In margine all’Assemblea Regionale di “Europa Verde”

Servono più che mai nuove energie, reti civiche, cittadini e cittadine che si riconoscano in questo progetto ecologista e solidale. Abbiamo bisogno del coraggio di tutti e tutte perché davvero non c’è più tempo.

 

Si è svolta sabato a Torino l’assemblea regionale di Europa Verde , riservata agli iscritti del 2024 (questione su cui ritorneremo a fine Editoriale) e che ha visto eletti per acclamazione il geom. Mauro Trombin di Bosco Marengo – Alessandria e la dott.ssa Arianna Nardon di Torino. Molto rinnovato anche il gruppo facente parte della direzione regionale, praticamente quello scaturito dalle ultime positive tornate elettorali gestite come AVS, Alleanza Verdi Sinistra. E proprio questo sarà uno dei punti cruciali della relazione programmatica (di fatto la mozione su cui sono state definite le nomine) qui sotto riprodotta integralmente.

Interessante e motivo di riflessione la particolare veloce ascesa ai vertici regionali del geom. Trombin, entrato nei Verdi-Europa Verde nel 2018, subito membro della direzione e, soprattutto, tesoriere. Poi la prima elezione a coportavoce (con la Mariella Grisà come compagna di viaggio) e infine ora con Arianna Nardon. Praticamente un “terzo mandato” che va a premiare un impegno continuo ed una occupazione manu militari di tutti gli interstizi possibili, di tutti gli ambiti in cui si annidano ancora resistenze “verdi”. I dati sono in crescita (quelli elettorali) per cui l’indicazione del duo Trombin-Nardon è in perfetta sintonia con un trend positivo che (parole della mozione): “senza un’identità politica forte, affidarsi a liste ben fatte e capilista “di grido” non basterà a farci crescere ulteriormente e a metterci in condizione di giocare un ruolo non subalterno”. Constatiamo che non siamo solo noi a scriverlo (lo abbiamo fatto più volte, basta andare a vedere nel nostro archivio) e questo non può che farci piacere.

Intendiamoci, il partito dei Verdi, Europa Verde (anche sotto forma di AVS) è centrale per le strategie governative del centro sinistra. Di qui il grande numero di felicitazioni via web o per telefono, ricevute dai due coportavoce.

Nel documento programmatico (qui sotto) non ci sono tutti i problemi e le emergenze che assediano il nostro Piemonte ma è presente una corretta analisi della situazione politica ed economica nazionale, così come un appello – anche se generico – all’unità e a concentrare gli sforzi in funzione antimeloniana. Si parla poco di Torino, della crisi dell’automotive, si parla poco di ospedali e sanità se non in modo vago, ci si attarda di più su nomine e definizioni di incarichi. Si approfondiscono invece temi caldi come quello del lavoro prossimo venturo o i temi risilienza e cambiamenti climatici,.

Il titolo dell’assemblea è di quelli che fanno accapponare la pelle “Per un rinnovato progetto politico, per avere giustizia ambientale, climatica, sociale e generazionale.”… se poi ci son anche contenuti e dettagli, ancora meglio. Ma temiamo di dover attendere parecchio per le attuazioni di rito. 

Ogni quindici giorni faremo un aggiornamento puntato sulle aree di crisi, cercando di dar voce ai protagonisti  (n.d.r.)

Le democrazie in pericolo

Le democrazie occidentali, in America e in Europa, stanno vivendo la loro crisi più grave dopo quella degli Anni Trenta del secolo scorso.

Il risveglio del Sud del mondo a partire dagli Anni Ottanta e la conseguente redistribuzione della ricchezza planetaria, non compensata dalla crescita legata alla globalizzazione, stanno causando l’impoverimento relativo e suscitando la crescente inquietudine di settori sempre più larghi della popolazione occidentale.

La distribuzione della ricchezza all’interno dei singoli Stati nazionali, caratterizzata da un forte incremento delle disuguaglianze, in termini economici e sociali, che hanno ripreso ad aumentare ovunque negli ultimi vent’anni (con la regressione dei salari reali, la crisi dello stato sociale e il peggioramento dei servizi offerti), aggrava l’impoverimento relativo e le difficoltà dei ceti meno favoriti.

Ad accrescere l’inquietudine contribuisce anche il flusso migratorio di larghi gruppi di popolazioni che non hanno beneficiato della redistribuzione della ricchezza negli ultimi decenni e che dal Sud del mondo si riversano verso l’Occidente alla ricerca di una vita migliore.

