L’ “Elisir d’amore” è un melodramma giocoso in due atti di Gaetano Donizetti su libretto di Felice Romani.
La storia ruota attorno alle vicende dell’umile contadino Nemorino, innamorato di Adina ed incapace di dichiararsi. L’equilibrio viene bruscamente interrotto con l’arrivo di Dulcamara (il ciarlatano di Donizetti), che – fingendosi un dottore – vende a Nemorino un fantomatico elisir d’amore…(e chissà cosa potrebbe fare al giorno d’oggi…).
…
“Il Piano territoriale regionale costituisce lo strumento di riferimento per il governo del territorio in Piemonte”. Roboante e perentoria la frase di apertura di questo “aggiornamento” del PTR , che vede coinvolte una serie di figure istituzionali, dell’associazionismo e dell’amministrazione locale, invitate tassativamente entro il 10 agosto prossimo ad esprimersi, per arrivare ad un piano condiviso, resiliente, al passo dei tempi, efficace e volano di “lavoro compatibile e innovativo”. Saremo i soliti scettici …comunque vediamo di che si tratta. (1)
Come premessa è utile ricordare che il Piano vigente è stato approvato nel 2011 e che, con la D.G.R. n. 4-8689 del 3 giugno 2024, la Giunta regionale ha adottato gli elaborati della Variante di aggiornamento del Piano territoriale regionale (PTR), comprensivi del Rapporto ambientale, della relativa Sintesi non tecnica e del Piano di Monitoraggio, per la fase di valutazione di VAS. Una serie di “paletti” per alcuni, di “opportunità” e di “garanzie” per altri che dovrebbero caratterizzare il nostro futuro di cittadini della regione.
In sostanza la Variante è finalizzata alla realizzazione di un nuovo modello di pianificazione, capace di adattarsi a contesti in continuo mutamento e di integrare i nuovi principi che gradualmente si affermano a livello globale, con particolare attenzione alle esigenze delle comunità coinvolte, “in grado di interpretare e favorire le iniziative delle imprese e il mondo del lavoro”.
Il mutato contesto socio-economico di riferimento e la necessità di individuare con sempre maggiore urgenza traiettorie di sviluppo capaci di integrare la crescita economica con le esigenze di protezione dell’ambiente e di coesione sociale hanno infatti portato, dieci anni dopo l’approvazione del PTR vigente (D.C.R. n. 122-29783 del 21 luglio 2011), ad avviare i lavori per l’aggiornamento dei suoi contenuti.
Forse non ce ne siamo accorti ma il Documento preliminare per la revisione del Piano territoriale regionale, “Programmare e pianificare il territorio per il rilancio del Piemonte” approvato con D.G.R. 1-3116 del 23 aprile 2021, che illustrava le ragioni e i temi fondamentali dell’aggiornamento, avrebbe dovuto dare avvio a molteplici momenti di confronto e attività di approfondimento. Un aiuto, possibilmente, non un “pannicello caldo” giusto per coinvolgere un’ampia e diversificata platea di soggetti: anzitutto le diverse strutture regionali che gestiscono le tematiche settoriali di rilevanza territoriale, con le quali è stato intrapreso un ciclo di incontri tecnici sui temi specifici, ma anche istituti di ricerca, il Politecnico di Torino e gli Enti territoriali competenti. Con tutte queste figure sarebbero state promosse attività sperimentali e collaborazioni, finalizzate a condividere gli argomenti chiave dell’aggiornamento e testarne le maggiori novità. Il 2011 è lontanissimo, il 2021 ancora segnato dall’emergenza COVID e, ripetiamo, non ci siamo accorti di questo grande sforzo. Forse perché l’obiettivo principale era interno, di razionalizzazione dell’Ente Regione e di “relazione” con le autorità istituzionali più presenti sui territori e fra questi i Comuni. I maligni direbbero…”se la sono cantata e suonata fra loro”…Peccato che le spese di attuazione, denaro pubblico regionale frutto di tasse su tutti i piemontesi, siano rilevanti e con risultati tutti da valutare. E questa “revisione di piano” sostanzialmente punta a questo: a correggere ciò che marcatamente non è stato possibile ottenere. Cose da dottor Dulcamara d’altri tempi.
Comunque, al di la’ delle valutazioni di parte, l’esito di tali attività è confluito nel Documento programmatico, adottato con D.G.R. n. 1-6558 del 6 marzo 2023, nel quale sono illustrati gli obiettivi fondamentali e anticipate le novità introdotte della variante. …E il 2023 è vicinissimo a noi… ma anche in questo caso la percezione comune delle applicazioni varie previste è stato pari a zero.
