Il mondo ambientalista “verde” si muove…

“…e chiamale, se vuoi, emozioni” . O E-mozioni, parafrasando il grande Lucio Battisti. Perchè di questo si tratta, della millenaria battaglia tra mozioni che tanto (ci) ha appassionato in questi decenni di politica più o meno attiva… “Sono d’accordo con il tale per preparare la mozione…ti è già arrivata?”, oppure “La tal altra ha preparato una mozione che rovescia tutti gli equilibri, senza peli sulla lingua…era ora”.  E giù a leggere, a interpretare, a sottolineare , a segnalare in vista di (improbabili) correzioni. Perchè la “mozione” sia ….”un pochettino anche mia e, se la dovessi sostenere, possa farlo con cuor tranquillo e felice”. Il tutto condito con facce (a volte) di amici, a volte di illustri sconosciuti, con l’assillo del posto in platea, per essere più vicino al palco… per quanto possibile. Soprattutto per “essere visto”, notato, perchè –  come diceva il già parlamentare verde Massimo Scalia – “la visibilità è tutto e noi, in quello, siamo anche più narcisisti degli altri”.

Comunque le emozioni / le mozioni ci vogliono. Sono necessarie. Fanno crescere. Over all fanno discutere. Per questo, in vista dell’assemblea di Chianciano, dove il “nuovo soggetto verde” si incontrerà in plenaria il prossimo 1 e 2 dicembre, cominciano a circolare a profusione testi chilometrici, per punti, in “cartaceo via fax” (incredibile ma vero) o tramite “we tranfer”. Potenzadella tecnologia e, per i fax, di un rinascente “luddismo” presente pure in fase congressuale verde. Sono testi di vario tipo, a volte sgrammaticati, a volte “fuori tema”, altre volte azzeccati e sufficientemente utili. Quello a cui ho collaborato, si spera faccia parte di quest’ultima “famiglia” e,  così come è stato confezionato per le migliaia (?) di adepti, ve lo sottopongo. Buona lettura.

Contributo per una

Mozione Politica per L’assemblea Nazionale dei Verdi 2018

Un Progetto Politico Verde. Finalmente.

– Ambiente, Futuro, Cultura, Politica e Territorio

– per una Nuova Europa dei Cittadini.

Premessa

Siamo tutti unanimemente in accordo sul fatto che “Grande sia la confusione sotto il cielo” ma, ci divideremmo sicuramente sul secondo periodo della famosa frase che prosegue con “ ..quindi la situazione è eccellente!”

Questa mozione vuole avere la pretesa di dominare gli argomenti che consentono di impedire tale divisione e restituire a tutte le persone impegnate la possibilità di offrire all’ Ecologia Politica un ruolo centrale, vincente e progressivo per l’Italia. Come oggi meriterebbe e soprattutto in futuro.  Questo non solo per noi ma anche e soprattutto per i nostri figli per i futuri cittadini dell’Italia, dell’Europa e del globo terracqueo, coscienti di essere, di questo, parte essenziale e determinante per il suo futuro di vita e di riscatto.

L’Ecologia Politica ed il Movimento Ambientalista nel nostro paese si sono sinora riconosciuti tra due poli comportamentali, da un lato l’Ecosofia, la filosofia della politica ecologista, la dissertazione sull’identità, e dall’altro dal sindacalismo ambientalista, dalla denuncia e dalla lotta contro le aggressioni al patrimonio ambientale.

In mezzo a questi impegni opposti si collocano la cultura ambientalista reale, il volontariato, l’associazionismo, le aree protette istituzionali e non, le buone pratiche di riconversione produttiva o di innovazione ambientale, urbana e culturale.

Dobbiamo ammettere con modestia e sincerità che, in questi anni, tra questi due opposti e queste variegate situazioni di mezzo, noi Verdi non abbiamo saputo fare sintesi né offrire un orizzonte politico e temporale a chi si dedicava all’ambiente con impegno, sincerità e priorità. Non abbiamo saputo fornire uno strumento politico efficace e aggregante.