Questi fenomeni hanno da una parte favorito la crescita di movimenti populisti che speculano sulle paure e sulle ingiustizie sociali, ultimo di una lunga serie di esempi è quello della formazione di ascendenza nazista FPO che ha vinto le elezioni in Austria; dall’altra hanno allargato a dismisura la sfiducia dei cittadini non solo nei confronti delle classi dirigenti ma anche della politica in quanto tale e delle istituzioni democratiche.

Le conseguenze di questo decisivo indebolimento delle democrazie sono molteplici e pesanti: da una parte i regimi autoritari hanno abbandonato la trincea che consisteva nel difendersi dalle accuse per la mancanza di democrazia nei loro paesi e rivendicano apertamente la superiorità dei loro modelli sociali e politici. E contestano, talvolta con buone ragioni, le pretese di “superiorità morale” dell’Occidente; dall’altra, la perdita di credibilità delle democrazie si traduce nella impossibilità di esercitare un’azione diplomatica efficace ed evitare il susseguirsi di conflitti in Eurasia e in Medio Oriente.

Non solo. La perdita di consenso popolare rende impossibile combattere efficacemente le iniziative di soggetti che puntano a sottrarsi al controllo democratico e a sostituirlo con un ordinamento diverso: sul piano internazionale, i grandi oligopoli hi-tech che, già dotati di una forza poderosa, stanno concentrando nelle loro mani i mezzi di informazione, vedi X, Meta, Washington Post, Los Angeles Times, e promettono di trarre profitto e potere dalla rivoluzione legata alle applicazioni dell’Intelligenza artificiale, destinata a ridisegnare il mondo in cui viviamo. Questi oligopoli agiscono da alleati e sponsor dei governi sovranisti e, in questo modo, rappresentano un pericolo mortale per la democrazia.

In questo quadro, che configura un nuovo scontro fra imperi e blocchi, l’Europa è sempre più divisa e balbettante, incapace perfino di avviare un serio dibattito su un documento importante come il “Rapporto Draghi”.

Infine, il problema delle disuguaglianze e della ricchezza smodata, si lega alla grande emergenza globale che ci troviamo ad affrontare : quella non più della “difesa” ma di un vero e proprio “ripristino” dell’ambiente. Basti pensare che oltre il 50% delle emissioni di CO2 a livello globale, sono dovute ai consumi del 20% più ricco della popolazione. La consapevolezza di questo legame inscindibile caratterizza tutti gli ultimi studi che stanno rianimando il dibattito a sinistra, da quelli di Piketty al “Capitale nell’Antropocene” di Saito Kohei: non c’è soluzione ai problemi ambientali finché non si frenano le crescenti disuguaglianze nelle “democrazie del profitto”.

Il compito della sinistra, in questa situazione, è chiaro: assumere con coraggio, coerenza e determinazione la rappresentanza dei ceti svantaggiati e lavorare a una massiccia redistribuzione della ricchezza e dei poteri. È questa l’unica strada per trasformare le democrazie reali, che sono sia sul piano interno che su quello globale, democrazie dell’esclusione, in democrazie effettive e nuovamente vitali. Soltanto recuperando il consenso di chi ha perso fiducia nella democrazia è possibile ripristinare la superiorità della politica sull’economia, svuotare i movimenti sovranisti e populisti, contrastare le realtà economiche che vorrebbero sostituire ordinamenti tecnocratici e oligarchici alla democrazia, fermare la deriva autoritaria, affrontare un percorso accelerato di transizione ecologica che punti alla ricostruzione di un mondo sostenibile.

I compiti di Europa Verde

L’obiettivo politico di Europa Verde, nella tradizione di Alex Langer e Pasquale Cavaliere, è quello di costruire “un Paese diversamente ricco”, per usare un’espressione cara a Riccardo Lombardi. Un Paese nel quale siano centrali non il profitto ma la dignità e la serenità delle persone, la possibilità di condurre una buona vita e di scegliersi liberamente la propria.

