

La Van Rij  arriva anche a definire le relazioni tra i paesi Crink come una minaccia globale tanto pericolosa quanto subdola. Secondo la Van Rij, la Cina è stata il principale alleato e partner commerciale della Corea del Nord per decenni e ha acquistato petrolio iraniano dal 2020 per aiutare a compensare le sanzioni statunitensi. Mentre invece, nel 2015, “Iran e Russia hanno coordinato una campagna militare per garantire che il presidente siriano Basher al-Assad rimanesse al potere dopo la primavera araba. Queste relazioni non sono nuove”.

Eppure è stata l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel 2022 e l’isolamento che Mosca ha dovuto affrontare dopo che Europa e Stati Uniti hanno tagliato i legami che hanno spinto questi Paesi, definiti dalla van Rij “ vagamente allineati” verso una partnership più riconoscibile e distruttiva, condizionata in parte dalle sanzioni occidentali.

Le prove di una maggiore cooperazione tra questi Paesi, sempre secondo l’articolo della “Chathamhouse”, sono aumentate dall’invasione. Pochi giorni prima che i carri armati russi entrassero in Ucraina, Vladimir Putin e Xi Jinping hanno concordato una “partnership illimitata” basata su legami economici, militari e politici più profondi. Oggi, la Cina è la principale destinazione di esportazione di petrolio greggio della Russia e continua a esportare tecnologia a duplice uso, sia per scopi civili che militari, in Russia. Ciò include semiconduttori e macchine utensili che stanno aiutando ad attenuare l’impatto delle sanzioni degli Stati Uniti e dell’Unione Europea. Dati che ci ricorda Van Rij ma che sono all’ordine del giorno nei “reports” del pentagono e della stessa CIA agli Organi di Governo statunitensi.

Non solo, secondo van Rij, Iran e Russia firmeranno presto un trattato di cooperazione per la difesa, che Sergei Lavrov, ministro degli Esteri russo, ha descritto come “un fattore serio nel rafforzamento delle relazioni russo-iraniane“. Teheran è anche diventata un importante fornitore di armi per la Russia, facendo arrivare droni e missili balistici a corto raggio. A partire da ottobre 2024, come è noto, la Corea del Nord ha inviato 10.000 soldati per combattere la guerra di Putin in Ucraina, dopo aver firmato un patto di difesa reciproca quest’anno. Un quadro che non accenna a cambiare con il gennaio prossimo venturo … anzi. L’aumento del 50% previsto per il residuo gas di origine russa, data l’interruzione definitiva del corridoio ucraino, porterà nuovi disagi e motivi di contrasto. Esattamente il contrario di quanto ci si dovrebbe attendere da “un anno rinnovato, segnato dall’apertura delle porte dell’Anno Santo, che dovrà essere anno di pace per tutti”. Queste ultime parole sono state pronunciate a natale da Papa Francesco, sempre più inascoltato ambasciatore di pace.

Nonostante i crescenti legami tra i quattro “cattivi” più volte citati nel testo di “Chathamhouse”, i loro obiettivi non sono uniformi e le loro relazioni mostrano ancora un certo grado di sfiducia. Pechino, da parte sua, ha respinto lo spiegamento di truppe della Corea del Nord in Russia, temendo che una relazione più stretta tra Mosca e Pyongyang potesse minacciare il suo desiderio di una stabilità continua nella penisola coreana. Anche gli ultimi sforzi di Putin per garantire un accordo sul gasdotto con la Cina sono falliti a causa delle richieste di prezzo di Xi, dimostrando che gli interessi nazionali prevalgono ancora nella “partnership illimitata.

In termini politici generali, tuttavia, i paesi CRINK condividono, e su questo la Rij  ha ragione,  un desiderio comune di sfidare l’ordine internazionale basato sulle regole, minare l’egemonia degli Stati Uniti e far spazio a sistemi di governance alternativi. Per l’Europa, questa convergenza pone rischi significativi.

Il rischio più urgente è la continuazione della guerra della Russia in Ucraina, che i paesi CRINK stanno consentendo fornendo tecnologie chiave, capacità militari, competenza militare e copertura mediatica. A livello politico, la loro cooperazione garantisce che la Russia non sia isolata sulla scena mondiale, mentre economicamente ha contribuito a erodere l’efficacia delle sanzioni e dei controlli sulle esportazioni dell’UE e degli Stati Uniti e ha mantenuto a galla l’economia russa.