Anche a questi, divisi, e spesso divisivi, comportamenti e conseguenti teorizzazioni, questa mozione tenta e vuole concretamente e sinceramente portare unità. Come? Offrendo dignità ad ogni posizione anche singola o particolare, a patto, appunto, che queste si “posizionino” in modo disponibile al confronto e non con forme granitiche, padronali o dispotiche sulle altre con autosufficienza che spesso nasconde rendite di posizione. Dialogo e ponti, innanzi a tutto, all’interno del Movimento ambientalista senza rinunciare al confronto serrato e sintetico che riteniamo prezioso ed essenziale tanto quanto la Biodiversità. I prerequisiti sono semplici : apertura e rinuncia alle rendite di posizione di ognuno.

L’appello è rivolto in particolare a tutti i militanti e agli iscritti delle associazioni ambientaliste ed ai Comitati impegnati nella riqualificazione ambientale, sociale e territoriale, materiale e quotidiano del nostro esistere.        E’ tempo che la massa critica della cultura vera dell’ambiente si manifesti e si presenti in modo unitario e politico per garantire un futuro possibile chiaro e gioioso per il nostro paese ed i nostri giovani.

I Verdi oggi, ma soprattutto domani

Dopo l’ultima sconclusionata presentazione di noi Verdi alla scorsa scadenza elettorale ed ai conseguenti drammatici risultati occorre guardare a fondo in casa nostra per capire dove e come ci siamo potuti conficcare in una sconfitta che davvero la questione ambientale e le nostre responsabilità non meritano, e subito provvedere a raddrizzare la barra del timone dell’Ecologia Politica che noi abbiamo la presunzione di rappresentare o almeno di orientare. Occorre passare con determinazione da un Simulacro di Partito ad una Vera e Grande Federazione di tutti i Verdi ed Ambientalisti del nostro paese. Che non è poca cosa, anzi! Occorre intercettare i giovani e le loro aspirazioni, le donne ed il loro itinerario di liberazione, le culture e le loro sane ambizioni, i territori e le loro esigenze.

E’ una responsabilità da cui non possiamo derogare. Si tratta della nostra ragion d’essere in quanto Verdi.

Oggi, non possiamo permetterci di parlare d’altri, di giudicare, di assegnare patenti a questo anziché a quello.

Prima d’ogni cosa noi siamo impegnati a capire da quale progetto culturale deriviamo e quali aggiustamenti eseguire con cura e con la fretta che la storia ci impone.

Nel contempo dobbiamo mettere a punto un Progetto Politico adeguato a porre all’ordine del giorno la conquista della maggioranza, come è dovere di ogni forza politica, con strumenti ed azioni che non tradiscano i nostri valori ma che sappiano intercettare in proprio le aspettative e le necessità del nostro popolo e delle nostre Comunità.

Progetto Politico di cui siamo orfani dal tempo della Costituente Ecologista. Unico tentativo di andare oltre noi stessi, dopo il confronto con chi ci ha lasciato per Sel.        Il nostro fu un tentativo lasciato abortire per patriottismo di partito, per miopia, anziché allargarlo, diffonderlo in modo inclusivo. Ricordiamo che all’Assemblea Costituente parteciparono, tra gli altri, persone e intellettuali come Pino Ferraris e Dacia Maraini e tanti, tanti altri. Ricordiamo che, tra gli innumerevoli altri, Guido Ceronetti e Nico Orengo sono stati iscritti ai Verdi.  Persone capaci di contribuire alla costruzione di un Progetto Culturale adeguato e che erano con noi in quella occasione o altre, perché intravvedevano un possibile Progetto Politico che Alex Langer aveva intravisto meglio e prima di tutti.

Ma le cose, sappiamo tutti  bene come sono andate, e dovremmo sapercene assumere le responsabilità per poter riprendere il percorso in modo nuovo, adeguandolo all’oggi.

Le persone, intellettuali tutti, come anche noi, più o meno elevati e riconosciuti come tali, non vanno strumentalizzate, usate per l’immagine di sé o di un gruppo dirigente, ma coinvolte nella forma che ritengono. Mai abbandonate ai primi marosi. Non va strumentalizzata la loro popolarità ma riconosciuta la loro personalità, la loro intelligenza, finanche la loro intima e laica spiritualità che offrono.

Sul Progetto Politico e sulla Comunicazione Politica 

Offrire un Progetto Politico Verde vero, concreto, radicato e non solo un simulacro propagandistico sul campo della comunicazione e dell’informazione.

Necessitiamo di un Progetto Politico autonomo, capace di ideali riconoscibili e distinti e di formare con un  impegno certo una massa critica riconosciuta e necessaria costruita in un campo definito comunemente da tutte le persone attive nella nostra Bella Italia per l’Ambiente e la Bellezza che la distinguono.

