Castellazzo Bormida

Comune di Castellazzo Bormida

Abitanti circa 4.500

 

Alessandria - Castellazzo Bormida - Ammappalitalia
Passaggio a livello uscendo da Alessandria sulla strada per Castellazzo Bormida circa 4 – 6 chilometri.

 

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Santuario della Madonnina dei centauri o della Beata Vergine della Creta Prima edificazione risalenti al 1631
Niente raduno della Madonnina dei Centauri, ma due cerimonie nel santuario di Castellazzo - La Stampa
Ed ecco i centauri che sfilano una domenica di luglio

 

STORIA DI CASTELLAZZO BORMIDA Comune di Castellazzo

“L’imperatore Carlo Magno si fermò a Gamondio, e vi fece costruire molte bellissime chiese, e altre ne restaurò” – libera traduzione dal “Cronicon Imaginis Mundi” scritto dal monaco Jacob di Acqui nel 1320 circa (edito da Moriondo, II, doc.28).

Il primo documento storico noto in cui si cita il nome Gamondo risale all’anno 938 d.C.: è conservato all’Archivio di Stato di Milano (fondo Museo Diplomatico, cartella 5-37-179), ed elenca le corti regie che vengono donate alla regina Berta dagli imperatori Ugo e Lotario. Prima di quel diploma ci sono soltanto congetture ed ipotesi, oltre alla frase – lusinghiera ma poco credibile – del monaco Jacob.

Tralasciamo quindi fondazioni romane e fantasiose spiegazioni sull’origine del nome Gamondio, riportando che le ipotesi più accreditate propongono la comparsa del borgo intorno ai secoli VII-VIII e un’etimologia di derivazione germanica.
Gamondio è corte regia quindi proprietà imperiale diretta, ma con sicura presenza di terreni e di uomini liberi. Di quel tempo rimane unica memoria nel nome della via Saraceni, anche se mancano conferme del passaggio di questi invasori nel nostro borgo.

La lontananza dalle sedi imperiali favorisce l’autonomia di Gamondio, situato al centro di importanti vie di traffico e di commerci: all’inizio del secolo XII si costituisce il libero comune, attestato da un documento datato gennaio 1106.

E’ il periodo di maggior splendore di Gamondio, che nel giro di pochi decenni riceve due importanti donazioni di beni nobiliari e stipula un fondamentale accordo commerciale con la Repubblica di Genova (anno 1146).
Nel 1154 il geografo arabo Edrisi riporta Gamindiu nella sua carta dell’Italia, e la descrive così: “città popolata e grande da cui dipendono villaggi e colti…
E’ recinta da mura ed ha popolazione ricca, mercati attivi e commercio con importazione ed esportazione”: una descrizione talmente entusiasta da far dubitare alcuni che si parli del nostro paese.

Certo è che il territorio era vasto, e comprendeva i luoghi di Casalcermelli, Portanova, Castelspina, Gamalero, Borgoratto, Cantalupo…. Federico I Barbarossa nel 1155 scende in Italia per riaffermare la sovranità imperiale in crisi, e si ferma anche a Gamondio, ottenendo la collaborazione delle milizie cittadine che si uniscono all’esercito imperiale nell’assedio di Milano del 1158; ma le alleanze si ribaltano in continuazione, e dieci anni dopo cittadini di Gamondio, insieme a gente di Marengo e Borgoglio e con il sostegno economico di Genova, si riuniscono a Rovereto a fondare una nuova città in onore di Alessandro III papa, avversario del Barbarossa.
E’ l’evento determinante per la storia

di Gamondio, che progressivamente ed inesorabilmente perderà importanza e domini in favore di Alessandria.