E’ sempre lo studio della Chatham, evidentemente orientato a sostenere le tesi prevalenti in Occidente, a ricordarci la minaccia all’Europa da parte della Cina. Una pressione “sistemica”, anche se meno visibile, con poco consenso tra i Paesi europei sul rischio specifico che rappresenta. Alcuni esperti hanno sostenuto che la guerra della Russia in Ucraina ha permesso alla Cina di promuovere le sue ambizioni di emergere come centro alternativo di influenza globale. E questo va a complicare le cose e proprio il 2025 che va a incominciare, su questo, ci offrirà molte conferme. Il ruolo di Pechino nel consentire che le bombe vengano sganciate su Kiev quotidianamente non minaccia solo la sicurezza europea, ma promuove l’obiettivo più ampio di Pechino di indebolire la ricerca di autonomia e indipendenza dalla Russia, sostanzialmente guidata dagli Stati Uniti.

Ma la dott.ssa Van Rij va oltre. “Le ambizioni di Putin si estendono oltre il conflitto armato in Ucraina. Negli ultimi dieci anni, ma in modo più visibile dal 2022, Mosca ha condotto una guerra di “zona grigia”, ovvero una guerra con mezzi non militari, contro gli Stati europei. Il crescente sostegno che la Russia riceve da Corea del Nord, Cina e Iran, in termini di copertura diplomatica e sostegno economico, consente questi sforzi.”

Da verificare invece la seguente affermazione che, ricordando l’ammissione di colpa nell’intervento sul collegamento “Stream 2” nel Baltico da parte degli incursori ucraini, è per lo meno discutibile. Ma “Chathasmhouse” fa passare attraverso le griglie, per altre info strettissime, e permegtte ai decisori politici statunitensi di mantenere una posizione di dura condanna. Questa la frasse: “Gli esempi più visibili di attacchi russi negli ultimi mesi sono stati l’interferenza del segnale dei voli commerciali nei Paesi baltici, gli attacchi incendiari in Germania, Polonia e Gran Bretagna e la mappatura e il sabotaggio di infrastrutture critiche nel Mare del Nord e nel Mar Baltico.”

C’è anche un accenno (di un paio di pagine) su quanto è successo in italia con la meloni al Governo e con un forte asse di destra-centro al potere. Stessa situazione, o poco differente, in Germania, con una Alternative fur Deutschland sempre più forte e radicata. Infine un accenno al “macronismo” anch’esso in crisi di identità e di rappresentatività.

E’ sdempre la van Rij a segnalarci che l’Ungheria, il più stretto alleato di Putin nell’UE, è stata una scettica aperta del sostegno dell’Europa all’Ucraina, ritardando significativamente l’approvazione del pacchetto di aiuti da 50 miliardi di euro del Consiglio europeo a Kiev all’inizio di quest’anno e cercando di bloccare le sanzioni dell’UE contro la Russia. A luglio, Victor Orbán, il leader populista ed euroscettico dell’Ungheria, ha esteso un programma che rende più facile per i cittadini di paesi terzi ottenere visti di lavoro a russi e bielorussi, il che ha effettivamente consentito ai cittadini russi di viaggiare liberamente attraverso la zona Schengen.Altra questione duramente stigmatizzata nel documento Chatham.

In Francia, l’  “alleata di Putin” Marine le Pen (così viene definita nel testo), che in passato ha ricevuto finanziamenti da banche russe, ha aumentato i suoi seggi nel parlamento francese del 60 per cento nelle elezioni di quest’anno. In Austria e nei Paesi Bassi, i partiti della libertà che sostengono la Russia, rispettivamente FPO e PVV, hanno vinto le elezioni nazionali, raggiungendo in questa sua carrellata l’Italia. E qui le parole sono davvero pietre: “Il primo ministro italiano – Giorgia Meloni –  proviene da un partito neofascista, ora in coalizione con il partito di estrema destra Lega, un aperto sostenitore di Putin”.   Altro passaggio su cui riflettere da contestualizzare in una operazione di restaurazione e di difesa di quel poco che è rimasto in italia, associato ad una proposta di centrosinistra debole e confusa …con i risultati che ben conosciamo. Ma Armide Van Rij va giù col coltello, cercando di scuotere le cosciente di una – sue parole – “Europa dormiente”.