Il Movimento Verde e ambientalista ha necessità di un  Campo definito di azione e condivisione, che non può essere quello della Comunicazione effimera, vuoi delle Televisioni. da cui il nostro paese ha subito un ventennio di Centrodestra, né quello del Web che ha portato all’attuale Governo e comunque della sua maggioranza e che noi, anche qui, un’altra volta, non abbiamo saputo cogliere.

Dobbiamo prendere atto che la proprietà delle televisioni ed il suo condizionamento politico non è cosa per i Verdi e che è inutile inseguirlo, ed il Web ed i Social Media non siamo riusciti ad usarli con successo, anche se ci era stato suggerito di farlo in tempi insospettabili. Non per incapacità tecniche, anche se, sicuramente, non siamo stati capaci ad intercettarlo al giusto momento con strumenti adeguati, ma anche perché riteniamo che la sua invasività senza rispetto della persona e della libertà di opinione renda questo strumento effimero, di difficile dominio democratico e comunque da perfezionare con autoregolamentazioni e leggi.

La Cittadinanza in rete, il valore dello strumento auspicato come Bene Comune dall’Onu stessa sono percorsi lunghi che occorre perseguire ma non possiamo credere che le comunità virtuali possano sostituire le comunità materiali ed umane.

Sul campo della Comunicazione bisogna smetterla comunque di fare la parte della Volpe e dell’uva nelle favole di Fedro.

Sul campo del giornalismo dovremo poi avere una posizione politica nostra, non lasciata a qualche giornalista organico a noi per qualche tempo ma perennemente rispondente alla corporazione di appartenenza. E’ ormai evidente di come la corporazione dei giornalisti, che si auto invita ed occupa ogni Talk show o grande giornale, sia di fatto un quarto potere, una Terza Camera, di cui occuparsi per contenerla nel solco proprio come ogni altra lobby. Esattamente come per gli altri poteri. Oggi, di fronte al cambiamento in corso, il settore dell’informazione si è in parte accorto da se che non gli è più sufficiente infilarsi prepotentemente nei giochi politici per condizionarli ma che deve rappresentare la realtà con cura, fare inchiesta e denuncia se vuole riconquistare autorevolezza.

Ora il nuovo governo ha cambiato gli assetti ma, anche alla prova dei fatti non possiamo né dobbiamo pensare che la comunicazione cambi davvero la sostanza dello stato delle cose.

Uno stato delle cose che era già ben visibile prima del 4 Marzo nel suo cambiamento di fondo e che noi, come gran parte del sistema politico italiano non abbiamo saputo cogliere. Una distanza abissale si è venuta a creare tra le aspettative di cambiamento ed i comportamenti del ceto politico dominante. Uno iato, un abisso si è determinato tra le ideologie promettenti, le condizioni materiali di vita, tra cui quelle ambientali, e le strutture deputate al governo della cosa pubblica. E’ venuta a mancare la fiducia anche verso le istituzioni più prossime ai cittadini, non solo nell’agire sconnesso e autocentrato del ceto politico. Qui si è venuta a creare la necessità di un cambiamento radicale che l’elettorato ha imposto. Piaccia o no, questa è la contemporaneità da cui partire, da attraversare senza paure e posizioni aristocratiche o, peggio, di ceto.

La necessità di una Riconversione Ecologica dell’Economia, di una retroversione dei danni e dei postumi di una rivoluzione industriale che oggi non sa innovarsi e fornire nel contempo occupazione, si impone a diversi e complementari settori sociali già attivi e attenti alle potenzialità della conversione ecologica :

1) le start-up di giovani che si mettono in gioco a proprio rischio e senza garanzie spesso partendo da sollecitazioni ambientaliste,

2) i lavoratori precari e precarizzati che aspirano ad un lavoro vero e utile con prospettiva che la questione ambientale può fornire

3) i ceti medi rimasti dopo la crisi che temono di perdere un benessere che davano per sicuro, una qualità della vita oggi minacciata,

4) le donne, innanzi tutto e sopra di tutto, che sono le prime a pagare, a volte anche con la vita, la crisi sia sul piano sociale che culturale di una società sempre più chiusa e che, a differenza dei giovani in età di studio e di lavoro, spesso non possono neanche migrare per vincoli famigliari e sociali.

