La Nature Restoration Law è realtà: il Parlamento Europeo l’ha approvata il 27 febbraio 2024. Una decisione storica, che dovrebbe segnare una svolta nel rapporto fra uomo e biodiversità. Proprio la Nature restoration law, infatti, è uno dei cardini dell’European Green Deal e mette nero su bianco le le tappe di un percorso “in progress” per recuperare le aree naturali degradate, moltissime in Europa, da Nord a Sud.
In sintesi
Un progetto ambizioso per dare una mano alla natura, intervenendo sulle zone messe in crisi e pesantemente trasformate dall’intervento umano, ripristinandole.
La Nature restoration law punta a tutelare le località più fragili e belle del territorio europeo, quelle che negli anni hanno perso molte delle loro caratteristiche preziose, dal greto dei fiumi alle zone rurali, passando per dune e torbiere. La strada sembra tutta in salita e le polemiche, prima e dopo l’approvazione della legge, non sono state poche.
Eppure dare una nuova chance alla biodiversità e alla flora e alla fauna del nostro continente e del mondo è ormai indispensabile, di fronte a cambiamenti climatici sempre più evidenti.
Ma vediamo cosa dice la legge e che cosa cambierà, per noi e per l’ambiente.
L’iter del regolamento non è stato facile perché una parte degli schieramenti politici (soprattutto di destra e centro-destra) era contrario. Il timore? Si pensava che norme più stringenti potessero ostacolare le attività economiche e in particolare l’agricoltura, mettendo a rischio imprese e guadagni. L’opposizione alla Nature restoration law era fra le motivazioni del “movimento dei trattori” nelle varie nazioni.
La Nature restoration law, però, alla fine è passata, sia pure con diverse modifiche rispetto al testo iniziale (in particolare sullo stop o il grosso ridimensionamento nell’uso dei pesticidi), modifiche che l’hanno resa più blanda e per la possibilità data ai governi statali di sospenderla in periodi di necessità. Per le associazioni ambientaliste dei diversi Paesi, dal WWF alla Lipu, quella europea rimane però una decisione epocale, che dovrebbe davvero cambiare qualcosa in meglio.
La prima proposta della Nature restoration law risale al 2022: per la prima volta si affaccia in modo organico l’idea di reintegrare con azioni attive le aree naturali contaminate o degradate dall’agricoltura, dall’industria e dagli insediamenti umani. La proposta nasce da una constatazione allarmante: in Europa ben l’80 per cento degli ecosistemi è pesantemente danneggiata o, come dicono i documenti ufficiali, in “poor condition”.
Salvaguardarli e, dove possibile, riportarli all’antico splendore non è solo un atto di amore per la natura ma un mezzo per proteggere la stessa vita umana: gli ecosistemi attaccati che si vorrebbero ripristinare, come aree umide, foreste, zone costiere e ambienti marini, sono gli stessi che possono contribuire a ridurre e compensare le emissioni di carbone e che impediscono o rendono meno frequenti gli eventi climatici violenti, dalle alluvioni ai periodi di siccità. Proteggendo l’ambiente quindi proteggiamo noi stessi.
Gli obiettivi della Nature restoration law sono chiari.
I punti principali sono i seguenti:
- Incrementare la biodiversità.
- Assicurarsi che la natura continui a mettere in atto le sue strategie benefiche: dall’impollinazione dei fiori, al “ripulire” aria e acqua fino al proteggerci dagli eventi climatici estremi, fra cui le piogge alluvionali, la siccità, gli incendi.
- Limitare il riscaldamento globale.
- La legge serve anche a costruire un’Europa “resiliente”, in grado di mantenere l’autonomia e la sicurezza soprattutto per quanto riguarda l’approvvigionamento e la produzione di cibo e quindi una necessaria sovranità alimentare.
La Nature restoration law è una legge vincolante: ecco cosa prevede…
La Nature restoration law è un regolamento che pone degli obiettivi vincolanti per gli Stati membri.
Uno dei primari obiettivo è quello di ripristinare almeno il 30% degli ambienti naturali degradati (praterie, zone umide, fiumi, laghi e fondali corallini, foreste) portandoli da condizioni mediocri a buone entro il 2030; questa percentuale dovrebbe essere del 60% nel 2040 per arrivare al 2050 con il ripristino della quasi totalità degli habitat compromessi (90%).
