(*Aydin) Una piccola voce
Perché stanno facendo tutto il possibile per farci diventare intolleranti o razzisti? Proprio noi piemontesi che in nome di un antico laicismo, per primi smettemmo di discriminare Ebrei e Valdesi aprendo loro l’accesso alle scuole, alle più alte cariche dell’esercito, dello Stato, dell’Università, dell’industria e della finanza? Perché sI è lasciata equiparare immigrazione a degrado civile e sociale senza combatterne i momenti degenerativi fin dall’inizio? Perché si è permesso il proliferare di mercati in cui venditori senza licenza offrono prodotti illegali, come false borse di Vuitton o di Fendi, notoriamente fabbricate nei laboratori della Camorra a Napoli? Perché in città come Torino si lasciano impunemente vendere agli immigrati sigarette di contrabbando ai semafori, mentre i marciapiedi pullulano di spacciatori di hashish e di prostitute di colore, entrate illegalmente nel Paese? Perché A Casale si sono lasciati impazzare per due mesi gli Albanesi con furti, risse, lesioni, danneggiamenti, violenze, prostituzione maschile, aspettando la prevedibile rivolta popolare prima di intervenire? Tutto questo è avvenuto quando è noto che il rispetto delle leggi dello Stato è la prima cosa da richiedersi e da imporre all’immigrato se realmente se ne vuole favorire l’assimilazione e l’accettazione da parte della popolazione. Vi siete mai chiesti l’origine di questo assurdo e pericoloso comportamento? Vediamo di darne spiegazione. La “tratta” dei lavoratori Nord-africani iniziò alcuni anni orsono nelle proprietà terriere del Sud per lo più controllate dalla Mafia. Immigrati clandestini, trasportati con i pescherecci nottetempo, furono impiegati in lavori agricoli stagionali in concorrenza alla manodopera locale. I salari dei novelli schiavi di colore, privi di alcun diritto civile, tenuti sotto il rigido controllo dei capobastone, fortunosamente alloggiati sulla paglia in casolari abbandonati, non superavano le 300 000 lire al mese. Con un ritorno alle più cupe brume del passato l’offerta di manodopera servile fu estesa al Nord del Paese. Autocarri carichi di disperati iniziarono a risalire la penisola guidati da negrieri che percepivano un “pizzo”del 10-15% sul salario. Benchè centinaia di migliaia di uomini fossero coinvolti in questa operazione, organizzazioni sindacali, partiti, sindaci, organismi di polizia ignorarono il fenomeno, mentre la stampa, quando ne parlava confondeva, non si sa fino a che punto in buona fede, il più palese sfruttamento dell’uomo sull’uomo con la solidarietà con l’affamato. Il vero problema per i lavoratori di colore sorgeva con la fine delle attività stagionali, quando rimanevano disoccupati, abbandonati a se stessi, senza un tetto e un salario. A trarne vantaggio fu la Camorra, grande produttrice di pelletteria con firme contraffatte, nonché ufficiale distributrice in Italia di sigarette di contrabbando, di accendini privi di bollo, di false magliette Lacoste e di altri oggetti di imitazione provenienti dall’estremo Oriente. Ben protetto dall’alto, nacque così il fenomeno dei “vu’ cumprà”. Portici e marciapiedi dell’intera Italia, divennero la succursale dei “suk”arabi. Anche in questo caso era l’organizzazione camorristica a smistarli capillarmente nelle varie città, a trovare loro un dormitorio, a garantire la cecità di chi avrebbe dovuto vedere. Nessuno poteva sgarrare, mettersi in proprio o acquistare merci di altra provenienza. Ne sono una riprova gli oggetti posti in vendita, tutti assolutamente identici. Visto che il meccanismo funzionava nel silenzio generale, si passò ad uno stadio successivo, ben più remunerativo. Le prostitute vennero a sostituire i lavoratori, mentre iniziò la distribuzione dell’hashish, prodotto a bassissimo costo nei paesi africani. E la situazione, visto il periodo politico che stiamo vivendo, pare essere destinata a peggiorare. A questo punto alcune brevi considerazioni. Personalmente non vediamo nulla di male nell’immigrazione di manodopera, qualsiasi sia il colore della pelle, purchè il Paese ne abbia veramente bisogno e a gestirla sia lo Stato e non la Mafia o la Camorra. Da sempre altri paesi europei utilizzano manodopera stagionale. I lavoratori arrivano con regolare contratto a tempo, sono pagati con salari identici a quelli locali a parità di funzioni, hanno alloggi e mense dignitosi, sono assistiti sanitariamente e godono di tutti i diritti civili. Finito il periodo contrattuale tornano a casa, salvo arrivare nuovamente l’anno dopo. Identico discorso vale per l’immigrazione stabile a cui, in più, occorre garantire alloggi e servizi sociali adeguati. Quando ciò è stato fatto ha funzionato benissimo anche in Italia. Lavoratori africani impiegati da anni nelle acciaierie bresciane e venete, trattati in modo del tutto uguale ai lavoratori locali, non hanno mai dato alcun problema di sorta e nessuno ha mai trovato da ridire, nemmeno le Leghe.
GUIDO MANZONE (* Aydin)
IL PICCOLO 25 MAGGIO 1991
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