È qualcosa di non troppo comune di questi tempi, ma ricordiamo che per la Storia della Filosofia è stato un elemento fondamentale fin dall’inizio, celebrato nei testi di Aristotele, studiato brillantemente da Spinoza ed adeguatamente definito da Immanuel Kant.
Il concetto di etica è sempre stato studiato con attenzione, attraverso duemilacinquecento anni, ma sembra che in questi ultimi tempi se ne parli poco.
Rifacciamoci agli avvenimenti odierni.
È chiaro che l’aggressione russa all’Ucraina rappresenta una evidente violazione di qualunque Etica, e Putin è da condannare in modo esemplare, anche se bisogna ricordare che la minoranza russofona ha tutto il diritto di avere una consistente autonomia, linguistica e politica.
Per quanto riguarda l’ormai secolare dissidio Israelo-Palestinese, non bisogna mai dimenticare la politica di semi-apartheid esercitata dagli israeliani nei confronti dei palestinesi, conseguenza anche delle numerose vittorie militari inflitte da Israele ai circostanti paesi arabi.
Gli atti di terrorismo portati avanti da Hamas con crudeltà e ferocia non possono far dimenticare la politica di occupazione da parte di Israele, che favorisce comunque i suoi coloni.
Un altro argomento di cui si parla molto oggi è quello dei femminicidi, in cui è evidente che una istruzione non solo genitoriale, ma della società tutta, verso i potenziali esecutori del femminicidio, avrebbe dei risultati rilevanti.
Anche in questo caso, un’istruzione meditata e mediata dall’Etica sarebbe estremamente utile e risparmierebbe molte vite.
Ma, insomma, come si potrebbe definire questa Etica? Una sorta di quinta essenza, qualcosa di endico che risulta dalla meditazione sui fatti della vita, sulle persone che si conoscono, sugli eventi che ci colpiscono.
Etica quindi come qualcosa di cooptato dai genitori, dalla società, dalla religione (nel caso), da tutto ciò che forma un individuo.
Badiamo bene, non qualcosa di proveniente dall’esterno, dettato da un codice di procedura civile o di procedura penale, non una legge che implica una pena, ma qualcosa che si forma liberamente dentro l’individuo come risposta a ciò che gli sta di fronte ed è in fondo quello di cui parlava Socrate nella sua ricerca della eudaimonia, cioè del buon daimon che suggerisce all’individuo ciò che deve fare.
Quindi il saggio, nel suo percorso di una retta vita, ha bisogno di esercitare una critica (krysis) per distinguere il bene dal male anche nei momenti di maggiore sollecitazione e violenza.
Viator
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