Il nostro rapporto con la Russia

Da un paio d’anni, i rapporti, anche culturali, fra Italia e Russia si sono deteriorati.

Questo a causa del conflitto in Ucraina, che ha provocato morte e distruzione su entrambi i fronti, ma che ha determinato, da parte dell’Italia, una scelta di campo, doverosamente a favore dell’Ucraina.

Certo, ci sono stati innumerevoli crimini da una parte e dall’altra, ma noi non dobbiamo dimenticare l’aspetto storico, il passato anche recente.

La Russia, pur essendo un paese euro-asiatico, ha influito moltissimo sulla storia europea, nei due ultimi secoli, da quando lo zar Alessandro arrivò vincitore a Parigi nel 1813/14, sino alle poderose avanzate dell’Armata Rossa che nella Seconda Guerra Mondiale dettero la spallata finale al regime nazista.

Ma non si tratta soltanto di cannoni o carri armati, c’è ben altro.

Nel ‘800 l’influenza della letteratura russa fu dominante in Europa, tanto da essere pari a quella francese, con degli autori di tutto rispetto.

Parlerò soltanto di quello che ritengo più importante, o meglio, quello che ho amato di più, Fedor Dostoevskij, che nelle sue opere, partendo dalla realtà russa, riesce con grande maestria a raggiungere situazioni e rappresentazioni universali.

Il primo libro che ho letto “Delitto e castigo” è significativo, perché unisce, sull’impianto cristiano, dei motivi che potrebbero esistere in tutte le società e in tutte le religioni.

Raskolnikov è il nome, ma in realtà il simbolo di un personaggio che rappresenta la redenzione e la rigenerazione, con un’espressione molto cara a Tolstoj e anche a Svevo.

Nei suoi sessant’anni di vita, l’autore russo seppe produrre una serie di personaggi impressionanti, sapendo ben descrivere il suo paese nel travagliato passaggio dal Medioevo verso la società moderna, passaggio incompiuto.

E per chi ama il cinema un autore sfolgorante come Tarkovskij, che, pur provenendo dal cinema sovietico, descrive la sua amata terra russa sin dai primordi, dalla costruzione intorno al granducato di Mosca.

Evidentemente Tarkovskij merita molto più del libro che gli ho dedicato, merita una lettura intensa e critica ma soprattutto piena di ammirazione per i suoi risultati.

Ho accennato a due autori che mi appassionano particolarmente e mi chiedo: come può un occidentale bennato odiare un paese che ha donato simili torce all’umanità?

Bisogna quindi distinguere questa Russia da quella dei tiranni Stalin e Putin, fra i quali riconosco una notevole somiglianza, se non altro di intenti.

Ma bisogna sempre ricordare che la Russia è stata capace in vari momenti della storia di far capitolare i tiranni come Napoleone nel 1812 ed Hitler nel 1945: in entrambe le occasioni la Russia ha perso grandi masse del suo esercito.

Quindi il nostro rapporto verso la Russia deve essere duplice, condanna per l’attuale aggressione, ma anche allargare le braccia per stringere un Grande Fratello, che, forse stavolta, ha smarrito la strada maestra.

Ma come spesso avviene, la storia non è fatta di punti, ma di un arco temporale che permette di discernere le cose con distacco.

Evviva la grande Russia eterna, quella delle grandi menti solitarie e autocritiche, quella che abbiamo sempre amato.

Viator

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