Siamo nel secolo XII: esistono notizie per almeno diciassette chiese nel territorio di Gamondio, e tra queste molte vengono riprodotte nella nuova città in costruzione; tra le più importanti S.Martino, S.Maria dei Campi, S.Giacomo, S.Andrea.
Per la centralità della sua posizione, il borgo offre almeno tre “ospedali” per il conforto dei pellegrini: il convento probabilmente presente alla SS.Trinità da Lungi, sulla via romana detta Æmilia Scauri, l’ospedale di S.Ranieri a Cantalupo, e l’ospedale di S.Lazzaro, fondato da membri dell’omonimo ordine militare-assistenziale.

Con il tempo il toponimo Gamondio inizia a confondersi nei documenti ufficiali, venendo usato contemporaneamente nelle due accezioni di borgo autonomo e di quartiere alessandrino; nel secolo XIV con Gamondio si intenderà il territorio esterno e con Castellacium il borgo abitato vero e proprio: in breve Gamondio resterà ad Alessandria e nella memoria dei castellazzesi, e il nuovo e poco felice nome – derivato forse da rovine di fortificazioni – prenderà definitivamente il sopravvento.

Gamondio-Castellazzo, dopo alcuni anni di rapporti non proprio pacifici, entra nell’orbita della nuova città; viene istituito il Contado di Alessandria, sorta di consorzio ammistrativo-commerciale di cui Castellazzo rimarrà esponente principale fino all’estinzione nel secolo XVIII; i documenti storici del Contado sono ancora oggi conservati nel nostro Archivio Storico Comunale, autentico cuore della memoria cittadina.

Nel Trecento le chiese sono attestate in numero almeno pari a ventitre.
Alla fine del secolo Castellazzo viene separata dal dominio alessandrino ad opera dei Visconti (ad Alessandria dal 1347), che garantiscono al paese autonomia daziaria e quindi economica.

Sono anni di carota e di bastone, e tutto l’Alessandrino si ribella alle scorribande del capitano visconteo Facino Cane: i paesi vicini vengono distrutti, ma Castellazzo resiste all’assedio (1404); devono passare sei anni perchè, con la mediazione dell’esercito francese, i Visconti possano riprendere il controllo su Castellazzo, che in seguito si vede confermate le autonomie e le concessioni del passato.
Infeudato dai Visconti a Vitaliano Borromeo nel 1437, Castellazzo subirà ripetuti passaggi di proprietà fino al 1778, anno in cui – morto senza eredi il feudatario – passerà alle dirette dipendenze della casa Savoia.

Il feudo – che nei documenti si incomincia a denominare Castellazzo Alessandrino – rimase nell’orbita di Milano fino alla morte di Francesco II Sforza, nel 1535.

Ha inizio la dominazione spagnola.
E’ un periodo storico drammatico: le inondazioni della Bormida e dell’Orba, le calamità naturali, le epidemie, le invasioni militari si susseguono con spossante regolarità, e non deve stupire che una relazione sul valore del feudo, nel 1618, riporti che gli abitanti sono persone “cattive e seditiose”.

Nel 1707 Alessandria e insieme Castellazzo passano sotto il controllo della Casa Savoia.

Castellazzo Bormida (Alessandria)
Veduta di insieme di Castellazzo Bormida

 

Cosa vedere - Comune di Castellazzo Bormida
Chiesa dei Capuccini

 

File:Castellazzo Bormida-Torre del Castello.jpg - Wikipedia
Ecco la torre dell’orologio Edificazione secolo undecimo
CHIESA DELLA SANTISSIMA TRINITA' DA LUNGI | I Luoghi del Cuore - FAI
Chiesa della santissima Trinità da Lungi
Prima edificazione nel 1130

 

 

 

File:Castellazzo Bormida-Torrione.jpg - Wikipedia
Il torrione rimasto – si presume – della antica cinta muraria

 

Chiesa di San Martino, Castellazzo Bormida – Medioevo in Alessandria
Chiesa di San Martino – Secoli decimo – undecimo

 

Giancarlo Patrucco – Clemente Accornero

Testi e immagini qui riportati vengono dal libero web.

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