La banalità del male non si è fermata ad Auschwitz

Abbiamo necessità di confronti onesti e sinceri, niente falsi moralismi, così vorrei, con te che mi stai leggendo, condividere una riflessione e un appello che parte dall’esperienza che un gruppo di cittadini, di cui faccio parte, ha potuto fare a Milano grazie al periodo del Covid.  E il grazie che qui sottolineo ha lo stesso significato di quello che Dante ci offre nell’incipit più conosciuto e meno praticato al mondo, che parafrasando dice : è grazie alla selva oscura che mi ritrovai.

Fu infatti così che noi, persone di varia età e provenienza, ci ri-trovammo per iniziare a non stare fermi e zitti come la propaganda in atto chiedeva, ma a fare qualcosa che potesse aiutare noi tutti a guardare , la banalità del male in cui navigavamo. Credo che ognuno di noi abbia sentito queste parole: la banalità del male, parole che divennero nel 1963 titolo del libro che riuniva i cinque articoli scritti dalla filosofa tedesca Anna Arendt, inviata dal settimanale The New Yorker alle sedute del processo ad Adolf Eichmann. La banalità del male non è però qualcosa che si è fermata ad Auschwitz, ma è qualcosa quotidianamente presente, è cosa comune, qualcosa che ci appartiene come donne e uomini che ancora vogliono restare umani.

Il male è non guardarlo e questo è banale.

La radice del male non sta nel non fare il male ( ti ammazzo, ti stupro, ecc. ) il male che rende possibile anche il mio fare il male è il male banale, è il male di quelli che non guardano. Il male fondamentale è il male di quelli che non guardavano il fumo che usciva dai camini di Auschwitz, è il male dei turchi che non guardavano i militari che facevano il genocidio. E’ questa la banalità del male di cui parlava Anna Arendt, che rende sempre possibile i genocidi, le guerre, e… E’ il male comune perchè continuamente cerchiamo di non guardare, ecco il vero peccato originale, ci dice in una potente intervista a dialogo con Claudio Messora il professor Massimo Cacciari.

Dunque la domanda che dobbiamo farci oggi e farla insieme è: io so guardare ? Io vedo?  E se vedo, se la mia coscienza si risveglia, grazie a quello che sto attraversando, grazie alla mia selva oscura cosa posso fare? Certo non posso cambiare il mondo, ma posso fare la mia parte. Oggi questo bivio è evidente e ci chiama: non colludere col male o ritornare dormienti, come gli apostoli nell’Orto del Getsemani. Come dice un frammento di Eraclito: i desti hanno un mondo in comune, i dormienti ognuno il suo proprio.

E noi, che mondo vogliamo ?

Non opporti al male. E’ questo che dicono le Beatitudini, non rispondere al male con i mezzi del male. E’ questa la via, perchè il male divide, il male isola, il male esclude sempre l’altro e spezza la gioia, che invece fiorisce in noi quando torniamo ad essere artigiani della Creazione.

Il gruppo di cui vi ho parlato, in tutti questi mesi ha cercato di guardarlo in faccia il male, lo sentivamo dentro e lo sentivamo muoversi negli avvenimenti fuori. Quello che l’informazione avrebbe dovuto “fare” si era invece trasformato propaganda all’omologazione, uccisione di ogni pensiero lucido e critico, un impossibile confronto, una continua istigazione all’angoscia, una violazione di ogni valore e dignità umana.

L’informazione è punto sempre centrale in ogni sistema autoritario, come è diventato il nostro. La mancanza di pluralismo e imparzialità insita nel mainstream ( consci che ognuno di noi è un punto di vista, cioè la vista di un punto ) è la radice della manipolazione della realtà che ha prodotto in questi anni una grave distorsione del pensiero critico nell’opinione pubblica, con le conseguenze oggi visibili, naturalmente per chi vuol vedere.