Sono questi i settori sociali principali che i Verdi in Baviera hanno saputo intercettare proponendo un progetto politico che si contrappone e si posiziona tra i rancorosi prodotti dalla crisi che hanno sposato idee ribellistiche, a volte chiaramente di destra, e i Popolari e la Sinistra confusi e sbandati, esattamente come in Italia, senza più strumenti e argomenti adeguati al governo del cambiamento in corso.

L’Ecologia Politica offre una via di uscita, concreta, praticabile, necessaria. Offre una Speranza che dobbiamo saper cogliere e accompagnare offrendo fiducia e prospettiva.

Ambiente e nuove relazioni con il contesto materiale e di vita della Biosfera che garantiscono la sopravvivenza umana, dialogo e tolleranza, multiculturalità, inclusività, conversione ecologica dell’economia, coesione sociale e rispetto dell’altro da se, umano, animale, vegetale che sia, anche recuperando dal passato e dalla tradizione le buone pratiche sconfitte da una fraintesa modernità, o da una sterile radicalità, sono questi i temi che possono offrire la prospettiva di una Nuova Comunità. Un nuovo Futuro.

Sulle Elezioni

Ci siamo avvicinati alla scadenza elettorale ultima, non per conquistare una maggioranza come la logica impone, ma con una pigrizia intellettuale e politica che metteva la sopravvivenza e la rappresentanza dei nostri grandi ed innovativi ideali ai margini del sistema politico ancor prima di competere. Una scelta minoritaria e assolata, un vincolo ed una zavorra alle idee per cui si sono spese molte vite. Senza essere dotati di un Progetto Politico degno di essere chiamato tale e con un Progetto Culturale sbiadito tra le nostre rare presenze istituzionali e le nostre battaglie che volevano essere pure, indipendentemente dai risultati.

Solo con un Progetto Culturale almeno avviato e con un Progetto Politico definito per ambiti e per fasi, che sappia individuare tappe e risultati, che sappia mettere l’impegno di ognuno al servizio di una causa generale riconoscendo particolarità e qualità, promuovendo le capacità, le competenze e la giusta rappresentanza, si dovrebbe parlare di un Progetto Elettorale.

I risultati elettorali arrivano, come in Baviera, quando queste condizioni sono in essere e sono capaci di attrarre consensi al di là dei nostri recinti militanti ed ideologici. Quando cioè, si è capaci di smuovere le coscienze con azioni e donne e uomini capaci di farlo nel concreto, o per meglio dire, nei Territori che devono vedere la nostra presenza diffusa nel concreto progettuale, cogliendo le contraddizioni che noi siamo capaci di individuare, di portare a sintesi, di risolvere.

Questa condizione non c’era o, se c’era, la nostra Federazione Nazionale la ha volutamente trascurata a favore di una politica di comodo, di alleanze “potenti” o vidimate dal sistema stesso, o per una pigrizia intellettuale e comportamentale che si acquisisce per lunga abitudine o riti usuali e ripetuti che il 4 Marzo ha consegnato alla Storia.

Ci si è dimenticati che la competizione politica ed elettorale in Democrazia serve per conquistare il potere pubblico, quella parte del potere che deve condizionare le altre, quello economico, quello finanziario, quello della comunicazione, etc. Livelli diversi, i cui rapporti dovrebbero essere distinti e distanti e che andrebbero almeno regolati con leggi e regole sull’arcinoto conflitto di interessi di cui il nostro sistema politico ancora non si è deciso a sistemare in modo che il periodo storico richiede. Invece di farne una bandiera dell’Ecologia della Politica la nostra Federazione non si è neppure accorta che la Leopolda era la dimostrazione palmare della confusione voluta di questi livelli. E non si è comportata di conseguenza. Anzi, ha voltato lo sguardo altrove conformandosi alla retorica delle accuse a chi denunciava queste anomalie di non poco conto.

