La redazione di “www.cittafutura.al.it” e i membri e simpatizzanti dell’associazione Cittafutura saranno coinvolti direttamente nelle celebrazioni dei duecento anni dai Moti del 1821, che hanno visto la nostra “Cittadella” in primissimo piano. Quale miglior modo di iniziare questa navigazione a ritroso nella storia: un tuffo nella monetazione di quel tempo lontano ma, a ben vedere, vicinissimo (n.d.r.)
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Il regno di Carlo Felice (1821-1831) conclude il processo di assestamento della lira nuova nel reame di Sardegna, iniziato nel 1816.
La lira nuova del Piemonte è la diretta erede della lira introdotta da Emanuele Filiberto nel 1562, in sostituzione del fiorino e mezzo di pagamento comune in Piemonte e Savoia.
Quest’ultima, ventesimale (1lira= 20 soldi= 240 denari), viene sostituita dal franco francese, decimale (1 franco= 100 centesimi), subito dopo l’affermazione di Bonaparte e l’annessione del Piemonte alla Francia(1801).
La caduta di Napoleone e il ritorno dei Savoia a Torino (1814) riportano apparentemente le cose a prima del 1801.
Nel campo della circolazione monetaria, la ripresa della coniazione dei vecchi tipi ante 1801 (1814-1816),doppie e soldi, si scontra con tipi i napoleonici, franchi e centesimi, creando non poca confusione e disagio fra gli utenti, possidenti agrari e commercianti prima di tutto.
Ciò porta all’emissione della lira nuova del Piemonte (1816), decimale e corrispondente al franco nel peso e nella lega, affiancata temporaneamente dal numerario precedente.
L’ascesa al trono del reazionario Carlo Felice (1821) è accompagnata da parecchie novità in campo amministrativo e monetario.
Prima di tutto si procede ad uniformare il funzionamento delle zecche di Torino e Genova, quest’ultima da poco annessa al regno di Sardegna (1815) ed ancora orientata nella battitura dei pezzi verso i parametri della Superba.
Si attua poi una omogeneizzazione della circolazione in tutte le terre del regno (Piemonte, Savoia, Liguria e Sardegna), cancellando gli ultimi antichi privilegi e imponendo la lira nuova del Piemonte nei suoi vari valori.
Sono quindi ritirate progressivamente le monete da 7,6 soldi, da due soldi, da due denari e da due e un soldino, sostituite dai pezzi da due e una lira, 0,50 e 0,25 centesimi, d’argento, e da cinque, tre e un centesimo, di rame, che si affiancano ai tipi da cinque, venti e ottanta lire, già circolanti dal 1816.
Per venire incontro alle necessità dei sudditi viene emesso un tariffario di cambio delle vecchie monete con le nuove lire piemontesi, si proroga il ritiro delle precedenti monete sabaude e genovesi e si decreta che tutti i pagamenti pubblici e privati si effettuino in lire nuove.
Carlo Felice fu un sovrano sicuramente legittimista e avversario di ogni fiammata unitaria, ma i conii delle sue monete di rame furono usati nel 1859-1860 per battere il circolante delle province emiliane ormai annesse al Piemonte in seguito ai fatti della Seconda guerra d’indipendenza e il 24 agosto 1862 venne adottata la lira come nuova unità del neonato regno d’Italia, figlia di quella piemontese del 1816.
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