Un’estate al mare

Vi ricordate? Era una divertente canzone di quell’interessante donna che fu Giuni Russo: misteriosa, particolare, non banale.

Ma non è di questo che voglio parlare, si tratta invece di un’estate in cui mi trovavo nel lontano Pacifico, reduce da una settimana di lavoro a Singapore.

Singapore, come molti sanno, è una realtà composita, costituita da attivi malesi e da attivissimi cinesi, un binomio di successo.

Singapore sta al passo con i tempi, ma non vuole rompere i legami col passato.

A 45 minuti da Singapore c’è l’atollo di Manu-Manu, raggiungibile con un veloce hydrofoil, cioè un idrovolante, che in modo pratico, veloce ed economico, ci porta direttamente in Paradiso.

Ma come era questo atollo? Una sorta di anello circolare attorniato dall’oceano Pacifico, con tutti i suoi rischi e pericoli, ma che all’interno conteneva un bacino di acqua dolce, quindi una sorta di lago, ma le stesse strutture dell’atollo erano solo in parte turistiche, poiché si trattava evidentemente di un luogo per viaggiatori, ma non telefonati, non da agenzia di viaggio: per arrivare all’atollo ci voleva il tam tam.

Certo, si mangiava pesce dell’oceano e pesce di lago con tutti i frutti che le palme e gli altri alberi di frutta potevano offrire.

Un regime spartano, ma fino ad un certo punto.

Per un occidentale un salutare ritorno a ciò che è essenziale.

Io e il mio amico Toni vivevamo l’esperienza in modo diverso, lui con tanto di respiratore e snorkel si avventurava nel mare aperto, io più prudente mi fermavo nell’acqua, a qualche decina di metri dalla costa, ma ci ritrovavamo affamati di fronte ai banchetti del pesce arrosto e ne condividevamo l’intrinseca bontà.

Semplicità, semplicità, semplicità, il contatto con qualcosa di opposto ai mondi cittadini da cui entrambi provenivamo.

Lo so, nel mondo attuale fatto di menzogne e cose virtuali un’estate al mare è piuttosto vista come una settimana a Rimini, come un carnaio in cui uomo-massa e donna-massa si sottopongono ad un rito quasi obbligatorio.

Signori, anche io sono stato a Rimini da ragazzo e ne sono fuggito inorridito; possibile che anche durante le vacanze il Grande Fratello debba interferire con le tue scelte, anzi, le diriga?

La libertà, anche in questo caso, non significa fare ciò che fa il 99%, ma trovare un tuo spazio che, per quanto piccolo sia, sia uno spazio di Libertà.

E, se vogliamo, anche la bella canzone di Giuni Russo ispirava un senso di affrancamento, non era il motivetto annuale e stagionale, ma qualcosa di più e di meglio.

Viator

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