Economia circolare e gestione dei rifiuti urbani in Alessandria

Negli anni ’60 in Alessandria come nelle altre città italiane cambia la spesa dei beni di consumo, inizialmente in modo lento ma già negli anni ’70 si ha una notevole accelerata.
La produzione procapite di rifiuti urbani passa da pochi grammi procapite a produzioni in vistoso aumento, che negli anni ’90 superano 1kg procapite/giorno.
Tali cambiamenti sono determinati: dall’andamento dei consumi che si riflettono sulle produzioni dei rifiuti; dalle modalità di acquisto con notevoli incrementi dei prodotti “usa e getta”, dalle modalità di movimentazione delle merci con la crescita degli imballaggi monouso. Inoltre la produzione e commercializzazione dei beni di consumo avviene senza considerare i costi economici e ambientali della fase in cui il prodotto ha finito la sua funzione utile e diventa rifiuto.
Negli anni ’60 e ’70 in Alessandria come nelle altre città i rifiuti con l’eccezione di parte di carta/cartone e vetro, non vengono differenziati ma smaltiti in discarica o in impianti di incenerimento. Per Alessandria i rifiuti urbani vengono destinati alla discarica Barco di Castellazzo Bormida, che sarà oggetto di elevati costi per varie operazioni di bonifica.
Dopo negli anni ’80 viene attivata la discarica di Castelceriolo con opere di confinamento dei rifiuti dal terreno, di drenaggio del percolato e di captazione del biogas, dove confluiranno i rifiuti indifferenziati del Comune di Alessandria e degli altri Comuni del Consorzio Alessandrino per la gestione dei rifiuti urbani. Nella discarica di Castelceriolo verrà anche smaltita l’enorme massa dei rifiuti di Alessandria in seguito all’alluvione del 1994. Dopo Castelceriolo la destinazione dei rifiuti di Alessandria è stata la discarica di Mugarone nel Comune di Bassignana e successivamente quella di Solero attualmente in fase di chiusura.
Con la destinazione dei rifiuti indifferenziati nelle discariche l’impronta ambientale di Alessandria non è stata lieve.
L’utilizzo della discarica come principale sistema di gestione dei rifiuti è rappresentativo di un’economia lineare caratterizzata dall’usare e smaltire. Infatti i mezzi degli operatori ecologici adibiti alla raccolta e trasporto dei rifiuti urbani indifferenziati hanno la sola destinazione a smaltimento.
L’avvio negli anni ’80 di strutturate raccolte differenziate del vetro, della carta/cartone e della plastica, rappresenta il passaggio da un modello di gestione delle risorse lineare ad un modello circolare che pone l’attenzione nella produzione dei rifiuti con la separazione e il conferimento da parte dei cittadini dei rifiuti in contenitori dedicati alle raccolte differenziate. I mezzi e i flussi dei rifiuti differenziati sono destinati ad ulteriori fasi di pulizia e lavorazione, per rendere idonei i materiali raccolti a successive fasi di riciclaggio.
Per rendere meno pericoloso il principale flusso dei rifiuti indifferenziati vengono anche attivate le raccolte delle pile e dei farmaci scaduti.
Nello sviluppo dell’economia circolare, negli ultimi anni del secolo scorso è stata fondamentale la visione del Decreto Legislativo n.22 del 1997, denominato Decreto Ronchi dal nome dell’ideatore e proponente Ministro dell’Ambiente Edo Ronchi. Con il Decreto Ronchi viene stabilita una priorità nella gestione dei rifiuti urbani che ha il seguente ordine: prevenzione nella produzione dei rifiuti; riuso; riciclo; recupero
energetico e in ultimo la discarica.