I governi statali dovranno adottare piani di ripristino nazionali per spiegare come intendono raggiungere questi obiettivi e impegnarsi costantemente perché il degrado non ricominci. L’ultimo step è l’approvazione del regolamento da parte del Consiglio UE che avverrà ad Aprile.
Investire in natura è anche un investimento con un ritorno economico: secondo le stime ogni euro speso per riportare in buone condizioni un’area naturale frutterà fra gli 8 e i 38 euro di ritorno. Nessuno ci perderà, quindi, anzi!
L’obiettivo della Nature restoration law è ambizioso. Se tutto andrà come deve saranno piantati 3 miliardi di nuovi alberi in 27 Paesi.
Ma vediamo meglio nel dettaglio.
Un grande progetto di riforestazione che si affianca alla tutela delle foreste “anziane” che custodiscono alberi di grandi dimensioni e di pregio e un fitto sottobosco, oltre che fare da habitat per gli animali selvatici e in particolare gli uccelli.
Non mancano anche interventi strutturali sui fiumi: nei prossimi anni ben 25.000 km di alvei fluviali dovranno essere liberati lasciando che i fiumi riprendano a scorrere senza ostacoli. La chiusura dei fiumi e la loro deviazione è fra le cause di eventi climatici infausti, fra cui le esondazioni, causa di grandi danni e vittime in tutta Europa, Italia compresa.
Anche la biodiversità negli ecosistemi agricoli sarà tutelata: l’impegno è quello di salvare piante e fiori selvatici, “resilienti” che vivono ai margini dei campi coltivati e convivono con le aree abitate e lavorate dall’uomo.
Le varie Nazioni dovranno dimostrare di aver fatto progressi nella tutela della biodiversità basandosi su parametri precisi.
Verrà usato per questo l’European grassland butterfly indicator (l’indicatore delle farfalle delle praterie) che misura la presenza dei preziosi insetti impollinatori.
In alternativa si potrà usare una certificazione che attesti la presenza nel paesaggio, accanto alle aree coltivate di elementi di elevata biodiversità: fra queste le zone incolte a rotazione, le piccole zone umide, stagni, alberi o gruppi di alberi, macchie, fossi, muretti in pietra e a secco.
Ancora verranno misurati gli stock di carbonio inorganico presenti nei terreni coltivati.
I Paesi europei si dovranno anche impegnare a tutelare e ripristinare le torbiere e le aree umide: proprio queste zone in cui l’umidità si concentra fanno da “depuratore” naturale e riducono le emissioni dell’attività agricola. Anche gli agricoltori potranno contribuire su base volontaria.
In Europa ci sono incantevoli e rari habitat e zone incontaminate che sono da alcuni anni protette come aree Natura 2000. Sono siti che fanno parte di una rete di zone di protezione speciale creata dall’Unione Europea per preservare specie animali e vegetali rare e fragili. In queste zone le attività umane non sono escluse ma rigidamente regolamentate. Sono posti bellissimi e nel nostro Paese ce ne sono in tutte le regioni: in Toscana solo per fare un esempio ne fanno parte il Parco dei Monti Livornesi, in Basilicata le Dolomiti di Pietrapertosa.
La Nature restoration law pone queste zone al centro di un’ulteriore tutela.
Attenzione però: la nuova legge non pensa solo a queste aree di grande interessa naturalistico ma anche a quello che si definisce come verde urbano, forse più umile ma non meno importante.
Nei prossimi anni giardini, parchi, orti pubblici e privati saranno più difesi e i progetti di riforestazione urbana e dell’introduzione di aree verdi incoraggiati ed estesi. A tutto vantaggio dei nostri polmoni e del nostro benessere quotidiano anche in città.
Motivi e obiettivi della proposta
Nonostante le iniziative internazionali e dell’UE, la perdita di biodiversità e il degrado degli ecosistemi proseguono a un ritmo allarmante, danneggiando le persone, l’economia e il clima.
Ciò è ampiamente documentato, in particolare nelle relazioni del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) (1) e della piattaforma intergovernativa di politica scientifica per la biodiversità e i servizi ecosistemici (2) , nella relazione sui progressi verso il conseguimento degli “Obiettivi di Aichi” (3) e nel documento “Economics of Biodiversity: The Dasgupta Review” (4) .
