Vi propongo, con le dovute note, il documento integrale appena licenziato dagli amici dell’Area Civica che, insieme a Verdi e Socialisti, si è impegnata nella recente (deludente) kermesse elettorale. Tutto da leggere, in vista di una ricostruzione.
Comincia così: “Con il voto del 4 marzo, la tensione per il cambiamento, che la società esprime da diversi anni, non si è trasformata, come pure avrebbe potuto, in energia riformatrice, rimanendo così soltanto una preoccupante e preoccupata tensione. ” Fin qui niente di nuovo, una critica “soft” in attesa di poter affondare il fioretto. Infatti… ” Abbiamo assistito a una sconcertante e drammatica incapacità dei partiti e delle coalizioni che hanno vinto le elezioni di tessere la trama di un progetto di governo capace di garantire stabilità al Paese. L’instabilità di questi ultimi mesi, tuttavia, non sarà risolta e archiviata dal neonato Governo giallo-verde: le fratture emerse in seno alla nostra società non potranno infatti essere colmate perché la pletora di promesse, urlate durante questa campagna elettorale, rimarranno, nella migliore delle ipotesi, inattese perché insostenibili economicamente e altamente sperequative negli effetti, quandanche venissero realizzate” . Una scelta di campo chiara, quasi una risposta a chi – per esempio Giuliano Ferrara sul “Foglio” del 4 giugno u.s. – ipotizzava allargamenti impropri dei “pentaleghisti” con interessamento dell’area “ambientalista” e di quella “civica”. Ma il bello deve ancora venire… “Rimarrà quindi in campo l’esigenza del cambiamento che la società civile invoca, ma la responsabilità, che incombe sulle forze politiche che si trovano adesso all’opposizione, consiste nel volgere questo cambiamento verso la realizzazione di una maggiore giustizia sociale. Le parole infatti sono neutre: il contenuto di senso che attribuiamo loro si connota invece in termini di valore. Occorre dare allora alla parola “cambiamento” un valore positivo: con un’azione di opposizione forte e decisa, che sia così capace di arginare le derive populiste e sovraniste ed evitarne gli effetti auto-implosivi e disgreganti del tessuto sociale. Non si può lasciare la rappresentazione del nostro futuro alla dinamica oppositiva del popolo avverso alle istituzioni. Il “popolo” coincide con le sue istituzioni, esiste per esse e attraverso di esse. Questa identità è al centro della rappresentazione democratica.” La netta presa di distanza dal “popolo avverso alle istituzioni” si ispira alla migliore tradizione democratica ed è direttamente collegata ai migliori magisteri, da quello della tradizione socialista, alle stesse parole del Papa (a cui il termine “magistero” si attaglia a meraviglia).
“Ma è altresì vero che quelle istituzioni devono saper connettere le singole individualità per farne una comunità. È necessario allora risanare questo tessuto connettivo, che appare ad oggi sfrangiato, e questa operazione di risanamento deve declinarsi ponendo al centro delle rappresentazioni del nostro futuro i valori democratici ed europeisti. Questa sembra essere la questione più rilevante e urgente. Il compito delle forze di sinistra, che si trovano adesso all’opposizione, non corrisponde allora semplicemente a un’articolazione delle dinamiche parlamentari rispetto a rappresentazioni ideologiche differenti ma, ben più essenzialmente, si sostanzia nello sforzo pervicace di ricomporre un’identità, che la crisi economica che abbiamo attraversato sembra aver messo in discussione.” Forte impegno democratico e “coscienza europea” in primo piano… il miglior antidoto. E qui vengono alcune riflessioni sul percorso che ci aspetta…”È, questo, un compito immenso. E pure indifferibile. L’impegno delle forze progressiste deve allora orientarsi alla costruzione di un’alternativa seria, onesta, credibile e realmente riformista. Che sappia parlare con una sola voce e che sia quindi unitaria e coesa. Occorre avere il coraggio di una visione ampia e inclusiva e la generosità nel riconoscere la rilevanza del contributo di tutti coloro i quali si riconoscono nella cornice di valori propria dell’Europa.” Proprio in questa ottica devi ripartire una ricucitura… Infatti: “Il partito Democratico gioca, in questo senso, un ruolo fondamentale: l’auspicio è che sappia essere all’altezza della situazione, che si faccia promotore e guida di un insieme unitario, che raccolga tutte le energie presenti nella società civile che si ritrovano intorno ai valori democratici di eguaglianza e solidarietà. E certamente non potrà essere sottovalutato il contributo, quanto mai essenziale, delle esperienze civiche presenti sui territori: sono queste le forze che possono garantire la realizzazione di un progetto capace di aggregare, attento alle esigenze delle persone che versano nelle condizioni di maggior svantaggio economico e sociale, e accogliente rispetto alle energie nuove che si offrono di collaborare.” Condivisibile, come è condivisibile il passaggio successivo: “Questo progetto non potrà, d’altra parte, che proporsi di ricomporre le relazioni con quella parte della sinistra che aveva deciso di intraprendere un percorso autonomo. E includere altresì le forze moderate, ambientaliste e socialiste presenti nel nostro Paese. Riconoscendo il valore e l’importanza del contributo di tutte queste differenti anime della sinistra. Occorre, in altri termini, fare sintesi in un’identità politica che non si presenti semplicemente come la somma posticcia delle diverse componenti, ma che sia invece capace di corrispondere all’insieme, nel perseguimento dell’interesse generale.”
Il progetto “ampio” deve avere precise caratteristiche: “Serve, con urgenza, la predisposizione di un progetto ampio, aperto, nuovo, popolare e democratico che realizzi la missione alternativa agli estremisti antieuro italiani e che realizzi un cambiamento responsabile, di matrice europeista e progressista. Partendo dal piano locale. Perché il cambiamento radicale di cui necessitiamo non può realizzarsi, senza tradire se stesso, se calato dall’alto. L’istanza partecipativa ai processi decisori, che è emersa in questi ultimi anni, non può rimanere inascoltata. Disponiamo degli strumenti e delle energie: sta a noi saperle far convergere perché non disperdano la loro potenzialità trasformativa. L’attività dialogica che deve instaurarsi tra queste forze differenti, che si riconoscono nel medesimo sistema di valori e principi, non può che trovare nel partito democratico la spinta propulsiva, ma impegna parimenti ciascuno di noi. Siamo responsabili. Dovremo cioè rispondere di ciò che faremo o non riusciremo a fare. E perché la risposta formulata sia consistente, il primo impegno di ciascuno non può che essere quello dell’ascolto. Se dunque l’obiettivo è la costruzione di un progetto comune e condiviso delle forze progressiste, la via per realizzarlo passa necessariamente da questa capacità ricettiva. La politica deve tornare a realizzare accoglienza e favorire integrazione.” E su queste riflessioni basate sull’ “ascolto”, vedremo quali saranno le reazioni delle altre forze di “centrosinistra”.
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