Io e Jeff

Ma che rapporto c’è fra un maturo signore in pensione, il sottoscritto, ed il secondo uomo più ricco del mondo, Jeff Bezos, di evidenti origini greche?

Beh! Vi dirò, qualcosa c’è.

Il magnate americano si è recentemente sposato a Venezia, con lo sfarzo non di uno, ma di dieci Dogi: tanti milioni di dollari per la cerimonia, forse una ricaduta di un miliardo di euro per la città.

Si può essere pro o contro tale sfarzo, ma comunque non si può negare la dinamicità dell’evento.

Per chiudere in bellezza la tre giorni dell’evento, Jeff Bezos ha deciso di rivolgersi ad una icona di Venezia, e cioè Cipriani ed il suo Harry’s Bar.

Voi direte che questa scelta è quasi inevitabile. E qui subentro io, piccolo cacciatore di grandi piatti e di grandi nomi.

Dopo la lettura de ”I quarantanove racconti” di Ernest Hemingway, ero venuto a sapere che lo scrittore era un grande frequentatore del ristorante ed era diventato amico del sempiterno Arrigo Cipriani.

Come un cane da usta, non potevo mancare l’occasione e dedicai un’intera giornata a seguire le orme del grande scrittore.

Per un caso della sorte, Arrigo Cipriani era presente nel piccolo locale quando vi entrai: mi feci indicare il tavolo al quale Hemingway sedeva e vi presi posto, non senza una certa commozione.

Per un momento mi parve di entrare nei vari romanzi che avevo letto durante la mia giovinezza ed infine mi fissai su un racconto che amavo di più:”Breve la vita felice di Francis Macomber “.

Ma fu solo un momento, l’idioma veneto del già vecchio Arrigo Cipriani mi portò alla realtà ed allora gli chiesi, sempre in veneto, quale fosse il piatto preferito di Hemingway.

Egli mi disse, senza esitazione, il John Dory, ovvero il pesce di San Pietro, el San Piero.

Detto fatto, il piatto fu ordinato con l’accompagnamento di una piccola caraffa di bianco ed io mi riconciliai con lo scrittore, una volta esecrato, poi amato ed infine saggiamente digerito.

Ero lì, a Venezia, a due passi da piazza San Marco, immerso in un’atmosfera che forse non avrei mai rivissuto. Ma el San Piero arrivò, cotto splendidamente, accompagnato dal vinello bianco e mangiato con soddisfazione, quasi con culto, anche se sapevo che il conto sarebbe stato salato, anzi salatissimo.

Ma, come dicevano i soldati della Prima Guerra Mondiale, meglio un giorno da leoni che cent’anni da pecora…

Missione compiuta.

Viator

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