Ecosistemi sani forniscono alimenti e sicurezza alimentare, acqua pulita, pozzi di assorbimento del carbonio e protezione dalle catastrofi naturali provocate dai cambiamenti climatici.
Sono essenziali per la nostra sopravvivenza, il benessere, la prosperità e la sicurezza a lungo termine, in quanto sono alla base della resilienza dell’Europa. Il ripristino degli ecosistemi, unito agli sforzi per ridurre il commercio e il consumo di specie selvatiche, contribuirà anche a prevenire l’insorgere di malattie trasmissibili con potenziale zoonotico e rafforzare la resilienza alle stesse, riducendo di conseguenza il rischio di epidemie e pandemie, e concorrerà a sostenere gli sforzi compiuti dall’UE a livello mondiale per applicare l’approccio “One Health”, che riconosce il nesso intrinseco tra la salute umana, la salute degli animali e una natura integra e resiliente.
La relazione 2022 dell’IPCC ha sottolineato in particolare che il mondo e l’Europa dispongono di un margine breve e in rapido esaurimento per garantire un futuro vivibile, in quanto lo sfruttamento dei sistemi naturali e umani oltre la loro capacità di adattamento ha determinato un aumento degli eventi meteorologici e climatici estremi che ha provocato alcune conseguenze irreversibili.
Bisogna intervenire con urgenza attuando misure per ripristinare gli ecosistemi degradati e mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici, in particolare attraverso il ripristino di zone umide, fiumi, foreste ed ecosistemi agricoli degradati.
I recenti sviluppi geopolitici hanno ulteriormente sottolineato la necessità di salvaguardare la sicurezza alimentare e la resilienza dei sistemi alimentari.
Dinanzi all’aumento dei prezzi delle materie prime e ai timori per la sicurezza alimentare mondiale s’impone la necessità affrontare le vulnerabilità, come la dipendenza dalle importazioni, e di accelerare la transizione verso sistemi alimentari sostenibili e resilienti (5) .
È comprovato che il ripristino degli ecosistemi agricoli ha effetti positivi sulla produttività alimentare a lungo termine e il ripristino della natura è la “polizza assicurativa” con cui l’UE può garantirsi sostenibilità e resilienza a lungo termine. I cittadini, nelle proposte su agricoltura, produzione alimentare, biodiversità, ecosistemi e inquinamento contenute nella relazione finale della Conferenza sul futuro dell’Europa, del 9 maggio 2022 (6) , hanno chiesto in particolare di “creare, ripristinare, gestire meglio ed estendere le aree protette — per la conservazione della biodiversità”; “proteggere gli insetti, in particolare quelli autoctoni e impollinatori, anche attraverso la protezione dalle specie invasive e una migliore applicazione della normativa vigente“; nonché “fissare obiettivi nazionali vincolanti in tutti gli Stati membri dell’UE per il rimboschimento degli alberi autoctoni e della flora locale, tenendo conto delle diverse situazioni e specificità nazionali”.
Per quanto riguarda le proposte in materia di informazione, sensibilizzazione, dialogo e stile di vita, i cittadini hanno chiesto in particolare di “includere nell’istruzione la produzione alimentare e la protezione della biodiversità, esplicitando i benefici degli alimenti non trasformati rispetto a quelli trasformati, promuovere gli orti scolastici e sovvenzionare i progetti di orti urbani e l’agricoltura verticale” e di “considerare la biodiversità come materia obbligatoria nelle scuole e sensibilizzare alla biodiversità attraverso campagne mediatiche e di “concorsi” incentivati in tutta l’UE” (7) .
È pertanto necessaria un’azione più risoluta per conseguire gli obiettivi dell’UE in materia di clima e biodiversità per il 2030 e il 2050, e per assicurare la resilienza di sistemi alimentari. È pertanto necessaria un’azione più risoluta per conseguire gli obiettivi dell’UE in materia di clima e biodiversità per il 2030 e il 2050, e per assicurare la resilienza dei sistemi alimentari.
Il Green Deal europeo (8) s’impegna a proteggere e ripristinare la natura.
Afferma che la Commissione individuerà misure, anche a livello normativo, per aiutare gli Stati membri a migliorare e ripristinare gli ecosistemi danneggiati e ricchi di carbonio portandoli a un buono stato ecologico.