Il Territorio o i Territori

Questo termine, Territorio, deriva dalle politiche di potenza, la sua origine significa infatti “luoghi del terrore” lì dove il potere centrale esercita la propria politica di dominio, la propria potenza. Ecco, in questi anni, pur essendo noi una Federazione nata da liste civiche locali, ci siamo comportati usando questa potenza di dominio del centro verso i “territori”, dividendo per controllare, imponendo anziché comporre inclusivamente. Lo possiamo dedurre anche dall’ultimo Consiglio Federale laddove la stragrande maggioranza degli interventi ha parlato di noi come Partito dimenticandosi bellamente che siamo una Federazione. Ma quando la maggioranza delle Federazioni Regionali ( per non parlare delle Federazioni Provinciali ) o non esistono o sono commissariate, la nostra origine è persa. Speriamo non per sempre e attrezziamoci a ricomporla con lena. Sui Territori, per l’appunto. Senza rancori.

Infatti e su questo terreno che troviamo oggi, e troveremo sempre di più, i nostri amici e avversari poiché, oltre ai cittadini che lo conformano quotidianamente, chi ha perso le elezioni di lì partirà se vuol essere efficace nella ricostruzione della propria forza, e chi le ha vinte, se non ancora radicato, di lì partirà per permanentizzarsi.

Le Comunità non possono essere esclusivamente ideologiche, né possono essere solo virtuali e i nostri avversari politici è con questo che si misureranno nel presente e nel futuro. E’ questo il vero terreno del confronto politico che la storia ci presenta.

Prepariamo ai nostri avversari una bella sorpresa, noi Verdi. Mettiamo a punto un modo di essere e di radicarsi con i nostri contenuti, il nostro agire, le nostre competenze, le nostre proposte, le nostre buone pratiche.

Portiamo a sintesi tutto questo in Progetti di Sviluppo Locale Sostenibili, inclusivi. Lavoriamo sulla Coesione Sociale Locale, anche sul piano culturale, offrendo orizzonti comprensibili e vicini alla gente. Costruiamo Comunità concrete attorno a progetti territoriali condivisi, nei quartieri e nelle periferie metropolitane, nelle citta medie e nei territori polverizzati, abbandonati e soli,  offrendo il nostro impegno di semplici militanti che sanno cosa è il basso e l’alto e che sanno schierarsi quando occorre. Cominciamo a costruire da subito Comitati aperti di Riqualificazione urbana e territoriale che sappiano proporre i processi inclusivi che sappiano intercettare i settori sociali di riferimento per proporre e imporre le cose da fare, la società che desideriamo.

In una parola proponiamo in modo ampio, discusso e condiviso LE COSE DA FARE, non più e solo le cose da non fare. E’, vuole, e deve essere per noi, la nuova grande responsabilità storica che ci compete per esistere ed essere utili al futuro possibile e auspicabile. Infatti è con le pratiche ed i progetti coesi e concreti che possiamo coinvolgere e responsabilizzare tutti a controllare le emissioni in atmosfera, il consumo del suolo, l’uso razionale delle acque, la tutela vera dell’ambiente di cui le Comunità sono le prime responsabili.

Non basta più lamentare o denunciare i fenomeni, occorre chiedere se abbiamo fatto collettivamente, nella Comunità in cui viviamo, tutto quel che sappiamo fare e che potremo fare. Non basta e non serve più granchè parlare di emissioni di gas serra in atmosfera e di cambiamento climatico. Lo fanno tutti ormai. Bisogna dire quante tonnellate di CO2 abbiamo catturato, con quali pratiche collettive e politiche. Quanto benessere umano e animale abbiamo prodotto e non solo evocato, quanto ambiente  abbiamo migliorato e messo in salvo.  I comportamenti personali sono si importanti ed esemplari, ma restano massimamente riferiti all’etica. Sono i comportamenti collettivi e Comunitari che conformano la Politica. E noi, è della riscoperta di questa Nuova Politica che abbiamo necessità. Una urgente necessità.

I nostri alleati veri li troveremo quindi sul Territorio, tra coloro che condividono i nostri progetti fattibili e competitivi e non in qualche convegno a Roma o, peggio, in qualche salotto politico, Talk show, Comunità di rete.

Per questo i Nuovi Verdi devono essere Autonomi e trasversali nel contempo. Dialoganti e sopra ogni ideologia. Concreti e Coerenti. Solo cosi si può chiedere la Conversione Ecologica a tutti.

Non sono cose nuove. Infatti se andiamo a guardare con la modestia e l’attenzione che il caso richiede, il successo dei Verdi, di qualche territorio più virtuoso di altri, scopriremo che i migliori risultati sono venuti sempre da pratiche simili a quelle che qui si propongono. Quando queste luci, questi fuochi, si sono spenti è perché quando si è ottenuta rappresentanza nelle istituzioni spesso ci siamo conformati divenendo simulacro di noi stessi al servizio e nella imitazione di altri, o perché la Federazione ha voluto esercitare il proprio dominio o strumentalizzare i risultati raggiunti sui territori per spenderli altrove.