Quali sarebbero stati i possibili effetti ambientali del piano?
La revisione del Piano territoriale regionale risponde all’esigenza di costituire un atto di indirizzo, aggiornato e coerente con le principali politiche e strategie di sviluppo del territorio definite alle varie scale, capace di orientare, in piena compatibilità con i dettami dello sviluppo sostenibile, non solo la pianificazione di carattere settoriale, la pianificazione territoriale di area vasta e quella urbanistica, ma anche l’azione di tutti i soggetti, pubblici e privati, che a vario titolo operano sul territorio piemontese. Praticamente la Bibbia di tutta la programmazione successiva, delle varianti ai piani regolatori, ai piani di sviluppo locale ecc.
In altre parole, dovrebbe essere uno strumento di regia idoneo a coordinare e incanalare i processi di governo del territorio verso scenari di efficienza e sostenibilità, oltre che a promuovere comportamenti condivisi e capaci di adattarsi al mutamento del contesto regionale. La connotazione della revisione del PTR è dunque – secondo i proponenti a livello regionale – essenzialmente strategica, multidisciplinare e multilivello: al pari del Piano vigente, non si esprime con interventi fisici puntualmente localizzati sul territorio, ma mediante strategie, linee di indirizzo e obiettivi che devono essere recepiti negli strumenti di pianificazione urbanistica e territoriale sottordinati e di coordinamento delle politiche settoriali.
Piano pronto…ma applicabile?
La concreta attuazione del Piano risiede, quindi, nella capacità dei diversi soggetti coinvolti nel governo del territorio di tradurre in termini operativi le sue previsioni, anche a seguito di una preventiva condivisione delle scelte strategiche condotte nell’ambito della sua formazione. In sostanza ci saremmo dovuti vedere prima, discutere, verificare insieme e, alla fine…trovare i migliori profili correttivi.
La revisione del PTR, infatti, dovrebbe servire ad individuare tipologie di azioni riferite a una dimensione territoriale, che solo in sede di pianificazione sottordinata potranno essere definite nel dettaglio, consentendo di valutare con certezza la significatività e l’ambito di influenza degli impatti, nonché la capacità del Piano di innescare meccanismi virtuosi per invertire o modificare dinamiche tendenziali negative. In tal senso, la possibilità di prevedere le ricadute del Piano sull’ambiente, ovvero di verificare il raggiungimento degli obiettivi prefissati, sconta inevitabilmente un margine di incertezza, che discende da fattori quali l’orizzonte temporale del recepimento delle sue previsioni, le modalità di tale recepimento, che possono dare luogo ad azioni più o meno incisive, e la capacità degli enti di attuare strategie che richiedono unità di intenti e iniziative concertate. Come dire “io vi do delle indicazioni, magari suffragate da costosi studi e analisi comparate…poi fate un po’ voi…”
Premesso quanto sopra, la stima qualitativa dei potenziali effetti della revisione del PTR, effettuata nel Rapporto ambientale valutando le ricadute generate sul sistema delle componenti ambientali e dei fattori antropici ha messo in luce che è stato applicato un principio generale di prevenzione, che deriva dall’aver considerato, già in sede di definizione del Piano stesso, i principi dello sviluppo sostenibile e quindi la necessità di commisurare gli interventi sul territorio alla capacità di assorbimento degli impatti e di autorigenerazione delle risorse ambientali. Ancora buoni propositi ma, come per il Pinocchio di Collodi, la strada è piena di imprevisti.
Comunque il PTR ci prova…
Tra l’altro fra le sicure criticità ambientali connesse all’attuazione della revisione del PTR ci sono, sicuramente, alcune politiche di sviluppo volte a potenziare la competitività economico-produttiva del territorio regionale, quali la riorganizzazione della rete territoriale dei trasporti, della mobilità e delle relative infrastrutture, la riorganizzazione e sviluppo dei nodi della logistica o la promozione dei sistemi produttivi locali industriali e artigianali. Tale consapevolezza ha fortemente influenzato la definizione degli obiettivi, i principali effetti negativi attesi, ponendo – di fatto – particolare attenzione alle condizioni di compatibilità di eventuali interventi con il patrimonio naturalistico ambientale e paesaggistico della Regione Piemonte.