Il Green Deal ha inoltre sottolineato che tutte le azioni e le politiche dell’UE dovrebbero convergere per consentire all’Unione di realizzare la transizione giusta verso un futuro sostenibile.
La strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030 (9) ha fissato obiettivi per proteggere la natura nell’UE. Ha infatti sottolineato che la protezione da sola non è sufficiente: per invertire la perdita di biodiversità sono necessari maggiori sforzi che riportino la natura in buona salute in tutta l’UE, all’interno e all’esterno delle zone protette.
La Commissione si è pertanto impegnata a proporre obiettivi giuridicamente vincolanti per ripristinare gli ecosistemi dell’UE degradati, in particolare quelli potenzialmente più in grado di eliminare e stoccare il carbonio, e per prevenire e ridurre l’impatto delle catastrofi naturali. Finora l’UE non è riuscita ad arrestare la perdita di biodiversità. Uno studio recente (10) eseguito nell’ambito della valutazione della strategia dell’UE sulla biodiversità fino al 2020 (11) mostra che tra il 2011 e il 2020 l’UE non è riuscita ad arrestare la perdita di biodiversità: non ha raggiunto l’obiettivo volontario di ripristinare almeno il 15 % degli ecosistemi degradati entro il 2020 (in linea con l’obiettivo 15 di Aichi della convenzione sulla diversità biologica) (12).
Le prospettive per la biodiversità e gli ecosistemi sono poco incoraggianti e dimostrano che l’approccio attuale non funziona. Anche il Parlamento europeo e il Consiglio hanno insistito sulla necessità di intensificare gli sforzi per ripristinare gli ecosistemi, come indicato nelle conclusioni del Consiglio del dicembre 2019 (13) e in una risoluzione del Parlamento europeo del gennaio 2020 (14).
La risoluzione del Parlamento ha invitato la Commissione ad “[abbandonare] gli impegni volontari e [a proporre] una strategia ambiziosa e inclusiva che stabilisca obiettivi giuridicamente vincolanti (e, di conseguenza, applicabili) per l’UE e i suoi Stati membri“. Nella risoluzione del 9 giugno 2021 (15), il Parlamento europeo ha accolto con grande favore l’impegno della Commissione a elaborare una proposta legislativa sul ripristino della natura che comprenda anche obiettivi di ripristino vincolanti.
Il ripristino degli ecosistemi è in cima all’agenda internazionale: la visione per il 2050 nell’ambito della convenzione sulla diversità biologica (16), la convenzione delle Nazioni Unite sulla lotta contro la desertificazione (UNCCD)(17), l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile (obiettivi di sviluppo sostenibile) (18) e il decennio delle Nazioni Unite per il ripristino (19) invitano tutti a proteggere e ripristinare gli ecosistemi.
Il ripristino sarà altresì necessario affinché l’UE rispetti gli impegni assunti nell’ambito della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e dell’accordo di Parigi (20).
Ecosistemi come le torbiere, le zone umide, gli oceani e le foreste possono (se in buono stato) eliminare e stoccare grandi quantità di biossido di carbonio e contribuire inoltre in modo significativo a ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici.
La proposta di regolamento sul ripristino della natura stabilisce un obiettivo generale: contribuire alla ripresa continua, a lungo termine e duratura della biodiversità e della resilienza della natura in tutte le zone terrestri e marine dell’UE mediante il ripristino degli ecosistemi, concorrere al conseguimento degli obiettivi dell’Unione in materia di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici e contribuire al rispetto dei suoi impegni internazionali.
Per conseguire tale obiettivo la proposta stabilisce una pluralità di obiettivi e obblighi di ripristino vincolanti per un’ampia gamma di ecosistemi. Tali misure dovrebbero riguardare almeno il 20 % delle zone terrestri e marine dell’UE entro il 2030 e tutti gli ecosistemi che necessitano di essere ripristinati entro il 2050. La proposta è inoltre sostenuta da un quadro di attuazione volto a tradurre gli obiettivi in azioni concrete mediante la preparazione e l’esecuzione di piani nazionali di ripristino. La proposta intende consentire all’UE di agire con urgenza e di iniziare a ripristinare gli ecosistemi sulla base di obiettivi e obblighi vincolanti che possano già essere misurati e monitorati.