Noi Verdi, in questo riposizionamento delle Culture Politiche, post 4 Marzo 2018, abbiamo oggi una grande opportunità ma dobbiamo saperla cogliere perché potrebbe essere l’ultima occasione che a noi si presenta: quella di lavorare a costruire Coesione Sociale con Progetti di Sviluppo locale Sostenibile, scegliendo aree ecologiche e territori economici o sociali omogenei, esempi e buone pratiche nei quartieri delle nostre aree metropolitane, nelle aree rurali e nelle piccole città e Comuni, disegnando un paese come lo vorremmo, pacificando le pulsioni senza sbocchi, immettendo razionalità dove serve, proponendo una Comunità che merita di essere vissuta, in cui i nostri figli possano trovare le soddisfazioni ed i rapporti umani in cui sperano. Ma la speranza è una truffa se non è accompagnata da un Progetto. Tocca a noi fornirlo o per lo meno indicarlo. Promuovendo l’Ambiente  e la Bellezza per candidare il nostro paese intero, l’Italia, a patrimonio mondiale dell’Umanità, come il mondo ci richiede.

Questa idea di sintesi da discutere e perfezionare è di Francesco Adorno che ha lavorato per trent’anni nel Quartiere Campidoglio di Torino per la sua qualità sociale ed urbana. Un Verde, che ha costruito qualcosa che si vede, che si può toccare con mano, che viene imitato in molte altre situazioni nazionali e non solo ma combattuto da chi ha timore di perdere rappresentanza politica. Un quartiere in gran parte auto costruito da famiglie operaie che doveva essere demolito per far posto a due torri in cemento prefabbricato e che oggi è uno dei più vivaci, piacevoli e vivibili di Torino. Nel suo studio sono ospitati i Verdi di Torino e del Piemonte.

Dalla sostenibilità locale alla sostenibilità globale

Come possiamo contribuire, noi Verdi, a raggiungere e superare gli obbiettivi dell’Agenda sulla Sostenibilità fissata dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per il 2030 ? Con quale programma? Con quali pratiche e azioni politiche ?       Le tesi e le analisi di studiosi sull’onda di Zygmunt Bauman inducono ad una paura del futuro sempre più complesso e facilmente conducono a ritorni al passato, in una illusione che in passato ci siano stati tempi meravigliosi. Queste tesi, insieme a quelle sulla Decrescita, più o meno felice, non rispondono al dovere di caricarsi della responsabilità di affrontare fattori come la fame, la salute, il diritto all’acqua, la lotta alla povertà, la conversione energetica ed ecologica e delle infrastrutture, al controllo del clima e del riscaldamento globale. Alla costruzione della PACE globale.

Queste responsabilità storiche e planetarie assunte e praticate dal mondo sviluppato, ove noi ci troviamo a vivere ed operare, devono agire in uno scenario di guerre commerciali non solo minacciate, di fenomeni migratori epocali, di danni postumi di rivoluzioni industriali e sociali da retrovertire in positivo, di derive protezionistiche e autarchiche di cui il nostro Paese ne conosce bene le conseguenze logiche che ne derivano.

Alla “retropia” individuata da Bauman occorre opporre l’Utopia della Conversione Ecologica sapendola dotare di strumenti ed azioni concrete che forniscano al nostro agire collettivo dei possibili risultati tangibili e innegabili per noi e per i nostri avversari politici che brancolano nel buio della crescita indifferenziata, illimitata, impossibile.

Un agire collettivo dunque, poiché la solitudine e la mancanza di orizzonti e progetti politici concreti ha favorito sempre più scelte e comportamenti individuali, etici, nei confronti della società e del vivente che , spesso, non trovando sbocco, rischiano la radicalizzazione sterile, l’autopunizione, l’isolamento, la deviazione verso derive lontane dalla Polis, e quindi dalla Democrazia che noi vorremmo e che in parte conosciamo. Etica e Politica camminano insieme ma sono due cose diverse e distinte.

