L’INCONSCIO E’ IL MONDO LA’ FUORI.
Dieci tesi sul capitalocene: pratiche di liberazione.
E’ stata presa a prestito da James Hillman la folgorante frase che titola questo ultimo libro, ” L’inconscio è il mondo là fuori”, di Gianni Vacchelli , narratore, scrittore, docente e in questo caso abile slalomista lungo le impervie piste ghiacciate del nostro conturbante capitalocene.
Il piccolo libro edito da Mimesis, che Fondazione Arbor ha sostenuto e che è dedicato al comune amico Fulvio Manara, è idealmente collegato anche alle ricerche iniziate con il Convegno internazionale L’economista mistico ( Milano 15-18 novembre 2012 ) che vide la partecipazione, tra gli altri, di Serge Latouche, Riccardo Petrella, Roberto Mancini, Achille Rossi, Antonietta Potente, Clive Hamilton e la curatela dello stesso Vacchelli, di Fulvio Manara e mia.
E’ un piccolo libro, profondamente nutriente, che non ha nulla a che vedere con indottrinamenti, populismi e complottismi, ma ha la rara qualità di farci toccare con mano quella verità fatta di relazioni talmente intrecciate e complesse che occorre avere uno stomaco da ruminante e un cuore bradicardico per starci a fronte: una realtà che Vacchelli ci sa far vedere con geniale abilità, una realtà in cui siamo immersi e che non siamo più capaci di vedere.
L’inconscio infatti non è più dentro di noi: quello, scrive Vacchelli, lo conosciamo discretamente ( anche se – a mio avviso – ancora troppo poco ) , ma è ora soprattutto fuori, all’esterno: un dominio interiorizzato che ci è diventato familiare e incognito insieme. Lo accettiamo acriticamente e passivamente. Lasciamo che rimodelli la nostra anima e le nostre sinapsi. In questo senso potremmo anche dirne la natura pandemica e virale.
Il caotico e confuso momento che stiamo vivendo sembra abbia solo un grande nemico da sconfiggere: il Covid. Come sempre dobbiamo trovare un capro espiatorio e un nemico, non siamo capaci di andare in-contro all’altro, ma sempre e solo di violentarlo e ucciderlo, ormai senza nemmeno più provare nè orrore nè dolore. Empatia e morale scomparse, insieme alle molte specie di flora e fauna che, con noi, stiamo trascinando nell’abisso.
Ma Vacchelli ci fa vedere che le cose sono molto più complesse e intersecate: il virus – scrive – è più nell’epoca, nel linguaggio, nella mente e nell’anima, che solo un’entità biologica. Il veleno di questo contagio invisibile è ” la vera malattia di tutta la popolazione ” da affrontare alla radice, senza certo in alcun modo sottovalutarne altre, che però sono più “visibili”, più effetto e meno causa, pandemie seconde, per così dire, rispetto all’archetipo pandemico. Il capitalocene – l’eone del capitale- finisce in tanti sensi: in primis perchè stermina, uccide, distrugge: la natura, i popoli, la psiche, la qualità della vita ( sempre a vantaggio di pochi, sempre più pochi).
Un sistema- mondo nemico della Vita, con vocazione omicidiaria e suicidaria insieme. Un sistema che può vivere e prolificare solo se noi continueremo a dargli credito, più o meno rassegnati.
Il sottotitolo del libro di Vacchelli parla di “liberazione ” e la liberazione richiede impegno, coraggio, risveglio. Raimon Panikkar, uno dei maestri anche di Vacchelli, parla di “aborto cosmico” la fine della nostra specie, ogni giorno sempre più possibile, perchè l’homo miserrimus odierno vive in una situazione effettuale che non ha precedenti nella storia dell’umanità.
I necropoteri – scrive sempre Vacchelli – sono molto più intrecciati e incrociati ( non basta dire neoliberismo e denunciare la finanzcrazia ). Ci muoviamo in una illogica e violenta logicità dove l’algoritmo è diventato imperante e totalizzante, dove tecnocrazia, burocrazia, massmediocrazia, geopolitica, complesso militare-industriale da economia di guerra permanente ci tengono tutti in scacco, un potere inconscio ma profondamente presente, fatto di sottomissione, paura, amnesia, perdita dell’immaginazione, di quel pensiero simbolico e creativo che ci sa aprire “all’oltre “.
Vacchelli è un bulimico frequentatore di pensieri illuminati e illuminanti, che sa maneggiare con rispetto e cura, ma soprattutto sa portare avanti con geniale acutezza e abilità di affondo così da offrirci sempre uno sguardo trasformativo, che però questa volta – ci dice – non ha più possibilità di alibi: il collasso è spirituale e antropologico e coinvolge, “novum” nella storia dell’umanità, tutte le dimensioni di essa.
Una liberazione personale e insieme comunitaria, che sappia tenere insieme le dimensioni della materia, del cosmo ( piante, animali, pianeti, stelle ) e del mistero, quella dimensione indissolubilmente umana che alcune tradizioni chiamano Dio, altre con altri nomi : Vuoto, Essere, Non Essere, pace, Giustizia, tao, Brahamam, Uomo Cosmico, ecc.
Una liberazione che necessita di Arte e di Poesia, che richiama all’appello l’artista- artigiano che abbiamo dentro noi, un principio-arte che non escluda, che non uccida, che non riduca tutto a quantità, un movimento che faccia fiorire e non marcire.
Necessitiamo di ispirazione e di gioco, di fiducia, di lucidità e di sogno, di coraggio e di gentilezza, di bellezza e di bontà.
Questo mio scritto è solo l’aperitivo per sederci a tavola, insieme, e “mangiare “, letteralmente le dieci tesi sul capitalocene di questo libro, che parlano, sì della fine di un’epoca e la sua liberazione, ma anche di alcune pratiche di liberazione, perchè noi siamo le mani del destino, anche se non tutto è nelle nostre mani e dunque abbiamo il dovere umano di risvegliarci e di tornare a danzare dentro il ritmo dell’Essere. Lui non ha fine, noi possiamo darcela.
di Patrizia Gioia
La politica della bellezza- James Hillman – Moretti & Vitali Editori
L’economista mistico. E’ possibile un’economia spirituale ?
A cura di Patrizia Gioia, Fulvio Manara e Gianni Vacchelli – Mimesis Edizioni
Dante e la selva oscura – Gianni Vacchelli – Lemma Press
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