Il crescente numero di vittorie dei politici che sostengono Putin in Europa e la costante inclinazione a destra degli stati chiave dell’UE sono importanti perché cambiano la composizione del Consiglio europeo e mutano sostanzialmente il suo approccio consensuale verso questioni economiche e di sicurezza, tra cui sanzioni, difesa e la questione più ampia dell’allargamento dell’UE.Van Rij denuncia una situazione complessa ma offre ricette vecchie in alternativa… per cui è da prendere con le pinze.

La sua conclusione è, parimenti, motivo di discusione e riflessione: “Per altri membri del quartetto, la crescente adesione elettorale dell’Europa ai partiti di estrema destra sta aprendo le porte. In Germania, un importante politico del partito di estrema destra Alternativa per la Germania ha dimostrato di avere ampi legami con una rete di influenza cinese. All’inizio di quest’anno, si diceva che il presidente Orbán avesse sottoscritto investimenti diretti esteri cinesi per un valore di 16 miliardi di euro. Come può rispondere l’Europa

Le risposte politiche a una minaccia variabile come questa possono sembrare limitate, ma c’è molto che l’Europa può fare per mitigarne gli effetti più distruttivi. In primo luogo, i leader europei non possono separare la minaccia della guerra della Russia in Ucraina dalla gamma di altre azioni ostili che Mosca, e i suoi sostenitori Crink, stanno intraprendendo contro l’Europa. Questa è una minaccia sistemica.”

Come rispondere alla minaccia del nuovo “asse del male” (secondo Armide Van Rij e i think tank di Londra e Washington)

Si parlava primas di “ricette antiquate” e poco credibili….Eccole: “In termini pratici, i leader europei con il supporto di altri alleati del G7 devono fare di più per limitare l’esportazione di capacità militari da Cina, Iran e Corea del Nord alla Russia. A ottobre, gli Stati Uniti e l’UE hanno imposto sanzioni all’Iran in risposta alla sua fornitura di missili balistici. Ma questo costo non è abbastanza alto e deve coprire anche le attrezzature e le tecnologie militari e a duplice uso dalla Cina. Pechino rimane il partner essenziale in questo asse e quello meno vincolato nell’economia globale.”  E poi continua così:

In secondo luogo, l’Europa deve costruire la propria credibilità difensiva sviluppando la propria base industriale di difesa. Decenni di spesa insufficiente per la difesa hanno fatto sì che l’Europa stia ora esaurendo il kit militare da donare all’Ucraina e rifornire le scorte. Ricostruire una base industriale di difesa più forte in Europa è un aspetto chiave della deterrenza che ridurrà la dipendenza dagli Stati Uniti, che a loro volta stanno lottando per tenere il passo con la domanda di Ucraina, Israele e dei suoi alleati.”   Eh sì….perchè – sullo sfondo – c’è anche Israele, alle prese con un impresa titanica: eliminare il terrorismo e l’islam radicale in ogni forma e sotto ogni bandiera. Non facile…

In terzo luogo, l’Europa deve costruire resilienza contro la guerra in zona grigia della Russia o di qualsiasi altro attore maligno. Data la gamma di attacchi ibridi possibili, dal sabotaggio rudimentale all’interferenza tecnologica ad alta specializzazione, i paesi europei devono dare priorità alla costruzione di una maggiore resilienza, poiché sarà impossibile prevenire ogni attacco.