E’ su questo che si sono mosse in questi ultimi anni molte realtà che purtroppo hanno ciascuna voluto mantenere una propria individualità, qui ancora il male ha operato nella divisione. Con la Commissione DUPRE: Dubbio e Precauzione, con GENERAZIONI FUTURE e il CLN abbiamo invece potuto vedere una luce nel buio, un cercare insieme una via comune e possibile. Il gruppo di cittadini di cui vi ho parlato, ha dato così vita al progetto STOP CENSURA.

L’azione di denuncia si è focalizzata sul servizio pubblico gestito dalla RAI che più di altri, essendo servizio pubblico soggetto obbligatoriamente al canone, ha obblighi precisi derivanti dall’articolo 21 della Costituzione e dal suo stesso Codice Etico. Per 9 mesi, simbolico seme di nascita, dal 6 novembre 23 al 6 agosto 24, ogni giorno, una o più persone, a turno per qualche ora, si è avvicendata con cartelloni e volantini davanti alla sede Raidi Milano.

Anche se i temi da portare all’attenzione sono molti: la geoingegneria, l’identità digitale, l’OMS, le Smart City, l’intelligenza artificiale, gli effetti avversi, per non parlare delle guerre, noi abbiamo puntato su quello che riteniamo punto nevralgico, che si innerva su tutta la realtà che stiamo vivendo: l’informazione manipolata e la censura. Non il confronto, non il dialogo, luoghi dove Concordia Armonia Verità Libertà sono luoghi di relazione e rivelazione.

Il gruppo non è stato fermo e zitto, ha guardato, ha visto e si sa che in ogni inizio è contenuta una magia e anche le forze intorno si muovono e cooperano! Molto altro bolle in pentola, e noi siamo disponibili, con i molti materiali e con l’esperienza di questi anni ad accogliere nuovi amici per ri-trovare insieme il piacere di appassionarci nuovamente al nostro essere umani, dove Politica e Tecnologia dovranno imparare a dialogare illuminate dalla luce di un più alto sguardo.

Questo è l’appello che faccio a te che sei arrivato sin qui a leggermi. Portiamo questi semi in giro, facciamo nelle nostre città, nei piccoli paesi, nei cortili, nei nostri condomini opera d’inseminazione portando la forza e il coraggio di guardare per non riportare in vita la banalità del male. E sentirai rinascere in te la gioia del fare e di partecipare al banchetto della vita, come ben esprime il Poeta Derek Walcott:

                             tempo verrà in cui, con esultanza, saluterai te stesso arrivato alla tua porta e dirà:

                            siedi qui, mangia. Offri vino. Offri pane. E’ festa: la tua vita è in tavola.

E dato che la Poesia la sa sempre un po’ più lunga , lascio alle parole profonde e leggere di Fabrizio De Andrè la conclusione di questa riflessione- appello:

io tutte e sere quando finisco un concerto desidererei rivolgermi alla gente e dire loro: tutto quello che avete ascoltato fino adesso è assolutamente falso.

Così come sono assolutamente veri gli ideali e i sentimenti che mi hanno portato a scrivere queste cose e a cantarle.

Ma con gli ideali e i sentimenti si costruiscono delle realtà sognate.

La realtà, quella vera, è quella che ci aspetta fuori dalla porta del teatro e per modificarla , se vogliamo modificarla, c’è bisogno di gesti concreti e reali.

 Facciamoli, insieme !

di Patrizia Gioia

1 Commento

  1. “La forza e il coraggio di guardare”
    Anche qui, in Alessandria…: una depressione cronica, un degrado culturale, sociale e ambientale che fanno rabbrividire.
    Io sono una immigrata da Castelnuovo Scrivia, bel paese di origine medievale, dove ho ancora le mie radici ; da 26 anni abito in una cascina a ridosso del Tanaro, e dove ho costruito la mia famiglia. Ma la città è abbandonata a se stessa da troppe amministrazioni incuranti e indecenti.

    Per fare qualcosa di così significativo come avete fatto tra di voi a Milano, io ci starei !
    Grazie per quanto ha scritto, sig.ra Patrizia!

    Monica

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