Elogio della superbia

È una dote capitale.
Si può trasmettere per via genetica, o acquisire con la perseveranza.
Aumenta con gli anni in proporzione inversa alla Lussuria, per sostituire il piacere con un piacere.

È un attributo fondamentale dell’Educatore.
Attraverso l’esercizio della Superbia ci si pone al centro della propria attenzione e al centro dell’azione educativa, come la “Pedagogia Estrema” impone.
Le comuni difficoltà di relazione, spesso dovute alla preoccupazione di essere approvati dagli altri, si riducono al punto da ritenere gli altri in dovere di essere considerati e graditi a noi stessi.
La Superbia ridimensiona i problemi e le persone, fornendo la sicurezza necessaria a contrastare qualsiasi tipo di azione, contraria all’espressione delle qualità personali e alla fruizione di uno stato di benessere a cui l’Educatore ha pieno diritto.
L’intero impianto scolastico, con l’umanità varia (stabile o passeggera) in esso contenuta, assume così la prospettiva di un formicaio, per importanza e proporzioni, rispetto all’interesse personale, il cui centro si sposta all’esterno per stimoli e occasioni.
Ciò favorisce un sereno e consapevole distacco dagli eventi sgradevoli o noiosi e il raggiungimento del piacere.
Incredibilmente questo processo è fecondo di benefici influssi sulla qualità dell’insegnamento, poiché è fonte di arricchimento e soddisfazione per l’Educatore.

L’acquisizione e l’esercizio della Superbia costituiscono il momento più difficile ed elevato della costruzione della figura dell’Insegnante. È il passaggio ultimo e successivo alla conquista dell’Autostima, e si fonda su equilibri molto delicati. La sensibilità deve essere profonda, la cultura solida e l’intelligenza arguta per non mettere in pericolo il fascino della persona e scadere nell’arroganza, che è dell’ignorante.
Tutto risiede nella padronanza del linguaggio e nell’abilità di comunicare così da risultare sempre impeccabili nel tono e nei modi.
È la capacità di saper dosare la fermezza e la distanza unitamente alla grazia, sì da disorientare l’interlocutore, che ne esce regolarmente sconfitto.
La Superbia di qualità superiore non è mai sgarbata né irritante: è un nettare che nasconde l’insidia del veleno, ma che attrae inesorabilmente le mosche. È la geometria perfetta della tela di ragno che luccica come la seta e avvolge senza possibilità di fuga.
Il prezzo è costituito dalla solitudine nell’operare scelte non convenzionali, dalla grevità della coerenza, ma l’orgoglio è appagato nel saper sostenere fino in fondo, con sottile compiacimento, il dissenso, la diversità, l’originalità di un punto di vista con argomentazioni faticosamente confutabili e sempre inattaccabili dal punto di vista del Diritto.

L’essenza della Superbia sta proprio nella consapevolezza non ostentata di essere singolari, inimitabili, non vendibili.
Come un gioiello di ineguagliabile fattura e inestimabile valore suscita ammirazione pura, così la persona che unisce alle altre doti la Superbia, è al di sopra di tutte le manifestazioni di bassa umanità, genera soggezione, talvolta stupore.
Alla fine si determina la paralisi di tentativi residui di attacco o critica: è l’agonia e la morte del meschino, confinato nel suo spazio limitato e distante.
Abbiamo visto come sia importante non chiedere mai favori, ma concederne. Non ci si rende mai debitori e si acquistano crediti che al beneficiario creano l’imbarazzo di non sapere quando e se verrà il momento di restituire quanto ricevuto.
È la sudditanza.

Nella scelta di un abito, avviene che si possa lasciare intravedere qualcosa senza svelare mai completamente se stessi; allo stesso modo, uno o più punti interrogativi creano un tocco di mistero che incuriosisce ed attrae.
Le risposte non date, sfuggendo con gentilezza ed arguzia, contribuiscono a mantener vivo l’interesse.
Anche lo studente, che sente di non avere a che fare con una persona prevedibile, si mantiene sempre in equilibrio sulla corda. Ciò accresce l’attenzione.
Mai accettare regali ma farne, concedendo la propria benevolenza con un fiore, un biglietto cortese, un’offerta frequente di piccoli rinfreschi, sì da ingentilire incontri di lavoro o momenti di pausa.
Chi mangia nel tuo piatto, difficilmente ci sputa dentro, e se lo fa, prima o poi si sente un verme.
Non chiedere mai l’aiuto o la collaborazione di persone la cui amicizia non sia provata. Si rischiano commenti che mettono in discussione la capacità professionale, o peggio, che facciano apparire umani: i dubbi, se ci sono, siano chiariti tramite la ricerca personale, ricorrendo in casi eccezionali a persone esterne all’ambiente di lavoro.
Evitare accuratamente incontri con le famiglie al di fuori dell’ambito scolastico: fuggire quelle orride cene con pizza a fine anno scolastico o le feste in classe, contribuisce a mantenere il rispetto che deriva dall’assenza di familiarità.

Ricordare il proverbio “confidenza non esclude licenza”.

I peccati capitali

Gola e Lussuria mi preme di esaltare
quali sorgenti di sublimi umori
che al mondo l’armonia sanno donare.

Accidia culla i pigri pensieri
in quella dolce, assente liturgia
di far domani ciò che puoi far ieri.

Onore grande va a persona fiera
che disprezza gli stupidi cervelli
umiliandoli con Superbia altera

e a chi nell’Ira riesce a trovar pace
spazzando via rancori e conti appesi
al fin quieto, per l’anima che tace.

Agli avari vo’ lasciare l’Avarizia
e l’Invidia a color che altro non hanno
se non putrida bile… e mai letizia.

Che gioia riservar puote la vita
se priva di cotanto appagamento
appare così scialba e scolorita?

Tutto si assolve al canto del cucù
che fa virtù del vizio e vizio di virtù.

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*