Agire nella, e per la Comunità aperta e plurale, costruire solidarietà e riconoscimento della diversità come valore è il modo, non solo di battere la solitudine ma di offrire uno Sviluppo Umano in un ottica globale, non solo Europea e antropocentrica, che sappia gestire le risorse, senza usare e consumare quelle per le generazioni a venire. Proteggere le persone promuovendo e governando il cambiamento.

Per questo crediamo che la formazione permanente e continua ( dalla culla alla tomba dicono i Verdi francesi), anche fuori dalle istituzioni scolastiche classiche, creandone di nuove se necessario ( si vedano i maestri di strada e tante altre esperienze), sia una scelta ed un comportamento strategico che può consentire la costruzione di una Economia della Conoscenza capace di diffondersi, di formare economie diffuse e virtuose, offrendo un futuro intelligente sia al nostro occidente che al terzo e quarto mondo.

Questi obbiettivi consentono anche di offrire una concreta risposta alla questione del lavoro distrutto dalle nuove tecnologie che tendono a sostituire il lavoro umano, con una gestione dal basso che non rinuncia né ritarda l’innovazione necessaria ma la rende congenita alla pratica sociale ed ai progetti di sviluppo locale sostenibile, senza lasciare indietro nessuno.

Consentono anche di poter avere un obbiettivo nazionale di chiedere cioè, che il Ministero dello Sviluppo Economico si trasformi in Ministero dello Sviluppo Sostenibile. Non si tratterebbe del cambio formale e nominale poiché questo termine è ben definito anche nelle politiche, e nelle procedure conseguenti, sia dalle istituzioni europee  che da quelle internazionali. Sarebbe un vincolo per corrette politiche economiche da cui non si potrà derogare in futuro. Si tratta di lottare per avvicinare un concreto futuro auspicabile, anziché un futuro di paura o un futuro-passato .              Ciò avvicinerebbe anche la concreta possibilità che all’indicatore Pil vengano affiancati altri indicatori di benessere sociale ed ambientale.             

Locale e Globale, Destra e Sinistra.

La promessa della globalizzazione di garantire consumi e democrazia per l’intero globo sul modello occidentale si è infranta clamorosamente. Per noi, in Italia, dopo i fatti del G8 a Genova si è arrestata la discussione in modo traumatico, ma il processo è proseguito sino a schiantarsi. La Destra liberista ambiva alla globalizzazione, la Sinistra chiedeva protezioni sociali e tutele locali. Quando la Destra indicava le piccole patrie, la Sinistra si batteva per i diritti universali. Cosmopolitismo e società multietniche si contrapponevano alla difesa di culture e identità ed economie locali precarie.

Il vecchio paradigma locale-globale salta ed uno nuovo non appare poiché le soluzioni macro e calate dall’alto, solutive non esistono. Solo un impegno Comunitario, Federativo anche nei rapporti tra diversità, che si confronta nella prassi dei problemi può gestire al meglio fenomeni che non hanno confini come quelli ecologici ed ambientali.

Solo agendo sulla coesione sociale si possono battere paure ed indicare la strada di un nuovo paradigma in cui l’Ambiente è obbligatoriamente centrale.

L’Umanesimo che abbiamo conosciuto mostra la corda e una centralità diversa si impone. Lo riconosce anche la Laudato si ! se sappiamo leggerla laicamente.

Ora, Destra e Sinistra per come le abbiamo conosciute, si sono confuse e mescolate e se ricompariranno in nuova forma sarà solo perché avranno saputo attraversare questa contemporaneità ma, certamente si definiranno misurandosi con l’Ecologia e ed i limiti dello sviluppo che in modo diverso proponevano e con comportamenti ben diversi dalla certezza nelle proprie proposte.

Noi, è per la  salvaguardia di questa centralità dell’Ambiente e dei fattori connessi che dobbiamo spendere tutto il nostro impegno. Come Verdi e non solo.

Alcune rimozioni della Cultura e della Politica

Il cambiamento in corso ha delle origini chiare e ben conosciute ma Cultura e Politica nel nostro Paese le hanno rimosse con una cura più che sospetta.