In quest’ottica, rileggendo e riportando testualmente parte del documento: “sono stati quindi individuati indirizzi per la razionalizzazione e l’integrazione del sistema infrastrutturale, per la localizzazione selettiva dei nuovi insediamenti, per la salvaguardia delle aree protette e della funzionalità ecologica del territorio, per la valorizzazione dei contesti rurali e per la rivitalizzazione e la tutela della montagna e della collina.”
Proprio sicuri?… Vedremo.
Da ultimo, sempre nello stesso documento si evidenzia che la revisione del PTR vuole costituire un piano-processo, in quanto all’aggiornamento dei suoi contenuti, e in particolare delle Norme di Attuazione, seguirà la predisposizione di specifiche linee guida, approvate dalla Giunta regionale e da condividere con i settori regionali interessati, nonché con i soggetti a vario titolo coinvolti nella loro attuazione, finalizzate alla definizione di indirizzi relativi ad argomenti specifici. Interessante verificare che al primo posto compare (ormai è un classico) la possibilità di “compensare” il danno. In dettaglio si tratta di questo:
. misure di compensazione,
. criteri di localizzazione di insediamenti a rilevante impatto sul territorio (impianti per la logistica, per le energie rinnovabili, per lo sport, ecc.)
. perequazione territoriale.
Più che un PTR un vero e proprio “Prodotto Toccasana Regionale”
“Il PTR ha funzione d’indirizzo, di inquadramento e promozione delle politiche per lo sviluppo socioeconomico e territoriale e costituisce strumento di attuazione delle strategie regionali relative alla sostenibilità, alla mitigazione e al contrasto dei cambiamenti climatici” quasi un elisir del dottor Dulcamara dei giorni nostri.
Vi si rafforza il ruolo della VAS, strumento fondamentale per il monitoraggio dell’attuazione del PTR, aggiornando nelle NdA i richiami normativi e identificando in maniera piu’ incisiva i dati e gli indicatori ambientali del PTR quali riferimento per il monitoraggio degli altri strumenti di Pianificazione.
Il dottor Dulcamara sempre pronto con nuovi prodotti…
Gli estensori della Variante di aggiornamento del Piano territoriale regionale (PTR), (comprensivi del Rapporto ambientale, della relativa Sintesi non tecnica e del Piano di Monitoraggio, per la fase di valutazione di VAS) non si sono fatti mancare nulla ed hanno pensato, almeno in teoria, un po’ a tutto. Rimandando a successive direttive di attuazione, tutte da conoscere, valutare, condividere, le decisioni del caso. O, per essere più chiari e aderenti alla realtà “comunecentrica” del post legge L. 142/1990 limitandosi ad indirizzi non cvincolanti, pareri, valutazioni che, se vorranno i Sindaci potranno prendere in considerazione.
Si tratta ad esempio di “rigemerazione urbana” con frasi del tipo: “Si sviluppano i contenuti relativi alla riqualificazione territoriale con gli aspetti connessi alla riqualificazione e rigenerazione urbana, con particolare riferimento alle aree periferiche e periurbane”
Oppure di fare riferimento a varianti e modifiche a carattere urbanistico che, però, dovranno sottostare alle norme urbanistiche vigenti in campo autorizzativo e di programmazione. Di nuovo parole, parole: “Per i centri storici le modifiche riguarderanno aspetti di natura urbanistica relativi agli interventi di trasformazione e riqualificazione e non interesseranno aspetti di natura procedimentale ed edilizia, gia’ disciplinati da norme e da leggi nazionali e regionali, fornendo chiarimenti sulle modalita’ di perimetrazione dei centri storici e degli ambiti di interesse storico e artistico nei piani locali, da individuarsi sulla base dell’evoluzione dell’urbanizzato rappresentato nella cartografia storica”
Per poi trincerarsi dietro un non impegnativo “si intende” lasciando campo libero un po’ per tutto. Come? Quando? Dove? All’interno di quali progetti?….Nulla. Infatti la genericità è massima: “Per le aree urbane esterne ai centri storici si intende definire indirizzi e direttive per la pianificazione locale finalizzati alla promozione dei processi di riqualificazione, rigenerazione e riconversione fisica, sociale ed economica dei tessuti urbani e dei sistemi periferici”
