I cambiamenti climatici indotti dall’uomo stanno causando pericolosi e diffusi sconvolgimenti nella natura e colpiscono la vita di miliardi di persone in tutto il mondo, nonostante gli sforzi per ridurre i rischi. Le persone e gli ecosistemi con minori possibilità di farvi fronte sono maggiormente colpiti, dicono gli scienziati nell’ultimo rapporto del Panel Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC), pubblicato oggi. Non è una novità ma continuare a dirlo, a scriverlo, quasi a invocarlo ….chissà che serva a qualcosa.
“Questo rapporto è un terribile avvertimento sulle conseguenze dell’inazione”, ha detto Hoesung Lee, presidente dell’IPCC. “Mostra che il cambiamento climatico è una minaccia grave e crescente per il nostro benessere e per un pianeta sano. Le nostre azioni di oggi determinano il modo in cui le persone si adattano e la natura risponde ai crescenti rischi connessi ai cambiamenti climatici”. Con un riscaldamento globale di 1,5°C, nei prossimi due decenni il mondo affronterà molteplici rischi climatici inevitabili. Anche il superamento temporaneo di questo livello di riscaldamento provocherà ulteriori gravi impatti, alcuni dei quali saranno irreversibili. Lee, quasi amorevolmente ci ricorda che: “ Aumenteranno i rischi per la società, inclusi quelli relativi a infrastrutture e insediamenti costieri”. L’abbiamo sempre detto e scritto ma ora che ce lo segnala l’IPCC qualcuno alza mezzo sopracciglio…non tutto…già troppa fatica.
Ma dove stanno gli ostacoli? Semplice. Se ci dovesse essere una pressione vera del mondo accademico che conta e dei vari rappresentanti importanti della politica internazionale si arriverebbe alla messa in discussione del sistema industriale globale, così come si è strutturato negli ultimi duecento anni oltre a minare la sacrosanta divisione in Stati, con i loro confini ben definiti e con i nazionalismi di contorno. Ma questo aspetto lo riprenderemo alla fine. La sintesi per i decisori politici (Summary for Policymakers) del rapporto del gruppo di lavoro II dell’IPCC, Climate Change 2022: Impacts, Adaptation and Vulnerability, è stata approvata domenica 27 febbraio 2022 da 195 governi membri dell’IPCC, attraverso una sessione virtuale di approvazione che si è tenuta per due settimane a partire dal 14 febbraio. Significativa la conclusione, sempre di Lee che, in piena virulenza di guerra ukraina si lascia scappare un “ecco…ci amncava anche la guerra…ora tutto diventa più difficile”. Improvvisamente l’aumento di ondate di calore, la siccità e le inondazioni (anche se stanno superando le soglie di tolleranza di piante e animali, causando mortalità di massa in alcune specie tra alberi e coralli) non interessano più. Il focus. ora è su altro. Eppure, ci ricorda lo studio, questi eventi meteorologici estremi si stanno verificando simultaneamente, causando impatti a cascata che sono sempre più difficili da gestire. Gli stessi eventi estremi che hanno esposto milioni di persone a grave insicurezza alimentare e idrica, soprattutto in Africa, Asia, America centrale e meridionale, nelle piccole isole e nell’Artico. Ma, improvvisamente, tutte questa parole, tutti questi allarmi hanno iniziato a dar fastidio. Non devono più interessare. D’altra parte, tutti sanno che per evitare una crescente perdita di vite umane, biodiversità e infrastrutture, è necessaria un’azione ambiziosa e accelerata di adattamento. Tutti sanno perfettamente che bisogna ridurre rapidamente e profondamente le emissioni di gas serra. Ma nessuno fa nulla. Ancor meno oggi con le spese militari al centro dei talk show e delle anticamere di pettinatrice. Il bello è che ce lo ripetono in continuazione : “ad oggi i progressi sull’adattamento non sono uniformi ed è sempre più ampio il divario tra le azioni intraprese e ciò che è necessario fare per affrontare i crescenti rischi connessi ai cambiamenti climatici. Questo divario è maggiormente accentuato tra le popolazioni a basso reddito….” Ma toh…non l’avremmo mai detto.
