Un aggiornamento sui fatti siriani

Lungo la costa mediterranea della Siria, presso le province di Latakia e Tartus e le aree rurali di Hama e Homs, è in corso, dal 6 marzo, un vero pogrom. Al centro della strage ci sono le persone alawite.

Secondo le fonti governative, la scintilla è stata accesa da una serie di formazioni paramilitari legate al vecchio regime. “Come parte di un attacco pianificato e deliberato, diversi gruppi di resti della milizia di  Bashar al Assad hanno attaccato i nostri punti e posti di blocco e hanno preso di mira molte delle nostre pattuglie“, ha affermato il tenente colonnello Mustafa Knefati, direttore della sicurezza pubblica a Latakia, citato dall’agenzia di stampa siriana, SANA.

Invece, le fonti locali e l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani (SOHR) con sede a Londra, affermano che i primi scontri sono stati sfruttati da una serie di formazioni paramilitari fondamentaliste e dal nuovo esercito per prendere di mira le persone alawite residenti in zona. L’ostilità nei confronti di queste persone è iniziata, in realtà, da quando il regime di Assad è stato rovesciato a dicembre. Assad apparteneva alla comunità alawita, una propaggine dell’Islam sciita.

Dal 6 marzo al 17 risultano assassinate circa 1.500 persone civili. In un suo articolo preparato per l’emittente britannica BBC, la giornalista siriana Lina Sinjab riporta le testimonianze delle persone sopravvissute: irruzioni presso le abitazioni, uccisioni di massa, umiliazioni pubbliche, torture, rapimenti, saccheggi e cadaveri per le strade. Secondo Sinjab, tuttora ci sono migliaia di persone rimaste rinchiuse nelle loro abitazioni, terrorizzate anche solo all’idea di affacciarsi alla finestra. Quindi, si tratterebbe di un vero pogrom.

L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR), in un suo comunicato dell’11 marzo, ha confermato che si tratta di un caso di violenza diffusa che prende di mira le persone alawite e che in diversi luoghi sono stati registrati episodi di esecuzioni di massa.

Questa violenza diffusa ha spinto migliaia di persone a lasciare la Siria e rifugiarsi in Libano, paese confinante proprio in quella zona. L’emittente statunitense Voice of America fa riferimento alle sue fonti governative libanesi e comunica che circa 10mila persone siriane si sono rifugiate in Libano. Questa sarebbe la terza ondata di spostamento forzato: la prima è partita all’inizio della guerra in Siria, dal 2011 in poi; la seconda è nata con l’aggressione di Israele sul territorio libanese; e questa terza con il pogrom condotto contro le persone alawite.

Le prime dichiarazioni arrivate dal governo di transizione siriano sono di un colore molto chiaro. Il Presidente della Repubblica Araba di Siria, Ahmed al-Sharaa, già noto come Abu Mohammed al-Jolani, sostiene che si tratti di una provocazione causata dalle forze armate legate al vecchio regime, che agiscono con il sostegno di paesi stranieri. Secondo Al Shaara, c’è “un netto tentativo di trascinare la Siria in una guerra civile”. Inoltre, il Presidente ha affermato che i casi saranno indagati con l’ausilio di una commissione e che coloro che hanno aggredito o ucciso i civili saranno puniti.

Il pogrom contro le persone alawite è stato protestato in diverse parti del mondo. In alcune città siriane, in particolare sulla costa mediterranea e nella capitale Damasco, migliaia di persone sono scese in piazza per protestare contro la presenza delle formazioni paramilitari fondamentaliste provenienti dall’estero, ma anche contro il governo centrale accusandolo di rimanere indifferente oppure complice in questo pogrom. Le proteste sono state organizzate anche in Australia, Francia, Germania, Svizzera, Cipro e Turchia.

In particolare, in Turchia, dove tuttora esiste un sostanzioso numero di persone alawite, migliaia di cittadine e cittadini erano in piazza per protestare, in varie città, per diversi giorni. Inoltre, l’ex parlamentare d’opposizione e avvocato Hüseyin Aygün ha presentato, insieme a un gruppo di persone, al Tribunale Penale Internazionale la richiesta ufficiale per identificare e processare i responsabili del pogrom in corso, contro le persone alawite e di fede cristiana. Nella richiesta, tra le persone responsabili risulta anche l’attuale Presidente della Repubblica siriana, Al Shaara.

Il 16 marzo nella città di Hatay, al confine siriano, in Turchia, è stata organizzata una manifestazione nazionale. Oltre a una serie di associazioni alawite, erano presenti in piazza vari deputati appartenenti ai partiti d’opposizione come DEM, CHP, TIP e EMEP. Durante la protesta ha preso la parola il Sindaco del Municipio di Samandağ, Emrah Karaçay: “In Siria ciò che succede è un vero massacro che va verso un genocidio. Non solo gli alawiti ma anche cristiani, sunniti e drusi vengono assassinati. Ad oggi in Siria esiste un regime terrorista, di morte e di oscurità”.

In un’altra manifestazione organizzata stavolta nella città di Izmir, in Turchia, in piazza ha preso la parola Mustafa Aslan, il Presidente della Federazione delle Associazioni Alawite e Bektashi, attirando l’attenzione sul rapporto stretto che c’è tra il regime al potere in Turchia e quello siriano: “Mi rivolgo al governo e ai suoi collaboratori: togliete le vostre mani sporche dalla Siria. Di fronte a questo massacro, in primis, il governo turco fa la scena muta. Lo stesso governo ha accolto qualche giorno fa, con il tappeto rosso, i terroristi responsabili di questo massacro. Il governo siriano e coloro che lo sostengono sono i responsabili di ciò che sta accadendo ora in Siria”.

In questi giorni così importanti e delicati, il Presidente della Repubblica siriana, Al Shaara (Jolani), è stato a Bruxelles, in Belgio. La Confederazione dell’Unione delle Associazioni Alawite in Europa ha organizzato un presidio davanti all’edificio del Parlamento europeo con il titolo: “Protestiamo contro l’invito dell’Unione Europea, a Bruxelles, del terrorista e genocida Jolani”.

Foto di David Poe per Flickr

Murat Cinar, giornalista esperto di Turchia

.1.  Titolo originale. “Alawiti sotto attacco. In Siria è in atto un pogrom”

https://it.gariwo.net/magazine/medio-oriente/alawiti-sotto-attacco-in-siria-e-in-atto-un-pogrom-28377.html

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