Jeffrey Sachs: mai stati così vicini ad una guerra globale

“Ora siamo più che mai vicini a un effettivo terzo conflitto mondiale”
(1) “Bibi? Ostilità eterne con arabi e cancellazione dell’idea dello Stato palestinese”
Jeffrey Sachs, docente alla Columbia University, studioso di problemi internazionali ormai noto a livello mondiale, è alle Nazioni Unite ed è molto impegnato. Sto entrando e uscendo da una serie di incontri molto serrati”, spiega al “Fatto” che lo ha contattato per chiedergli cosa pensa dell’attacco israeliano all’Iran e delle sue possibili conseguenze. Accetta di rispondere ad alcune rapide domande pensate e “proposte” da salvatore Cannavo’ e, senza infingimenti , spiega come stanno le cose…
Israele dice di aver attaccato l’Iran per impedire lo sviluppo dell’atomica iraniana. È risaputo però che si tratta di laboratori ben protetti in bunker sotterranei. Qual è, dunque, a suo avviso, il vero obiettivo di Netanyahu?
Semplicemente quello che appare, il dominio in Medio Oriente, la risoluzione a proprio vantaggio dei tanti conflitti che vedono coinvolto Israele, e in questa strategia è compresa la fine della questione palestinese, nel senso di escludere definitivamente l’ipotesi di un loro Stato e di una loro autonomia politica.
Pensa che ci siano anche valutazioni di politica interna?
Netanyahu è contestato e avrebbe dovuto prepararsi a una mozione di sfiducia. Non credo ci siano questo tipo di valutazioni. Il piano di Netanyahu è noto da tempo, è trasparente ed è un piano trentennale, chiamato ‘Clean Break’, dal nome del documento politico preparato nel 1996 da un gruppo di studiosi guidato da Richard Perle. Un documento che prevede il dominio in Medio Oriente, l’utilizzo dei valori occidentali come schermo per agire e anche una sostanziale autonomizzazione dagli Stati Uniti. Non è dunque una questione di politica interna.
Pensa che l’attacco sia particolarmente duro per l’Iran, che quindi rappresenti uno smacco per il regime degli Ayatollah?
Sì, non c’è dubbio. Israele ha portato contro Teheran un serio attacco finalizzato a decapitare i vertici militari e a infliggere danni seri. Il Mossad si è infiltrato nella sicurezza iraniana, proprio come ha fatto recentemente in Russia lo Sbu ucraino. Ci sono curiose analogie tra i due attacchi.
Il presidente Usa, Donald Trump, aveva assicurato che non ci sarebbero stati attacchi e in qualche modo voleva trovare un terreno negoziale con l’Iran. Pensa che questo attacco rappresenti una sconfitta per l’iniziativa di Trump?
Non credo si tratti di una sconfitta per Trump semplicemente perché l’attacco è stato pensato insieme agli Stati Uniti al di là delle dichiarazioni formali. Si tratta di una iniziativa che è parte integrante dell’alleanza Usa-Israele e in questo senso credo sia stata strettamente coordinata.
Dopo gli attacchi notturni Israele ha continuato a sferrare colpi anche nella giornata di ieri: lei pensa che ci sarà un allargamento della guerra nell’area?
Sì, credo che Israele promuoverà una sorta di guerra eterna. Non può uccidere tutti gli arabi e gli iraniani, però ormai sogna di farlo o almeno di sottometterli.
A questo punto occorre pensare al peggio? Siamo più vicini a una guerra nucleare o addirittura alla terza guerra mondiale?
Sì, più vicini che mai. I nostri governi si comportano come bambini che giocano con i fiammiferi. E stanno appiccando un fuoco che non sarà facile spegnere.

Giusto per ricordare a coloro che dicono…sempre il solito “trombone”…si tratta di un professore universitario nonchè direttore del Center for Sustainable Development della Columbia University. Per tre volte consulente economico di tre segretari generali delle Nazioni Unite, ha contribuito in modo significativo alla formulazione e all’attuazione dei “Sustainable Development Goals” (SDGs) delle Nazioni Unite stesse.  E’ lo studioso che ci ha fatto presente come e con quali tempi  gli Stati membri delle Nazioni Unite sono riusciti a raggiungere  gli obiettivi nel 2015. Tra le altre cose, essi mirano a porre fine alla povertà, a proteggere il pianeta e a promuovere la prosperità per tutti. Specifici obiettivi devono essere raggiunti entro il 2030. ricorda spesso  che per lo sviluppo sostenibile sono necessari finanziamenti globali, in particolare per l’istruzione, la sanità, le energie rinnovabili e le infrastrutture digitali. Tutto il contrario di quanto ci sta succedendo in questi giorni con il PIL nazionale legato sempre di più alle produzioni di armi e alla sicurezza. Non solo…si tratta di colui che, in più occasioni ci ha ricordato quanto la competizione per il potere mondiale abbia bisogno di regole certe e applicabili ovunque. 

Alla luce di questa estrema competizione, in particolare tra Stati Uniti, Russia e Cina, è necessario un sistema di regolamentazione delle relazioni internazionali più forte, guidato dalle Nazioni Unite, per stabilire e garantire la pace. Per quanto riguarda le nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale e le biotecnologie, il professor. Sachs chiede trasparenza e buona governance per massimizzare i benefici pubblici.

Il professor Sachs cita i meccanismi di finanziamento globali come prerequisito per garantire che ogni bambino abbia accesso a un’istruzione di qualità. Come quinta tesi, lo scienziato chiede un’ONU più rappresentativa e meglio finanziata, che non dipenda più da pochi Paesi potenti. Ha proposto tasse internazionali per garantire la stabilità finanziaria dell’ONU e l’introduzione di un’assemblea parlamentare che rappresenti tutti i popoli. Esattamente il contrario di quanto sta succedendo ora, almeno a partire dal febbraio 2022. E riguardo ad Israele è ancor più duro… La “Clean Break” di Pearle, ormai di fine XX secolo, vera applicazione del sionismo più intransigente, prevede l’allontanamento del competitor “primo” cioè il popoo palestinese.  Parole taglienti come il vetro che condannano senza appello l’attuale regime di Netaniahu con un occhio fisso e implorante nell’area contraddittoria della sinistra israeliana.  Vedremo gli sviluppi a breve. 

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