Il rapporto del gruppo di lavoro II è la seconda parte del Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC (AR6), che sarà completato quest’anno. Più in dettaglio, cercando di dimenticarci per un momento della guerra “questo rapporto riconosce l’interdipendenza tra clima, biodiversità e persone e integra le scienze naturali, sociali ed economiche in modo più forte rispetto alle precedenti valutazioni dell’IPCC”, così si è espresso Hoesung Lee. “Il rapporto sottolinea l’urgenza di un’azione immediata e più ambiziosa per affrontare i rischi climatici. Le mezze misure non sono più una possibilità”. Sì…avete letto giusto “non c’è più tempo”….”le mezze misure non sono più una opportunità” ma ormai tutta la banda suona fuori tempo e con timbri sfalsati. L’ “ambiente” non interessa più a nessuno e possiamo tranquillamente farne a meno perchè, in fin dei conti, “non è mai morto nessuno”. Che, come ben sappiamo, è una affermazione destituita di fondamento (i morti per il solo inquinamento atmosferico accertato sono più di cinquemila all’anno in tutta la EU e, anche se ci sono soluzioni per adattarsi a un clima che cambia, queste non vengono prese in considerazione. Tra l’altro, il rapporto da poco terminato e pubblicato ha pure l’ambizione di fornire nuovi approfondimenti sul potenziale della natura non solo per ridurre i rischi climatici, ma anche per migliorare la vita delle persone. “Ecosistemi in salute sono più resilienti di fronte ai cambiamenti climatici e forniscono servizi essenziali per la vita, come cibo e acqua”, ha detto il copresidente del gruppo di lavoro II dell’IPCC Hans-Otto Pörtner. E meno male che ce lo ha ricordato…sennò non lo avremmo saputo. Non solo… “ripristinando gli ecosistemi degradati e conservando efficacemente ed equamente il 30-50% degli habitat terrestri, d’acqua dolce e marini, le società umane possono trarre beneficio dalla capacità della natura di assorbire e immagazzinare carbonio. In questo modo possiamo accelerare il progresso verso lo sviluppo sostenibile, ma sono essenziali finanziamenti adeguati e sostegno politico”. Esatto “sono essenziali finanziamenti adeguati e sostegno politico”. Proprio le due motivazioni a cui si faceva prima e che, al massimo, fanno alzare per qualche secondo sopracciglia flaccide e abituate a tutto.
E hanno un bel ripetere gli scienziati che i cambiamenti climatici interagiscono con dinamiche globali quali l’uso insostenibile delle risorse naturali, la crescente urbanizzazione, le disuguaglianze sociali, le perdite e i danni da eventi estremi e la pandemia, mettendo in pericolo lo sviluppo futuro. Tutto entra da un orecchio ed esce dall’altro… Nonostante i continui appelli.“Il nostro lavoro di valutazione sui cambiamenti climatici mostra chiaramente che affrontare tutte queste diverse sfide coinvolge tutti – governi, settore privato, società civile – per lavorare insieme nell’ambito dei processi decisionali e degli investimenti, dare priorità alla riduzione del rischio, così come a equità e giustizia”, ha detto il co-presidente del Gruppo di Lavoro II dell’IPCC, Debra Roberts.
“In questo modo, interessi diversi, valori diversi e visioni del mondo diverse possono essere riconciliati. Le soluzioni saranno più efficaci se sapremo mettere insieme il know-how scientifico e tecnologico e le conoscenze indigene e locali. Ogni fallimento nel raggiungimento di uno sviluppo sostenibile e climaticamente resiliente si tradurrà in un futuro non ottimale per le persone e per la natura”. Come sempre una buona analisi dei fatti, una comprensione complessiva dei problemi ma una tragica incapacità a passare dalle parole ai fatti.
Il bello è che questo rapporto fornisce una valutazione dettagliata degli impatti dei cambiamenti climatici, dei rischi e dell’adattamento nelle città, dove vive più della metà della popolazione mondiale. La salute, la vita e i mezzi di sostentamento delle persone, così come le proprietà immobiliari e le infrastrutture critiche, tra cui i sistemi energetici e di trasporto, sono sempre più colpiti dai pericoli relativi a ondate di calore, tempeste, siccità e inondazioni, così come sono sempre più colpiti dai cambiamenti a insorgenza lenta (slow-onset changes), come l’innalzamento del livello del mare. Tutto parte dalle politiche sul territorio, dalla capacità di portare avanti idee e proposte pratiche, dalle scelte operae a livello elettorale locale…dove andare a valorizzare un Sindaco e la sua Giunta di qualità vale più di mille convegni di professoroni.
