‘Una “Festa d’Aprile” dedicata anche a chi, come Guido Rossa, ha messo in evidenza quali devono essere le caratteristiche dei veri Resistenti, in contrasto con chi, incapace di capire e dialogare, sa solo uccidere’.
Ilaria Romeo
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Ci risiamo. Ai massimi livelli dello Stato, dal presidente del Senato, da alcuni parlamentari, da oratori sedicenti “storici esperti del periodo post 8 settembre“, addirittura anche in alcune trasmissioni televisive che, evidentemente, hanno perso il senso della Storia, sta “passando” un concetto errato secondo cui le Brigate Rosse, coacervo di illegalità, di crimini, di assassinii, autoproclamatesi “alternativa politica al ‘sistema'”, siano una evoluzione del movimento resistenziale italiano, antifascista e democratico. Niente di più sbagliato e lo vogliamo ribadire in occasione di questo 25 aprile 2023 che deve essere un appuntamento di celebrazione e rispetto per chi si è impegnato contro il nazifascismo (fino anche all’estremo sacrificio) riuscendo a mettere insieme le diverse anime fortemente contrarie al Fascismo, da quelle più marcatamente marxiste o di ispirazione socialista, alle variegate rappresentanze del mondo cattolico democratico, ai liberal-democratici fino agli stessi monarchici. Un fronte ampio duramente critico verso chi ha cercato di mortificare il confronto politico abolendo partiti, sindacati e portatori di interessi non coincidenti con l’ideologia di regime. Un “fronte”, ben rappresentato nel CLN ben conscio dei disastri causati da un ventennio di negazione dei diritti elementari, di errori in campo economico e militare, con il risultato di aver bloccato l’Italia intera per decenni e con l’aggravante di averne causato enormi lutti e distruzioni. Questo il quadro che si sono trovati davanti i nostri “resistenti” che non si sono tirati indietro rispetto ad impegni, anche gravosi, a livello parlamentare e a cui dobbiamo il dono più importante: la Costituzione repubblicana.
A suggello di queste considerazioni stanno le parole pronunciate da Sandro Pertini in un nefasto inverno del 1979 in occasione dei funerali del sindacalista Guido Rossa, barbaramente ucciso dalle sedicenti Brigate Rosse di allora: “Io le Brigate rosse le ho conosciute tanti anni fa – affermo’ l’allora presidente della Repubblica Pertini – ma ho conosciuto quelle vere che combattevano i nazisti, non questi miserabili che sparano contro gli operai‘. Ma Pertini volle andare oltre e disse: “Questa democrazia, anche se qualcuno non è soddisfatto (nulla è perfetto a questo mondo), è una nostra conquista, una conquista della Resistenza e mi conforta che la classe lavoratrice lo abbia compreso”. Quindi…. non si scherza sulla Resistenza, quella vera. I comportamenti di chi non discute, non si comporta in modo democratico, non permette il confronto sulle tematiche più varie, sono semplicemente manifestazioni di “fascismo” e del tipo peggiore. Lo capì Guido Rossa e, riprendendo un intervento di inizio 2022 comparso su “Collettiva” di Ilaria Romeo (*), possiamo comprendere meglio l’impossibilità di legare in qualsiasi modo la Resistenza antifascista al periodo più buio del secondo dopoguerra italiano, quello degli “anni di piombo”.
Scriveva la Romeo:”Guido Rossa ha sempre preferito l’azione alle parole. Così quando scopre un brigatista infiltrato nella sua fabbrica, lo denuncia. Senza paura. Da solo. Un delegato sindacale alla Italsider di Genova pronto a sfidare i terroristi perché per lui quello che conta è la democrazia. Viene ucciso che non è ancora sorto il sole il 24 gennaio 1979” . Ricordare quei momenti ci permette di ragionare su come un malinteso spirito antisistema possa arrivare alle conseguenze più assurde e nefaste. Di questo si macchiarono le sedicenti brigate Rosse e tutti gli epigoni che li scimmiottarono.
Quel giorno la città di Genova si fermè e le segreterie della Federazione unitaria e della Flm, riunite d’urgenza, proclamarono lo sciopero generale per quella stessa mattina. “Se ammazzando Guido volevano metterci paura – gli farà eco un compagno di lavoro – farci chiudere in fabbrica, in noi stessi, devono sapere che hanno sbagliato i loro conti. Noi non abbiamo paura, ora meno che mai”.
Le Istituzioni di allora decisero per Guido Rossa i funerali di Stato, che si svolsero in piazza De Ferrari il 27 gennaio 1979 alla presenza del presidente della Repubblica Sandro Pertini. A dispetto del cerimoniale, il presidente farà pressione per incontrare i camalli del porto. “Il prefetto – racconterà Antonio Ghirelli, ex portavoce del Quirinale – glielo sconsigliò, perché, disse, c’era simpatia per le Br.” Ma Pertini insistette fino a che non lo accompagnarono alla sede dei “portuali”. Entrò in un grosso container, con le gigantografie di Lenin e Togliatti alle pareti. E, nonostante i suoi ottantadue anni, scattò sulla pedana e in mezzo a un pesantissimo silenzio, urlò alle centinaia di persone presenti: ‘Non sono qui come presidente, sono qui come Sandro Pertini, vecchio partigiano e cittadino di questa Repubblica democratica e antifascista. Io le Brigate rosse le ho conosciute tanti anni fa, ma ho conosciuto quelle vere che combattevano i nazisti, non questi miserabili che sparano contro gli operai‘. Aggiungerà il presidente: “Questa democrazia, anche se qualcuno non è soddisfatto (nulla è perfetto a questo mondo), è una nostra conquista, una conquista della Resistenza e mi conforta che la classe lavoratrice lo abbia compreso”. Abbiamo voluto riprendere per intero il passaggio del bell’articolo di Ilaria Romeo perchè ci permette di distinguere fra barbarie e civiltà democratica, tra nichilismo assassino e volontà di impegnarsi per una società migliore. D’altra parte la morte di Guido non è stata, non è, e non sarà mai, un sacrificio inutile. “Sai qual è la differenza tra noi e le Br? – recitava un anonimo, bellissimo biglietto di un operaio a lui dedicato (custodito dalla figlia come una reliquia)– Noi con le nostre lotte tendiamo a estrarre i meglio che c’è nell’uomo. Loro il peggio. Noi la solidarietà tra gli uomini, loro l’omicidio. Quando si aspetta un operaio sotto casa e gli si spara alle spalle si è fascisti, lo ripeto….si è fascisti, ….e non ho altro da aggiungere”. E queste “lotte” che sono alla base del giusto e naturale impegno per una società migliore sono l’essenza stessa del 25 aprile, ne sono il contenuto vero, antifascista, contro tutte le forme di chiusure reazionarie e di oscurantismo. Con questo pensiero al sindacalista Guido Rossa auguriamo il più proficuo e significativo 25 aprile a tutte e tutti.
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(*) – Ilaria Romeo: “Guido Rossa. Il coraggio di un operaio”. https://www.collettiva.it/copertine/lavoro/2022/01/24/news/guido_rossa_uno_di_noi-1808100/
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