La gestione incontrollata delle ASL sta mettendo a rischi il sistema sanitario territoriale

Il fenomeno dei medici “gettonisti” negli ospedali italiani rappresenta una problematica di rilevanza ormai nazionale.

Dal 2019 al 2023 i gettonisti sono costati 1,7 miliardi di euro allo stato. Soldi a fondo perduto, che le aziende sanitarie contabilizzano alla voce “beni e servizi”, per non sfondare, almeno sulla carta, il tetto di spesa per le assunzioni del personale stabilito dalla legge per la drammatica carenza di organico.

I medici gettonisti vengono usati e chiamati per colmare le carenze del personale medico regolare o per coprire turni particolarmente intensi, dove il fenomeno è diffuso in tutto il Paese ormai e ha sconfinato il perimetro dei servizi emergenza-urgenza abbracciando tutti i reparti ospedalieri. A questi vanno anche aggiunti altre figure sanitarie quali infermieri dove le aziende invece di assumere personale e risparmiare sul baget, arrivano a  spendere per un professionista il triplo rispetto alla normale assunzione e, tutto ciò si riflette sui bilanci aziendali che più delle volte chiudono, quello consuntivo, in passivo andando ad incidere sulla programmazione.

I dati fotografano una realtà drammatica, in Lombardia si sono sostenute spese di 56 milioni di euro, seguita dall’ Abruzzo 51 milioni e Piemonte 34 milioni. Risorse economiche che potrebbero essere utilizzati meglio  in sanità destinandone una parte per i rinnovi contrattuali, migliorare i rapporti tra strutture sanitarie pubbliche e private e realizzando, per esempio, una nuova organizzazione del lavoro e dei servizi anche in virtù delle nuove tecnologie e sistemi.

Ma siamo veramente convinti che  l’utilizzo del gettonista “abbia alzato l’asticella della qualità” come ha affermato il Direttore Generale dell’ASL Al o al contrario  non garantisce la qualità delle prestazioni e la continuità di cura per i pazienti che richiede stabilità e costanza nelle equipe e nella cura?  Sono convinto invece che va a insultare il valore e rispetto del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, perché mentre un medico, si muove all’interno del rispetto di risorse contrattate, un gettonista decide lui sul suo compenso! Un gettonista, percepisce una remunerazione oraria che va dai 150 ai 200 euro l’ora e in alcuni casi gli stessi gettonisti negli ospedali pubblici supera quasi del doppio il numero dei dipendenti. Non è pensabile che questo fenomeno possa reggere ancora per molto tempo, anche perché vengono messi in discussione gli equilibri di bilancio aziendale con ricadute che metterebbero in serio pericolo tutto il sistema in primis i dipendenti.

Si continua ad agire senza prospettiva dove si guarda sempre di più ad un sistema sanitario privatistico a discapito di quello pubblico. In Italia la carenza dei medici abbraccia ormai tutte le branche ospedaliere, prima tra tutti l’emergenza–urgenza, divenute sempre meno attrattive a causa  dell’assenza di una medicina territoriale e intermedia, ma mancano anche medici di famiglia, geriatri, psichiatri, cardiologi. Basterebbe agire sull’abolizione del numero programmato alla facoltà di Medicina  per avvicinare i giovani alla professione.

La mancanza  di riforme e investimenti in un settore cruciale per lo sviluppo economico del Paese come quello della sanità è l’espressione tangibile della sconfitta  del più grande diritto costituzionale, il diritto alla salute. Se non si cambierà rotta mettendo in atto una grande riforma strutturale e coinvolgendo anche le parti sociali per il SSN  sarà la fine.

Vincenzo Costantino

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*