Nell’avere tra le mani questo libro appena uscito per Moretti&Vitali: Raccontare la poesia 1970-2020. Saggi, ricordi, testimonianze critiche, di Luigi Fontanella, ho avuto un momento di smarrimento, proprio come quando sei in un posto e non capisci più dove sei e da che parte devi andare. Lo smarrimento fu interrotto da una vocina, allegra e seria, che mi chiedeva : ma quanto pesa la Poesia ?!
Era naturalmente ironica la sua domanda, vedendomi spiazzata davanti al peso delle 760 pagine del bel tomo e infatti continuò sorniona: io pensavo che il peso della Poesia fosse contenuto nei 21 grammi del peso dell’Anima!
Ma a questa domanda ognuno risponderà a modo suo.
Come fece Alejandro Gonzàles Inarritu nel bel film del 2003: 21 grammi, e come fa l’autore di questo bel tomo, Luigi Fontanella, Professore Emerito di letteratura italiana presso l’università statale di New York con sede centrale a Stony Brook.
Allievo di Giacomo de Benedetti, non sto ad elencare tutti i sentieri del suo complesso cammino di poeta, saggista, narratore e drammaturgo, cammino che racconta in questo libro, dove lo stesso autore nota che non vuole essere certamente una “storia della poesia italiana” di questi ultimi cinquant’anni, e infatti non lo è.
E’ piuttosto un invito a leggere, e magari anche ad amare, i poeti che il nostro autore ha trattato nelle pagine del libro. Ci sono pezzi più critici e altri più appassionati, brevi saggi, ricordi di incontri, il tutto percorribile in parallelo al cammino del Fontanella, ai suoi anni di insegnamento, ai suoi seminari, agli incontri, al vasto parco di letture che via via hanno composto la musica di questo autore.
Il libro ha uno “spartito” quadripartito che ha impegnato l’autore per un intero anno.
Nella prima e seconda parte Rivisitazioni e Saggi, ritratti testimonianze, sono presenti per lo più scritti saggistici e in parte anche testimoniali su autori inseriti cronologicamente. Vengono riportati alla luce poeti – scrive l’autore – “ misteriosamente e perversamente esclusi dagli studi più o meno ufficiali della lirica italiana novecentesca” ,come per esempio Bontempelli, o Anna Maria Ortese e la sua poesia . In queste sezioni la predilezione dell’autore va verso figure a-canoniche , in parte trascurate od esiliate da quella che definiamo “modernità”.
Alcuni scritti di queste sezioni sono stati “riscritti”, ma tutti sono frutto della personale “officina” dell’autore, libri che lo hanno nutrito, pagine con cui si è confrontato, versi che lo hanno anche contraddetto, il tutto sgomitolato dalla memoria per una ricomposizione necessaria al personale divenire.
“Non ho vissuto per scrivere, ma ho scritto per vivere in modo più cosciente… Pensieri che non nascono da una semplice speculazione, ma sono piuttosto autobiografici, ispirati cioè da una vita e da una praxis e solo successivamente plasmati in scrittura… Non credo però che siamo monadi isolate, ma che ognuno di noi sia un microcosmo che rispecchia e influisce sul macrocosmo di tutta la realtà …“ ci dice Raimon Panikkar nell’intensa prefazione alla sua Opera Omnia e credo che questo sia il filo conduttore di Fontanella e di ogni essere umano che vuole corrispondere col suo “daimon”, che vuole imparare a condurre i suoi due cavalli e non a essere da essi trascinato.
Nella terza sezione del volume – Dalla generazione degli anni Quaranta e oltre – si trovano saggi e testimonianze su poeti specifici, appartenenti nella stragrande maggioranza alla generazione dell’autore e Fontanella ama precisare: “che in questa parte ho trattato soltanto i poeti di cui mi sono effettivamente occupato, molti dei quali ho anche personalmente frequentato in varie occasioni “.
Un gentile modo di “scusarsi”con i poeti non nominati, che non sono stati incontrati sul cammino, che magari non hanno “colpito” al cuore come altri; del resto è così che ci coltiviamo, con una parola arrivata in quel particolare momento, un incontro con un consanguineo e anche a volte con un “non contemporaneo” ma ancora così nutriente da diventare più attuale dell’attuale .
Le scelte, l’attenzione critica, a volte le necessità professionali, quello che la Vita conduce sul personale cammino, è in queste sezioni riportato al cuore, eredità e promessa per ogni lettore.
La quarta e ultima sezione è essenzialmente un Repertorio , questa volte in ordine alfabetico , che raccoglie appunti di lettura su poeti della nostra contemporaneità, con considerazioni su singoli libri.
“Un campionario variegato e pullulante di voci diversificate- scrive Fontanella – dove variano tono ed esposizione, a seconda dei casi, ma la cui espressività – quella mia di lettore appassionato – obbedisce sempre a criteri di perspicuità e mi auguro di godibile leggibilità. Perchè questo, in ultima analisi, è il proposito basilare e ambizioso che anima l’intero libro: quello cioè di costituire un invito al lettore affinchè attraverso queste pagine possa avvicinarsi ad alcuni poeti, leggendo ( o rileggendo ) certe loro opere, e magari innamorarsene.”
Personalmente penso che l’autore sia riuscito nel suo intento, il libro ha infatti subito suscitato in me proprio il desiderio di colmare molte mie lacune, non tanto verso la Poesia, ma verso i poeti. Una delle domande che porto sempre appresso è infatti quella di chi possiamo chiamare Poeta, e Fontanella, a differenza mia, si muove con passo sicuro in questa selva e nella risposta.
In questo nutriente libro, ho incontrato nomi che non conoscevo, riscoperto in altro modo chi conoscevo e tutto questo ha a me confermato quel “non so” che Wislawa Zymborska esclamò nel suo discorso alla consegna del Nobel, “non so” è quello che io so: l’intraducibilità della parola poetica, siamo sempre traduttori anche se parliamo la stessa lingua.
La Poesia è per chi gli serve e non sempre chiamiamo Poeta colui che in un certo momento della nostra vita ha portato luce nella comune oscura selva, ma a mio sentire sono proprio questi silenziosi personaggi quotidiani quelli che più di altri disegnano e sostengono la nostra architettura e fanno Poesia.
Sono panettieri in bicicletta che fischiano, sarte che cuciono disegnando nell’aria nuove note, sono campanari con i piedi per aria mentre tirano la grossa corda, sono bambini che giocano, contadini che sudano, pescatori, migranti, contrabbandieri e briganti, santi e puttane, sono mamme che amano troppo o niente, padri che non sanno sedersi alla sera sul letto del figlio o inginocchiarsi posando l’elmo per ascoltarlo, figli che pretendono l’amore che non sanno dare.
Sono queste le infinite figure che ci nutrono e sono questi per me i Poeti, perchè sanno riconoscere la Poesia che buttiamo via, sanno raccoglierla per strada, salvarla nei campi di combattimento, piangerla in quelli di concentramento, condividerla con i pani e pesci con le persone più umili, non è certo a caso che uno dei più grandi Poeti sia nato in una grotta.
di Patrizia Gioia
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