Ciò garantirà che gli Stati membri possano avviare senza indugio i lavori di ripristino. In futuro potranno essere inclusi altri ecosistemi elaborando metodi comuni per fissare ulteriori obiettivi tramite modifica del regolamento.
La proposta apre quindi la strada al ripristino e al mantenimento di un’ampia gamma di ecosistemi nell’UE entro il 2050, con risultati misurabili entro il 2030 e il 2040: oltre a consentire all’UE di contribuire ad arrestare la perdita di biodiversità e a riportare la natura in un buono stato di salute, le permette di dar prova di leadership a livello mondiale nella protezione della natura, in particolare alla conferenza delle parti della convenzione sulla diversità biologica che si terrà nella seconda metà del 2022.
- Coerenza con le disposizioni vigenti nel settore normativo interessato La proposta intende integrare le politiche ambientali attualmente in vigore. Concepita per operare in modo efficace in sinergia con il diritto ambientale dell’UE, servirà anche a migliorarne il coordinamento e l’attuazione.
Nello specifico, la proposta integrerà: le direttive Uccelli (21) e Habitat (22), fissando scadenze per il conseguimento degli obiettivi e imponendo agli Stati membri di ripristinare gli ecosistemi anche al di fuori della rete Natura 2000; la direttiva quadro Acque (23), aggiungendo obblighi di ripristino della continuità fluviale e per garantire il buono stato delle pianure alluvionali; la direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino (24), introducendo misure specifiche e obiettivi dettagliati per determinati habitat marini che devono essere ripristinati; come pure il regolamento sulle specie esotiche invasive (25) . Essa opererà inoltre in stretto rapporto e a livello dettagliato con la politica comune della pesca e, se del caso, garantirà coerenza e complementarità.
La proposta è direttamente collegata e contribuisce alla nuova strategia forestale dell’UE per il 2030 (26), introducendo misure di ripristino che miglioreranno la biodiversità e la resilienza delle foreste grazie a obiettivi e obblighi specifici per gli habitat forestali.
Quanto alla politica agricola comune, la proposta si fonda su obiettivi specifici per gli habitat erbosi che rientrano nell’ambito di applicazione della direttiva 92/43/CEE e, più in generale, per tutti gli agroecosistemi dell’UE poggia sulla prova del miglioramento di una serie di indicatori che rafforzano la biodiversità.
La proposta presenta chiari legami con la strategia dell’UE per il suolo, in quanto molti ecosistemi terrestri dipendono dai suoli sottostanti e interagiscono con essi. Eventuali altri obiettivi relativi al suolo saranno integrati nella futura legislazione in materia di suolo.
L’obiettivo proposto di invertire il declino degli impollinatori contribuirà a raggiungere gli obiettivi dell’iniziativa dell’UE a favore degli impollinatori (27).
Gli obiettivi della proposta di aumentare gli spazi verdi nelle aree urbane avranno un impatto diretto sulla strategia per le infrastrutture verdi (28) . Le misure politiche nell’ambito di altre strategie ambientali, come il piano d’azione per l’economia circolare per un’Europa più pulita e più competitiva (29) e il piano d’azione per l’inquinamento zero di aria, acqua e suolo (30), contribuiranno ad alleviare la pressione sugli ecosistemi riducendo varie forme di inquinanti.
Misure quali la raccomandazione del Consiglio sull’ apprendimento per la transizione verde e lo sviluppo sostenibile (che è stata adottata dal Consiglio il 16 giugno 2022) (31) possono contribuire a creare le conoscenze, le competenze e gli approcci necessari in materia di sostenibilità ambientale, anche a sostegno del ripristino della natura.
Coerenza con le altre normative dell’Unione
Il ripristino degli ecosistemi e il rafforzamento della biodiversità sono due dei capisaldi del Green Deal europeo. La garanzia di ecosistemi sani e la lotta ai cambiamenti climatici sono intrinsecamente collegate. Il riscaldamento globale ha un impatto diretto sugli ecosistemi con effetti duraturi o irreversibili, come la perdita di ecosistemi.
