Io, Nino e Pino

Il pensiero corre ai mitici anni ‘60, che non è solo quello delle grandi band inglesi, ma anche quello dei grandi pugili italiani, in particolare triestini.

Fra gli anni ‘50 e gli anni ‘70, tre grandi campioni dettero lustro allo sport cittadino e a quello nazionale.

Il primo dei tre, indimenticabile, è Tiberio Mitri, che con la sua classe affrontò una carriera stellare in Europa, per poi sfidare, a New York, Jack La Motta “Toro scatenato”, protagonista del film di Martin Scorsese: impossibile battere il Toro a casa sua, impossibile quasi per tutti.

Ma negli anni ‘50 appare un’altra stella, il combattivo Duilio Loi, che ascende al titolo europeo e mondiale nella sua categoria, leale, combattivo, forte, ma al tempo stesso un grande tecnico.

Duilio Loi, un pugile da non scordare.

E poi il nostro, Nino Benvenuti, morto proprio in questi giorni, ma indimenticato campione sui ring italiani, europei, mondiali.

Quelli della mia generazione ricordano i violenti scontri con Sandro Mazzinghi, il gladiatore di Pontedera, che seppe far rifulgere anche le doti combattive del Nostro.

E poi, indimenticabili, le notti delle battaglie newyorkesi con Emile Griffith, il pugile delle isole Vergini, grande combattente ma anche grande tecnico: Nino ebbe pane per i suoi denti.

Poi rapidissimo il declino; Carlos Monzon, l’indio-argentino, era un medio massimo smilzo, troppo forte per un puro medio come Benvenuti.

Ma che centro io con questo trio di campioni? Poco o nulla, se non per il fatto che alcuni di essi, e sicuramente Benvenuti, si allenavano nella piscina comunale di Trieste ed io, ragazzo mitomane, volevo far buca a scuola, allenandomi all’ombra di questi campioni.

Ebbene sì, per qualche mese ho provato a fare il dilettante, l’amateur, ma purtroppo c’era gente molto più tosta di me, in particolare un piccolo e nerboruto sardo che con una furba testata occulta mise fine ai miei sogni di combattente da ring.

Ma l’esperienza di alcuni mesi era stata comunque istruttiva, e lì, in quella piscina, ebbi modo di conoscere il mitico Pino Culot, che doveva formare le schiere dei giovani pugili locali.

In quegli anni il tifo per il pugilato poteva persino superare quello per il calcio, in cui la squadra di casa poteva annoverare fra i suoi tale Nereo Rocco, pronto a lanciarsi negli anni successivi verso i trionfi europei e mondiali.

Sembra quasi che il mito sfiori la leggenda, si tratta di personaggi degni di romanzi e di film, ma io ho avuto la fortuna di conoscerli, anche se da lontano…

Viator

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