Renzo Penna: “Nuovi diritti civili si conquistano solo sostenendo quelli sociali e ridando valore al lavoro”

Ci fa piacere che il presidente di CittaFutura abbia il giusto spazio su una testata alessandruina fra le più consultate. (1) . Una sferzata di energia che prende spunto da alcune reazioni di “intellettuali” alla prossima tornata referendaria, facendo presente che solo un forte impegno per il lavoro vero, per i giovani, per la parità di diritti e per le  giuste garanzie in tema di appalti, porterà ad un salto di qualità. Anzi ad un “salto di mentalità” arrivando anche alla  pubblica ammenda di errori fatti in precedenza, pagati caramente con un uno scollamento profondo fra cittadini e Istituzioni. Ecco il pezzo ripreso integralmente da “Alessandriatoday”. …

Renzo Penna denuncia la distanza tra sinistra e lavoratori: i nuovi diritti civili si conquistano solo ridando valore al lavoro. 

Alessandria – In un intervento su facebook, lucido e appassionato, Renzo Penna torna a porre l’accento su una verità spesso dimenticata: non esistono diritti civili solidi senza un’effettiva tutela dei diritti sociali, e in particolare senza un profondo rispetto per il lavoro e per chi lo svolge.

Penna prende spunto da alcune recenti apparizioni televisive, come quella di Michele Serra su La7, che si è detto contento di poter votare a favore del referendum sulla cittadinanza, ma non ha speso una parola per gli altri quattro quesiti referendari che toccano temi cruciali per il mondo del lavoro: lotta alla precarietà, sicurezza sui luoghi di lavoro, dignità e giusto valore per ogni lavoratrice e lavoratore.

Una critica che non risparmia neppure altri volti noti dell’informazione, come Corrado Formigli, e che chiama in causa l’influenza persistente del pensiero liberista nei talk show politici, con la frequente ospitata di figure come Matteo Renzi e Carlo Calenda, esponenti di quel filone che ha sostenuto in passato riforme quali il Jobs Act e la cancellazione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, provvedimenti che secondo Penna hanno indebolito i diritti di chi lavora.

Una sinistra, quella liberal-riformista, che ha dimenticato le sue radici, e che oggi non riesce più a parlare ai milioni di italiani che pur lavorando, non riescono a vivere dignitosamente, faticano ad accedere alle cure e vedono erodersi quotidianamente il proprio potere d’acquisto.

Renzo Penna propone invece un ritorno ai valori fondanti delle battaglie degli anni ‘60 e ‘70, quando le conquiste civili si accompagnavano a quelle sociali, e il lavoro veniva riconosciuto come elemento centrale per la dignità della persona e per la democrazia stessa. Perché i nuovi diritti civili – afferma con chiarezza – si conquistano davvero solo quando quelli sociali vengono difesi con forza e coerenza.

E conclude con un appello diretto e coraggioso: chi ha sbagliato, deve avere l’onestà di ammetterlo, e fare ammenda. Solo così si può ricostruire un fronte credibile che rimetta il lavoro al centro dell’agenda politica.

Una riflessione
Le parole di Renzo Penna risuonano come un richiamo potente alla coerenza e al coraggio. In tempi in cui la politica spesso appare distante dalla realtà dei cittadini, Penna ci ricorda che i diritti non si difendono a compartimenti stagni. Non può esserci cittadinanza piena, se si è poveri e sfruttati. Non può esserci libertà, se si vive nella precarietà. Non può esserci giustizia sociale, senza valorizzazione e dignità per chi lavora. Una lezione che la politica contemporanea farebbe bene a rileggere.

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