Le politiche dell’UE in materia di clima, come la Normativa europea sul clima (32), e le proposte incluse nel pacchetto “Pronti per il 55 %” (in particolare la proposta di regolamento su uso del suolo, cambiamento di uso del suolo e silvicoltura (33) sottolineano l’importanza cruciale dei pozzi naturali per la cattura e lo stoccaggio del carbonio. Per intervenire in modo efficace, gli ecosistemi, come le zone umide e le foreste, devono essere in buono stato. Ci si può pertanto attendere che il presente regolamento contribuisca in misura considerevole alle politiche climatiche.
Ripristinare il buono stato degli ecosistemi significa fornire soluzioni basate sulla natura che contribuiscono sia a mitigare i cambiamenti climatici che a perseguire gli obiettivi della strategia dell’UE di adattamento ai cambiamenti climatici (34).
Ecosistemi più ricchi in termini di biodiversità e sani sono più resilienti ai cambiamenti climatici e sono efficaci anche nel prevenire le catastrofi e ridurne i rischi. Ai sensi della Normativa europea sul clima, gli Stati membri adotteranno e attueranno strategie nazionali di adattamento che promuovano soluzioni basate sulla natura e l’adattamento basato sugli ecosistemi.
I piani nazionali di ripristino previsti dalla presente proposta opereranno in stretto rapporto con le strategie nazionali di adattamento previste dalla Normativa europea sul clima e con la legislazione dell’UE in materia di protezione civile (35), rafforzandosi a vicenda.
L’agricoltura, la silvicoltura e la pesca sono tutti settori che dipendono dal buono stato degli ecosistemi. Gli agroecosistemi in buono stato forniscono alimenti sicuri, sostenibili, nutrienti e a prezzi accessibili. Rendono l’agricoltura più resiliente ai cambiamenti climatici e ai rischi ambientali, creando nel contempo posti di lavoro (ad esempio nell’agricoltura biologica, nel turismo rurale e in attività ricreative).
Gli ecosistemi forestali in buono stato offrono molti benefici: ad esempio, forniscono legname e alimenti, catturano e immagazzinano il carbonio, stabilizzano il suolo, purificano l’aria e l’acqua e riducono l’impatto di catastrofi naturali come gli incendi boschivi e le malattie causate da parassiti.
Mantenere gli ecosistemi marini in buono stato contribuisce in modo significativo alla biodiversità, fornendo zone importanti di riproduzione e crescita del novellame e alimenti sani provenienti dai mari e dagli oceani. Gli ecosistemi marini sani mitigano inoltre i cambiamenti climatici, riducendo l’impatto delle catastrofi naturali lungo le coste.
Alcuni obiettivi e indicatori stabiliti nella presente proposta mirano a migliorare la sinergia tra le azioni in materia di biodiversità e quelle relative ad altre politiche dell’UE, tra le quali la nuova politica agricola comune (PAC) (con le sue norme per migliorare l’ambiente in agricoltura e le opportunità di finanziamento disponibili nell’ambito dei piani strategici della PAC 2023-2027), la strategia “Dal produttore al consumatore” per un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente e la politica comune della pesca. La proposta è inoltre collegata alla politica regionale dell’UE, che può finanziare il ripristino degli ecosistemi attraverso il Fondo europeo di sviluppo regionale , e a Orizzonte Europa , che sostiene gli investimenti nella ricerca e nell’innovazione per biodiversità ed ecosistemi.
La proposta può inoltre aiutare l’UE a dar prova di leadership a livello mondiale, mobilitare la comunità internazionale e intervenire per arrestare la perdita di biodiversità in tutto il mondo.
La conferenza delle parti (COP15) della convenzione sulla diversità biologica dovrebbe definire un nuovo quadro globale in materia di biodiversità che includa obiettivi di ripristino ambiziosi. La strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030 è un progetto volto a realizzare questo obiettivo nell’UE e a dimostrare l’impegno dell’UE a livello mondiale.
La proposta invierà un segnale forte alla comunità mondiale del fatto che l’UE sta prendendo sul serio il suo impegno, mira a sancire per legge gli obiettivi di ripristino degli ecosistemi e potrebbe servire da ispirazione affinché altri paesi adottino politiche ambiziose analoghe in materia di ripristino della natura e protezione della biodiversità. O, almeno, è quanto ci si ripropone.