Con il Decreto Ronchi vengono recepite le Direttive Europee e nella normativa in materia di rifiuti viene inserito il principio dell’EPR – Responsabilità Estesa del Produttore -. Principio introdotto dallo svedese Thomas Lindhqvist – della Lund University – che dal 1984 ha studiato la politica di gestione responsabile del prodotto ed ha introdotto per primo il concetto di EPR (Extended Producer Responsibility), cioè “responsabilità estesa del produttore”. Si tratta di una “strategia per raggiungere l’obiettivo di un minore impatto ambientale totale di un prodotto, facendo il produttore responsabile dell’intero ciclo di vita del prodotto e soprattutto per il ritiro e il riciclaggio ”.
Con il Decreto Ronchi per gli imballaggi veniva introdotto il principio della responsabilità condivisa: «Al fine di assicurare la responsabilizzazione degli operatori economici conformemente al principio “chi inquina paga” nonché la cooperazione degli stessi secondo il principio della “responsabilità condivisa”, l’attività di gestione dei rifiuti di imballaggio si ispira, inoltre, ai seguenti principi: a) individuazione degli obblighi di ciascun operatore economico, garantendo che il costo della raccolta, della valorizzazione e dell’eliminazione dei rifiuti di imballaggio sia sostenuto dai produttori e dagli utilizzatori in proporzione della quantità di imballaggi immessi sul mercato nazionale e che la pubblica amministrazione organizzi la raccolta differenziata».
Il Decreto Ronchi ha determinato la strutturazione del sistema CONAI e dei Consorzi rappresentativi dei materiali, che hanno consentito dei sicuri sbocchi logistici alle raccolte differenziate per il successivo riciclo. Il sistema CONAI a livello europeo costituisce un’eccellenza italiana per gli ottimi risultati di riciclo dei materiali raggiunti. Il CONAI indirizza l’attività e garantisce i risultati di recupero di 7 Consorzi dei materiali: acciaio (Ricrea), alluminio (Cial), carta/cartone (Comieco), legno (Rilegno), plastica (Corepla), bioplastica (Biorepack), vetro (Coreve), garantendo il necessario raccordo tra questi e la Pubblica
Amministrazione.
Il CONAI è finanziato tramite il Contributo Ambientale CONAI che ripartisce tra i produttori e gli utilizzatori il costo per gli oneri della raccolta differenziata, per il riciclaggio e per il recupero dei rifiuti di imballaggio. Questi costi sono compresi nel costo finale dei beni di consumo imballati. Quindi il consumatore, in fase di acquisto di un bene imballato, provvede già a pagare gli oneri per la raccolta, il recupero e il riciclaggio degli imballaggi.
Per evitare che il consumatore paghi due volte, una volta nella fase di acquisto di un bene imballato e la seconda volta con la TARI, occorre i conferimenti differenziati e la successiva destinazione a recupero vengano fatti bene.
In Alessandria il sistema della raccolta differenziata dei rifiuti urbani ha subito alterne vicende. Nel 2005 il servizio con un’amministrazione di sinistra è passato da stradale a “porta a porta” raggiungendo il 60% di raccolta differenziata . Nel 2007 la nuova Amministrazione Comunale di destra decise che il porta a porta andava abbandonato a favore della raccolta tramite contenitori stradali. Negli anni successivi i dati inerenti le percentuali di raccolta differenziata non supereranno il 50%. Dai dati ISPRA 2023 la raccolta differenziata nel Comune di Alessandria è
stata del 47 % .
Il cambio di modalità di raccolta non ha interessato il Centro Storico e parte del Cristo. Il cambio di due diversi sistemi di raccolta in così breve tempo, ha generato investimenti consistenti solo in parte riutilizzati.

Questa polarizzazione dei sistemi di raccolta tra Amministrazioni di sinistra e di destra ha creato diseconomie che hanno penalizzato il livello di servizio e le percentuali di raccolte differenziate come risulta dai seguenti dati ISPRA 2023. Complessivamente la Provincia di Alessandria ha una raccolta differenziata del 66 %, con una media procapite a smaltimento di Kg 164, mentre il Comune di Alessandria ha una raccolta differenziata del 47%, con una media procapite a
smaltimento di kg 302.
Con l’attuale situazione della gestione dei rifiuti urbani in Alessandria, gli spazi per i miglioramenti sono notevoli. La ricerca e l’adozione di soluzioni tecniche ottimali, sulla base di esperienze attuate in altre realtà territoriali, impegneranno i gestori dei servizi rifiuti urbani e gli amministratori di Alessandria, superando contrapposizioni con la valutazione di benefici nell’utilizzo di risorse ambientali e dei costi economici.
La capacità di attivare altre entrate economiche oltre alla tariffa rifiuti, impegnerà i futuri gestori dei servizi in applicazione del principio della responsabilità estesa del produttore dei beni di consumo immessi sul mercato che attualmente per Alessandria è solo un’ipotesi che necessita di molti impegni e sforzi per metterla in
pratica.

Anselmo Rinaldi
5 febbraio 2025

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*