Ma il nostro dottore raggiunge il massimo quando confida nella “pianificazione locale” la capacità di mettere a segno ciò che tutti evitano…. Infatti il problema di cosa farne degli edifici militari, spesso fatiscenti, ormai abbandonati da anni, cosa fare degli impianti sportivi ricettacolo di ogni lordume o, peggio, di edifici iniziati (con progetti profumatamente pagati) e poi non finiti? Per Alessandria l’elenco sarebbe lungo e partirebbe dalla Cittadella per arrivare alla Caserma Valfre’…ma un po’ dappertutto è così. Comunque per il “Dulcamara team” non è un problema: “Per gli insediamenti per attività produttive si intende rafforzare il principio della riqualificazione e rifunzionalizzazione di quelle esistenti, assegnando alla pianificazione locale anche il compito di individuare gli ambiti da riutilizzare, oltre che da completare evalorizzare, concorrendo cosi alla costruzione della Banca dati regionale delle aree e degli edifici dismessi e degradati, in sinergia con analoghe iniziative promosse dalle Province, e richiamare gli indirizzi progettuali contenuti nelle linee guida APEA eventualmente aggiornate a seguito degli sviluppi in tema di sostenibilita ambientale”
Con buona pace dello strapotere di catene di supermercati e simili. Tutto rimandato al “competente settore regionale” (quello delle autorizzazioni commerciali e industriali): “La normativa per le aree commerciali sara’ coordinata con il competente Settore regionale; si intendono comunque inserire i criteri per orientare le scelte pianificatorie in modo da governare gli effetti di mobilita generati dalle funzioni territoriali esistenti/riorganizzate/nuove verso una minore dipendenza dal mezzo privato”
Buone le intenzioni per alcune aree dimenticate…ma , anche qui, sembrano solo parole: “Per le reti turistiche integrate, richiamando i principi di resilienza, sostenibilita’ e innovazione principalmente per i territori di montagna, si sottolineera’ la necessita’ di promuovere politiche di sviluppo turistico coerenti con la fragilita’ ambientale del territorio, con particolare riferimento agli effetti del cambiamento climatico e all’uso dellerisorse primarie”
“Per gli articoli che riguardano le aree agricole si specificheranno meglio gli aspetti connessi alla tutela delle produzioni di pregio, alla multifunzionalita delle attivita’ agricole, alla rilocalizzazione in ambiti urbani o urbanizzandi di edifici impropri in area agricola a seguito di demolizione delle preesistenze e ripristino dei luoghi, in termini di riqualificazione ambientale e rinaturalizzazione dell’area comprensiva delle pertinenze”
In sostanza la sostenibilità ambientale verra’ richiamata (al futuro, badate bene), quale tematica trasversale, in diversi articoli, oltre che essere sviluppata all’interno dello specifico articolo in coerenza con la SRSvS”. Con la ciliegina sulla torta della scoperta dell’acqua calda. Infatti “Sara’ inoltre aggiornato il set di indicatori della sostenibilità nelle tre dimensioni ambientale, sociale ed economica, per la pianificazione ai vari livelli territoriali”
Novità a breve anche su Consumo del Suolo ed Energia…basta avere pazienza…
Fanno tenerezza, infine, gli elenchi di buoni propositi, prababilmente copiati e incollati da files precedenti che ci proiettano in metaverso meraviglioso anche senza visori e apparati tecnologici, l’immaginazione “sufficit”. Basta crederci. Si racconta, infatti, che le modifiche che si intendono proporre per l’articolo sul consumo di suolo, qualora confermate all’interno del PTR la definizione delle azioni e degli indirizzi per la pianificazione ai vari livelli di governo del territorio, riguardano:
. il richiamo nella parte introduttiva dell’articolato dei riferimenti europei in materia (?? E ci mancherebbe…)
. il principio secondo il quale il suolo e’ una risorsa non rinnovabile che concorre alla tutela della biodiversita’ e del patrimonio naturale, rurale e paesaggistico e che garantisce la fornitura di servizi ecosistemici; nonche’ l’importanza della sua tutela quale misura prioritaria per la mitigazione e per l’adattamento agli effetti dei cambiamenti climatici (…peccato che poi si autorizzi un po’ di tutto)
. il principio che la compensazione ecologica rappresenta una modalita per limitare la perdita della funzionalita’ ecosistemica dei suoli (…questo punto “molto sentito”…in sostanza un “basta che paghi” e poi vai come una lippa).