La Finlandia lo ha fatto particolarmente bene. Alla fine del 2023, quando la Russia ha spinto i migranti al loro confine comune nel tentativo di destabilizzare la popolazione e sfruttare una questione politicamente delicata, ha avuto scarso effetto. L’approccio “dell’intera società” della Finlandia alla sicurezza e alla resilienza durato decenni ha evitato molta opposizione, anche quando il governo ha chiuso il confine al suo vicino aggressivo”. Cioè, per capirci.   “Li abbiamo tenuti fuori…molti provenienti da Afghanistan e repubbliche centro asiatiche…che se ne restino in Russia. Qui non entrano a far danni”.    Ho solo “sviluppato” il pensiero profodno che sta dietro quel “non c’è stata opposizione”. “Non siamo in Italia dove hanno il coraggio di mandare un ministro in Tribunale per un respingimento simile….noi siamo seri”.   Chissà che facendo due chiacchiere con la dott.ssa Van Rij possano venire fuori sfumature impreviste. E la “chiosa finale” è una conferma dell’insieme: “Legiferare requisiti di resilienza nazionale per gli stati membri dell’UE, sulla base delle lezioni del recente rapporto di Sauli Niinistö. Trasformare queste raccomandazioni in una risposta politica unitaria potrebbe richiedere diversi anni. Ma i rischi posti da questo quartetto emergente sono troppo alti perché l’Europa non lo faccia”.  Cosa significa “legiferare requisiti di Resilienza Nazionale” lo sa solo la Van Rij… ma finchè sarà così si attueranno solo politiche restrittive e di difesa… senza proposte vere e di interesse generale. A quando considerare la terra come un insieme (purtroppo “finito” e limitato) con l’obiettivo di creare welfare generalizzato a tutte latitudini, per tutte le razze, per i praticanti le varie religioni o agnostici, in un quadro equilibrato di crescita economica coordinata e generalizzata. E, cosa dimenticata oggi da tutti, non solo dallo Studio Chatham, avendo come obiettivo un riequilibrio ambientale globale, con il rispetto e la tutela delle biodiversità inserite negli habitat di origine.

Ma il 2025 ci prepara altro. Sarà ancora un anno di guerre e di frizioni internazionali con un peggioramento complessivo dei livelli di vita. Con sempre più cittadini e cittadine che riterranno inutile “andare a votare” perché non è così che si cambia o si migliora qualcosa. E, ancor peggio, con la concreta possibilità di far saltare tabu’ fino a pochi anni fa “sacralizzati”. L’occhiolino all’uso possibile di armi nucleari “tattiche” è li’ a confermarlo.

.1. Chatham House, the Royal Institute of International Affairs, is an independent policy institute based in London. Our mission is to help build a sustainably secure, prosperous and just world.

Founded in 1920, Chatham House engages governments, the private sector, civil society and its members in open debate and confidential discussion on the most significant developments in international affairs. Each year, the institute runs more than 300 private and public events – conferences, workshops and roundtables – in London and internationally with partners. Our convening power attracts world leaders and the best analysts in their respective fields from across the globe.

Chatham House carries out independent and rigorous analysis of critical global, regional and country-specific challenges and opportunities. In 2016, Chatham House was named Think Tank of the Year at Prospect magazine’s annual think-tank awards, where it also won in the UK categories for International Affairs and Energy and Environment. The judges commented that the institute’s work is ‘reliably excellent’ and a ‘gold standard of knowledge and professionalism

Chatham House consistently ranks highly in the University of Pennsylvania’s annual Global Go To Think Tank Index, where it has been assessed by its peers as the No. 1 think-tank outside the US for nine consecutive years, No. 2 worldwide for the past six years and was ranked Think Tank of the Year in the survey published in January 2017.

The institute’s reports, papers, books and other research outputs are a vital resource for leaders and policy-makers in government, the private sector and civil society. International Affairs, Britain’s leading journal of international relations, was founded by and is edited at the institute.

The institute’s magazine, The World Today, provides authoritative analysis and up-to-date commentary on current topics. The Chatham House library has one of the longest-standing specialist collections of material on international affairs in the United Kingdom. The collections are digitally archived and searchable.

.2. Le parti riprese dal documento Van Rij si trovano in originale qui. https://www.chathamhouse.org/publications/the-world-today/2024-12/can-europe-stop-quartet-chaos

.3. (invito dello Studio Chatham). “Unisciti ad Armida van Rij e ad altri esperti di sicurezza internazionale alla Conferenza sulla Sicurezza e la Difesa di Chatham House il 6 marzo 2025 per discutere delle minacce alla sicurezza europea, della strategia di difesa del nuovo governo del Regno Unito e del crescente ruolo delle “potenze medie” in un mondo frammentato”

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