Comunque, alla fine di un iter quanto mai complesso e pieno di ostacoli (quasi tutti strumentali e ispirati dalla “sindrome Nimby), il Consiglio Affari Energia dell’Ue, riunito a Lussemburgo (pochi giorni fa, il 17 giugno), ha adottato a maggioranza qualificata l’approccio generale sul regolamento per il ripristino degli ecosistemi, la Nature Restoration Law.
Gli Stati membri sono pronti a negoziare con l’Europarlamento, una volta che gli eurodeputati abbiano raggiunto una posizione comune. E, ricordiamocelo, non votato a favore Italia, Polonia, Belgio, Paesi Bassi, Austria, Finlandia e Svezia. Mentre invece i Paesi a favore sono stati 21.
…
1 Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC), Special report on the impacts of global warming of 1.5°C, disponibile all’indirizzo https://www.ipcc.ch/sr15/, e sesta relazione di valutazione dell’IPCC, Climate Change 2022: Impacts, Adaptation and Vulnerability | Climate Change 2022: Impacts, Adaptation and Vulnerability (ipcc.ch).
2 Piattaforma intergovernativa di politica scientifica per la biodiversità e i servizi ecosistemici (IPBES), relazione 2019 di valutazione globale sulla biodiversità e i servizi ecosistemici, disponibile all’indirizzo https://doi.org/10.5281/zenodo.5657041.
3 Convenzione sulla diversità biologica, disponibile all’indirizzo https://www.cbd.int/convention/text/.
4 Professor Sir Partha Dasgupta, Final report of the independent review on The Economics of Biodiversity, 2 febbraio 2021, disponibile all’indirizzo https://www.gov.uk/government/publications/final-report-theeconomics-of-biodiversity-the-dasgupta-review.
5 Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, Proteggere la sicurezza alimentare e rafforzare la resilienza dei sistemi alimentari (COM(2022) 133 final).
6 La Conferenza sul futuro dell’Europa, tenutasi tra aprile 2021 e maggio 2022, è stata un esercizio unico guidato dai cittadini di democrazia deliberativa a livello paneuropeo, cui hanno partecipato migliaia di cittadini europei nonché attori politici, parti sociali, rappresentanti della società civile e i principali portatori di interessi.
7 Conference on the Future of Europe – Report on the Final Outcome, maggio 2022, proposta 2, pag. 44, e proposta 6, pag. 48.
8 Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, Il Green Deal europeo (COM(2019) 640 final).
10 Trinomics B.V. (2021), Support to the evaluation of the EU Biodiversity Strategy to 2020 e follow up:
11 Final study report (Ufficio delle pubblicazioni dell’UE, 2022). Per una sintesi delle risultanze principali,
12 Il piano strategico per il periodo 2011-2020 della convenzione sulla diversità biologica comprendeva i 20 obiettivi di Aichi in materia di biodiversità. L’obiettivo 15 di Aichi prevedeva che entro il 2020 la resilienza degli ecosistemi e il contributo della biodiversità alle riserve di carbonio fossero rafforzati grazie a misure di conservazione e ripristino, ivi compreso il ripristino di almeno il 15 % degli ecosistemi degradati, contribuendo in tal modo alla mitigazione dei cambiamenti climatici, all’adattamento ai medesimi e alla lotta contro la desertificazione; disponibile all’indirizzo https://www.cbd.int/sp/targets/rationale/target-15/ .
13 Preparazione del quadro globale post-2020 in materia di biodiversità – Convenzione sulla diversità biologica, conclusioni del Consiglio del 19 dicembre 2019 (15272/19).
14 Risoluzione del Parlamento europeo, del 16 gennaio 2020, sulla 15a riunione della conferenza delle parti della convenzione sulla diversità biologica (COP15) (2019/2824 (RSP)).
15 Risoluzione del Parlamento europeo, del 9 giugno 2021, sulla strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030 – Riportare la natura nella nostra vita (2020/2273(INI)).
16 Prima bozza del quadro globale post-2020 in materia di biodiversità, disponibile all’indirizzo https://www.cbd.int/doc/c/914a/eca3/24ad42235033f031badf61b1/wg2020-03-03-en.pdf .
17 Convenzione delle Nazioni Unite sulla lotta contro la desertificazione nei paesi gravemente colpiti dalla siccità e/o dalla desertificazione, in particolare in Africa (UNCCD), disponibile all’indirizzo https://www.unccd.int/sites/default/files/relevant-links/2017-01/UNCCD_Convention_ENG_0.pdf .