Ma per affrontare, non solo a parole, un compito così arduo serve un partito rinnovato nei metodi e negli strumenti, un partito che non solo predica ma pratica nella quotidianità i valori in cui crede, un partito nel quale l’interesse comune prevale sempre sulle ambizioni personali, un partito che rompe senza tentennamenti con le zone grigie di qualsiasi genere, un partito radicale nella sua proposta, riformatore nel metodo e generativo, nel senso che sostiene tutte le comunità nelle quali la persona viene prima del profitto prefigurando un’organizzazione sociale diversa. Un partito che abbandona un atteggiamento illuministico-dirigista e non pretende di parlare per i ceti svantaggiati senza essere presente nelle realtà che essi abitano, dal sindacato ai consigli di quartiere, dai comitati per il diritto alla casa alle associazioni per l’integrazione degli immigrati, alle comunità energetiche sostenibili. Un partito che per recuperare l’attenzione e il consenso di chi non ha più fiducia nella politica e nella democrazia, è davvero aperto e permette a tutti gli iscritti, non solo di esprimere le proprie idee, ma, se condivise, di vederle accolte e realizzate nelle scelte e nei fatti.

Un partito grazie al quale si può decidere e incidere. Un partito, infine, che si dota di strumenti analitici e di comunicazione all’avanguardia, per dissipare la cortina ideologica che, a partire dagli Anni Ottanta, ha diffuso un’immagine ideologica della realtà centrata sulla superiorità dell’economia sulla politica, del libero mercato sulla gestione pubblica e delle soluzioni individuali su quelle collettive.

Alcune proposte concrete in questa direzione sono formulate nelle mozioni politiche presentate a parte.

Nell’assemblea nazionale di Europa Verde che si è svolta a Chianciano tra il 30 novembre e il 1 dicembre 2024, abbiamo finalmente potuto affermare che la lunga traversata nel deserto di ricostruzione della presenza politica e culturale dei Verdi e dell’ecologismo politico nella società italiana e nelle istituzioni rappresentative, ha raggiunto un risultato importante. È stato un percorso lungo e difficile, che ci ha portato ad affrontare ostacoli seri, a partire dalla dolorosa marginalità politica nella società e negli organi di informazione. In Piemonte, nonostante l’impegno e le difficoltà oggettive legate soprattutto alla costruzione di un rapporto costruttivo e paritario con Sinistra Italiana, non possiamo dire che il percorso di ricostruzione e rappresentanza politica sia terminato. Sono necessari una più ampia e approfondita riflessione politica e un più incisivo impegno organizzativo.

L’apertura della nuova sede è importante, e certamente potrà aiutarci, ma anche e soprattutto servono idee e confronto politico per crescere e radicarci nei territori.

Il rapporto con Sinistra Italiana

È evidente che anche un partito rinnovato nel senso che abbiamo detto, non può affrontare da solo la situazione. L’unità delle forze politiche di sinistra e democratiche è necessaria ed essenziale. L’ambizione dei Verdi deve essere quella di contribuire a questa unità e di riempirla dei contenuti radicali e riformatori che abbiamo delineato.

Da questo punto di vista, il grande successo ottenuto da AVS alle Elezioni Europee, parzialmente confermato dalle successive Regionali, non ci deve illudere: senza un’identità politica forte, affidarsi a liste ben fatte e capilista “di grido” non basterà a farci crescere ulteriormente e a metterci in condizione di giocare un ruolo non subalterno. Tanto più che il lavoro che sta facendo Elly Schlein, risultati delle Europee e delle Regionali alla mano, sembra aver tamponato la fuga di parte degli elettori dal Partito Democratico. Servono quindi, un nuovo posizionamento e una nuova strategia.

In questo quadro, il tema di un diverso rapporto con Sinistra Italiana non si può eludere. AVS, come direbbe un esperto di marketing, è “un marchio che funziona” ed è percepito da buona parte dei nostri elettori come qualcosa di più di un’alleanza elettorale. La linea di condotta “ci alleiamo alle elezioni e poi ognuno lavora per conto suo” è una dispersione autolesionista di energie e un grave limite alla nostra capacità di incidere sulla situazione politica.

ll progetto di Alleanza Verdi e Sinistra va implementato nella dimensione di un’alleanza politica, perché questa è la modalità che è stata apprezzata e premiata elettoralmente. La forza di AVS è quella di aver promosso e suscitato un nuovo dinamismo nella società, avvicinando mondi che prima erano incomprensibilmente lontani. Dobbiamo lavorare, insieme a Sinistra Italiana, per trovare forme democratiche, inclusive e partecipate, che consentano a questo straordinario  progetto di andare avanti e di fortificarsi.