“Insieme, la crescente urbanizzazione e i cambiamenti climatici creano rischi complessi, specialmente per quelle città che già sperimentano una crescita urbana scarsamente pianificata, elevati livelli di povertà e disoccupazione e la mancanza di servizi di base”, ha detto Debra Roberts. “Ma le città offrono anche opportunità di azione per il clima: edifici verdi, forniture affidabili di acqua potabile ed energia rinnovabile, sistemi di trasporto sostenibili per collegare aree urbane e rurali. Sono tutte iniziative che possono portare a una società più inclusiva e più giusta”.
Dal rapporto emerge che esistono crescenti evidenze sull’esistenza di iniziative di adattamento che hanno causato conseguenze non volute, per esempio distruggendo la natura, mettendo a rischio la vita delle persone o aumentando le emissioni di gas serra. Questo può essere evitato coinvolgendo tutti nella pianificazione di azioni di adattamento ai cambiamenti climatici, prestando attenzione all’equità e alla giustizia e attingendo alle conoscenze delle comunità indigene e locali. Il cambiamento climatico è una sfida globale che richiede soluzioni locali. Per questo motivo, il contributo del gruppo di lavoro II al Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC (AR6) fornisce un’ampia gamma di informazioni regionali al fine di consentire uno sviluppo resiliente ai cambiamenti climatici.
Il rapporto afferma chiaramente che realizzare un modello di sviluppo resiliente al clima è già adesso, agli attuali livelli di riscaldamento, una sfida complessa. Questo obiettivo sarà ancora più difficile da raggiungere se il riscaldamento globale dovesse superare la temperatura di 1,5°C. In alcune regioni, realizzare uno sviluppo resiliente ai cambiamenti climatici sarà una cosa impossibile se il riscaldamento globale dovesse superare i 2°C. Questo è un dato fondamentale del rapporto, che sottolinea l’urgenza di azione climatica, concentrandosi su equità e giustizia. Finanziamenti adeguati, trasferimento di tecnologia, impegno politico e partnership ci conducono a un più efficace adattamento ai cambiamenti climatici e alla riduzione delle emissioni. “L’evidenza scientifica è inequivocabile: i cambiamenti climatici sono una minaccia al benessere delle persone e alla salute del pianeta. Ogni ulteriore ritardo nell’azione concertata a livello globale farà perdere quella breve finestra temporale – che si sta rapidamente chiudendo – per garantire un futuro vivibile”, ha detto Hans-Otto Pörtner. Ma di questo importa poco a praticamente tutti. E pensare che, riprendendo un passaggio iniziale, proprio la guerra in atto per il conflitto del Donbass, per il suo gas, il suo carbone, il suo litio, la lotta per le royalties sui transiti di enormi condotte di gas, l’acutizzarsi dei conflitti etnici spesso originati da futili motivi, dovrebbero essere la prima chiave di interpretazione. Una chiave per il futuro in quanto è sempre più evidente che solo un utilizzo globale e ragionato delle risorse rimaste al pianeta ci permetterà di passare ad una resilienza vera con riequilibrio (almeno tendenziale) finale. I confini hanno sempre meno senso, come tutti i sovranismi e nazionalismi. L’unica parola d’ordine dovrebbe essere “collaborazione”. Perchè solo con la collaborazione sarà possibile operare scelte responsabili e di garanzia per persone e ambienti. Ma, prima per la pandemia, ora per la guerra, pare che le parole “responsabilità” e “collaborazione” siano scomparse da tutti i dizionari.
Approfondimenti:
Tutti i materiali dedicati al Rapporto del WGII si trovano nella pagina dedicata.
-Focus su Europa e Mediterraneo
Alcuni punti rilevanti del Rapporto IPCC spiegati da autori italiani.
Il gruppo di lavoro che esamina gli impatti dei cambiamenti climatici sulla natura e sulle persone in tutto il mondo.
-Il Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC
Ogni sette anni, tre gruppi di lavoro, un rapporto di sintesi.
Info: Mauro Buonocore – CMCC – Ufficio Stampa – mauro.buonocore@cmcc.it
mob. +39 3453033512 – www.cmcc.it – https://ipccitalia.cmcc.it/
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