. l’indirizzo secondo cui anche la programmazione settoriale persegue l’obiettivo di un uso razionale dei suoli attraverso il prioritario riuso dell’insediato esistente (?? Verrebbe da scrivere…”ma davvero?”…quando si sa che un terzo del patrimonio edilizio italiano – non solo piemonte – è disabitato o sfitto)
. l’obiettivo di evitare l’eccessiva densificazione degli insediamenti, attraverso la conservazione di superfici permeabili che concorrono al miglioramento della qualita’ ambientale delle aree urbanizzate (anche qui … con molte domande da porre… siamo in grado di trasformare un corso ad alta percorrenza in un’area verde lunga piena di alberi e una piazza con trasformazione del manto da asfalto a prato con alberi? Siamo in grado?)
. l’importanza di dimostrare nei piani locali l’inesistenza di alternative di riuso e di riorganizzazione degli insediamenti e delle infrastrutture esistenti a fronte dell’occupazione di nuovo suolo, anche con riferimento alle aree libere interne ai contesti gia’ urbanizzati (già….e chi fa i piani locali? Il vicino di casa? Mio cuggino?)
Mitica, infine, questa coppia finale di “impegni virtuosi”…. In sostanza… noi vi diaciamo come poi le Amministrazioni si muoveranno come vorranno.
. la eventuale ridefinizione della percentuale di incremento del consumo di suolo consentito di cui al comma 10 dell’attuale articolo
. la specificazione del possibile superamento della percentuale di incremento di consumo di suolo nel caso di accordi tra amministrazioni.” Ma non è finita qui. I tre scudi pagati per l’elisir del dottor Dulcamara valgono ben di più di qualche battuta da avanspettacolo… Si fa sul serio e si mettono (meglio “si potrebbero mettere”) le premesse per bloccare alluvioni e dissesti…
“Rischio alluvioni”, “degrado”, nuova “Logistica” …c’è un po’ di tutto
Testuale: “D’intesa con il Settore regionale competente, sara’ aggiornato l’articolo relativo alla difesa del suolo in funzione delle modifiche normative intercorse dal 2011. In particolare si integrera’ la norma con i contenuti del Piano gestione rischio alluvioni (PGRA), approvato nel 2016, e si richiameranno i disposti riferiti alle aree a potenziale rischio significativo di alluvione, che costituiscono il focus del PGRA stesso. Si intende infine meglio esplicitare il principio dell’invarianza idraulica nella pianificazione del territorio” . Cioè il Piano del 2016 non era stato nemmeno applicato e, in ritardo , oggi, si afferma di integfrare la norma con il Piano Gestione Rischio Alluvioni di otto anni fa…Bravi davvero.
Sempre il nostro dottor Dulcamara e il suo team vanno avanti nella produzione di schiuma avvolgente, gonfia, apparentemente piena di sostanza ma, una volta a contatto con l’aria irrimediabilmente sponpato e trasformato in fiocchi bianchicci e maleodoranti. Infatti Dulcara dixit: “D’intesa con il Settore regionale competente, l’intero articolo relativo alle energie rinnovabili sara’ rivisto alla luce del mutato quadro strategico e normativo, regionale e nazionale, introducendo i nuovi temi:
. della decarbonizzazione dell’economia e dei territori
. della costituzione di forme associate di autoconsumo (comunita’ energetiche rinnovabili e comunita’ energetiche di cittadini)
. dell’individuazione regionale di specifiche aree idonee per la localizzazione degli impianti, sulla base dei criteri stabiliti dagli indirizzi nazionali.”
Cioè il nulla. Appunto fiocchi bianchicci e puzzolenti. Tutto demandato a privati o enti specializzati completamente al di fuori di una sia pur minima programmazione (quando per i CER ci vorrebbero fior di piani e incentivi) . Soprattutto, con la copertura di mamma Stato utile e dispensatrice di gioie fin quando si dovesse rispondere ad un piano energetico con responsabilità, rischi e impegni chiari. Di fatto con il “nucleare”, quindi, dietro l’angolo.
La chiusura è tutta del dottore: “Non vi allarmate, gente; non vi affaticate, il Prodotto Toccasana Regionale è pronto e servirà per tutte le esigenze”. “Non ne siete convinti?” . “Vi hanno già ingannato altre volte promettendoVi mari e monti?…” No…tranquilli stavolta non succederà. E per continuare la “presa in giro” ancora tre scudi…grazie. (n.d.r.)
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.1. https://www.regione.piemonte.it/web/sites/default/files/media/documenti/2023-03/documento_programmatico_23_marzo_2023.pdf
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