Tale progetto è riuscito ad affermarsi, non solo perché ha promosso due parole d’ordine fondamentali, come la giustizia sociale e la giustizia climatica, ma soprattutto perché è rimasto unito e solidale: mentre altri si dividevano e purtroppo consegnavano il Paese e la nostra Regione alle destre, noi rimanevamo uniti e lavoravamo per l’unità delle opposizioni basata sui programmi.

Tuttavia, un processo di avvicinamento, o addirittura di fusione, dall’alto, concepito cioè come l’incontro dei gruppi dirigenti, a tutti i livelli, sarebbe una scorciatoia formale, che lascerebbe in campo differenze politiche irrisolte e gruppi distinti, o peggio, in competizione, di “ex-verdi” ed “ex-sinistri”. La via da percorrere è quella contraria: avviare un processo concreto e serrato di avvicinamento fra i militanti verdi e quelli di Sinistra Italiana sul territorio, articolato a partire dalle differenti situazioni locali. Laddove si lavora ancora separatamente, vanno avviati incontri periodici per chiarire le rispettive posizioni e condurre battaglie comuni; dove invece già si lavora insieme, si può già prendere in considerazione l’idea di costituire circoli AVS che, pur senza sostituire i partiti, possono essere utilissimi per favorire un continuo scambio di idee ed aprirsi a contributi e persone nuovi.

In questo modo, i passi successivi risulteranno non solo formali ma la naturale conseguenza di una identità politica comune, costruita sulla base di un confronto vero e modellata nel corso di iniziative politiche intraprese insieme. Servono più che mai nuove energie, reti civiche, cittadini e cittadine che si riconoscano in questo progetto ecologista e solidale. Abbiamo bisogno del coraggio di tutti e tutte perché davvero non c’è più tempo.

Il Comune di Torino: primo banco di prova

Il primo vero banco di prova delle nostre ambizioni politiche e capacità organizzative è l’elezione del nuovo Sindaco e il rinnovo del Consiglio Comunale a Torino fra due anni (2017). È tempo di definire con maggiore nettezza i termini della nostra partecipazione

al progetto del centrosinistra per il capoluogo piemontese. Com’è noto, Europa Verde non ha sostenuto la candidatura di Stefano Lorusso alla guida dell’Amministrazione comunale. Il nostro giudizio sull’operato della Giunta presenta luci ed ombre, ma quello che ci sembra innegabile è che l’azione del sindaco si sia orientata più sulla bussola dell’amministrazione tecnica che sulla scelta politica di mettere in cima alle priorità la lotta alle disuguaglianze sociali e la difesa dell’ambiente.

Al tempo stesso, la nostra lealtà verso il progetto di AVS non è in discussione. Proprio

per questo proponiamo un tavolo con gli alleati di Sinistra italiana, pienamente organici, attraverso Sinistra ecologista, al governo della città. Un tavolo di discussione che affronti le questioni ritenute più sensibili alla nostra idea di governo del territorio.

In particolare intendiamo discutere del progetto di trasformazione del Parco del Meisino, della decisione di realizzare un nuovo ospedale al Parco della Pellerina, del potenziamento del termovalorizzatore del Gerbido, del disegno urbano delle periferie, della crisi industriale e occupazionale e delle altre questioni già evidenziate pubblicamente. La nostra collocazione fuori dal governo cittadino non può cambiare soltanto grazie alla solida alleanza politica con Sinistra italiana. Serve un chiarimento programmatico che, nella prospettiva di costruzione della partecipazione di AVS alle prossime elezioni comunali, trovi una legittimazione fortemente radicata sulla condivisione di un progetto comune per il governo della città. Per questo l’Assemblea dà mandato al Portavoce regionale di assumere ogni iniziativa utile per dar seguito a quanto qui deliberato

Resta aperta la “questione tessere” aggravata dal fatto che non viene distribuita una tessera cartacea o plastificata. Quest’anno si sono avute parecchie defezioni e il nuovo responsabile della promozione e propaganda avrà il suo bel daffare per dimostrare  che si tratta di una flessione fisiologica. Qualcuno di mia conoscenza, con tesseramento regolare dal 2017 si è visto negare l’entrata per dubbi riguardanti l’avvenuta iscrizione. “Essere iscritto”, poi, significa qualcosa in più della sola tessera; è un segnale di vita politica, di partecipazione, di attesa di coordinazione in vista di obiettivi più ambiziosi. Ora non è così (n.d.r.)

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