  • Quest’anno ricorre il 50° anniversario del ’68, il primo movimento globale che ha cambiato culture, stili di vita e politica, non solo nel mondo occidentale, non ha sicuramente avuto le riflessioni e la discussione che merita e che un fatto storico di valore universale certamente richiede. Sorda la Politica tutta ma anche la Cultura del nostro paese.
  • Ma non è il solo anniversario snobbato. Infatti è anche il cinquantenario della Relazione del Club di Roma pubblicata nel ’68 con il titolo “ I limiti dello sviluppo” a cura di Aurelio Peccei. Un testo redatto dai migliori scienziati di tutto il mondo, che doveva segnare un cambio di passo, un cambio di stili di vita, un cambio dei modi di produzione per evitare la Catastrofe. Anche questo anniversario che ha visto l’indifferenza di tutto il mondo occidentale, per ben 50 anni, perdendo una strepitosa occasione, è stato bellamente rimosso da tutta la Politica del Paese, ma anche dell’Europa.
  • I bollettini OCSE già alla fine degli anni ’70 avvertivano che con l’introduzione dell’informatica e delle nuove tecnologie nei processi produttivi e nei servizi si sarebbe presentato per i Paesi aderenti il grave problema della contrazione della distribuzione del reddito e dell’occupazione creando cos’ ineguaglianze, eccessive disparità, marginalizzazioni sociali e geografiche. Nessuna politica di questi decenni ha saputo riprendere la questione e porvi riparo, nessuno ha ripreso l’allarme facendone una questione centrale delle politiche economiche. Ora assistiamo ad una tardiva discussione e ad artigianali provvedimenti ma nessuna forza politica propone una politica organica che coinvolga i fattori produttivi e riproduttivi della nostra economie.

Possiamo noi Verdi divenire il motore di avviamento di questi tre fondamentali questioni per capire quali dovranno essere la Cultura, l’Ambiente, l’Economia del Futuro?

Un Futuro non mitico ma concretamente praticabile se riusciamo a coinvolgere dal basso anche culture politiche diverse dalla nostra

Qualche nuova regola e come arrivare alla formazione del nuovo soggetto politico Verde.

Riteniamo che questa nuova stagione che i Verdi possono intraprendere dovrebbe avere come regola quella che ogni riunione dei Verdi a qualsiasi livello, debba essere aperta, con obbligo della sola registrazione, a tutti coloro che sono interessati indipendentemente dal fatto che siano iscritti. Certo, è un comportamento da Movimento, ma abbiamo visto che i Movimenti possono anche andare al governo e che una legge che regoli i partiti come Costituzione vuole sin dal lontano 1949 è oggi ancora disattesa e non crediamo che questo Parlamento in questa legislatura si accinga ad approvarne una comunque. Sfidiamolo.

Occorre anche ratificare un Federalismo vero al nostro interno. Quando esistono le condizioni per federarsi, che non può essere la semplice tessera, infatti e si è accreditati, i livelli locali sono autonomi nelle decisioni sino al livello provinciale ma sicuramente regionale. Non può esserci una associazione comunale che, accreditata a livello regionale, viene sussunta, sostenuta o invasa dal livello nazionale così come lascia aperta la possibilità l’attuale Statuto. Il Federalismo è cosa seria e non si può chiedere per l’Europa e non saperlo praticare al nostro interno.

Riteniamo anche che, prima dell’Assemblea Nazionale dei Nuovi Verdi, logica vorrebbe che noi si convochino gli Stati Generali dell’ Ambiente per verificare in modo ampio e ragionato su quali caratteristiche dovrebbe misurarsi e dotarsi, il Soggetto Politico Verde utile al nostro paese ed ai nostri tempi. Mettendoci in gioco per primi. Convocare Gli Stati Generali dell’Ambiente dopo il nostro Congresso vorrebbe dire allungare i tempi e presentarci già con soluzioni che potrebbero intimidire i sinceri volenterosi.

Qualora non si riesca per la mole di lavoro che questo richiede utilizziamo la scadenza delle prossime Elezioni Europee come palestra e premessa esemplare del nostro Progetto Politico per convocare subito dopo gli Stati Generali dell’Ambiente mettendo questo impegno nel nostro Programma Elettorale per un Congresso ampio di tutto l’Ambientalismo italiano chiamandolo a misurarsi sulla nostra proposta unitaria in un confronto aperto e serrato per verificare se vi sono le condizioni necessarie per un soggetto politico Verde autonomo e forte anche nel nostro Paese per il bene dell’Italia, dell’Europa, e del Globo Terracqueo.

“Sic transit gloria mundi” o , se preferite, un più  vicino e napoleonico “…fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza…” (n.d.a.)

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