18 Nazioni Unite: risoluzione adottata dall’Assemblea generale il 25 settembre 2015 – Trasformare il nostro mondo: Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, disponibile all’indirizzo https://www.un.org/ga/search/view_doc.asp?symbol=A/RES/70/1&Lang=E .
19 Risoluzione adottata dall’Assemblea generale il 1º marzo 2019 – Decennio delle Nazioni Unite per il ripristino degli ecosistemi (2021-2030), disponibile all’indirizzo https://www.decadeonrestoration.org/aboutun-decade.
20 Accordo di Parigi, disponibile all’indirizzo https://unfccc.int/sites/default/files/english_paris_agreement.pdf .
21 Direttiva 2009/147/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 novembre 2009, concernente la conservazione degli uccelli selvatici (GU L 20 del 26.1.2010, pag. 7).
22 Direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche (GU L 206 del 22.7.1992, pag. 7).
23 Direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2000 e istituisce un quadro per l’azione comunitaria in materia di acque (GU L 327 del 22.12.2000, pag. 1).
24 Direttiva 2008/56/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 giugno 2008, che istituisce un quadro per l’azione comunitaria nel campo della politica per l’ambiente marino (GU L 164 del 25.6.2008, pag. 19).
25 Regolamento (UE) n. 1143/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2014, recante disposizioni volte a prevenire e gestire l’introduzione e la diffusione delle specie esotiche invasive (GU L 317 del 4.11.2014, pag. 35).
26 Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, Nuova strategia dell’UE per le foreste per il 2030 (COM(2021) 572 final).
27 Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, Iniziativa dell’UE a favore degli impollinatori (COM(2018) 395 final).
28 Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, Infrastrutture verdi – Rafforzare il capitale naturale in Europa (COM(2013) 249 final).
29 Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, Un nuovo piano d’azione per l’economia circolare – Per un’Europa più pulita e più competitiva (COM(2020) 98 final).
30 Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, Un percorso verso un pianeta più sano per tutti – Piano d’azione dell’UE: “Verso l’inquinamento zero per l’aria, l’acqua e il suolo” (COM(2021) 400 final).
31 Sulla base della proposta della Commissione di raccomandazione del Consiglio relativa all’apprendimento per la sostenibilità ambientale (COM(2022) 11 final).
32 Regolamento (UE) 2021/1119 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 giugno 2021, che istituisce il quadro per il conseguimento della neutralità climatica e che modifica il regolamento (CE) n. 401/2009 e il regolamento (UE) 2018/1999 (GU L 243 del 9.7.2021 pag. 1).
33 Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) 2018/841 per quanto riguarda l’ambito di applicazione, semplificando le norme di conformità, stabilendo gli obiettivi degli Stati membri per il 2030 e fissando l’impegno di conseguire collettivamente la neutralità climatica entro il 2035 nel settore dell’uso del suolo, della silvicoltura e dell’agricoltura, e il regolamento (UE) 2018/1999 per quanto riguarda il miglioramento del monitoraggio, della comunicazione, della rilevazione dei progressi e della revisione (COM(2021) 554 final).
34 Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, Plasmare un’Europa resiliente ai cambiamenti climatici – La nuova strategia dell’UE di adattamento ai cambiamenti climatici (COM(2021) 82 final).
35 Decisione n. 1313/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, su un meccanismo unionale di protezione civile, modificata dalla decisione n. 2019/420.
…
Documento risultante da più fonti (controllate) e rivisto dal direttore Pier L. Cavalchini e dal presidente Renzo Penna. Ci si augura che di qui parta un approfondimento, anche grazie alla nuova composizione del parlamento Europeo che si trova già pronta una proposta di qualità e su cui dovrà lavorare per favorirne l’applicazione su tutto il territorio europeo.
L’immagine di aggancio iniziale è di proprietà della redazione (la compianta maestra dott.ssa Luigina Braggio ed un suo organizzato gruppo di studenti di “Educazione Ambientale” all’opera in riva a Bormida. Le altre interne al testo provengono dalla “Mostra internazionale della natura di Bard. Valle d’Aosta / Vallee d’Aoste”
Commenta per primo