Laura non c’è, è andata via
Laura non è più cosa mia
E te che sei qua, e mi chiedi perché
L’amo se niente più mi dà…
Mi manca da spezzare il fiato…
Fa male e non lo sa
Che non mi è mai passata (…)*
Solito balletto dei commenti che, sinceramente, hanno stancato. Pare che nelle recenti elezioni regionali abruzzesi abbiano vinto tutti, anche quelli che – evidentemente – hanno perso. Ma prima di fare una analisi del voto (grezza e di getto… in attesa dei soloni di frecce e flussi) mi preme ragionare su quello che veramente è mancato … Ed è la prima volta (o quasi) dopo il tentativo “grillino” di cambiare regole del gioco, pedine (e anche il tavolo) in vista di una rigenerazione profonda. Il “cambiamento” non c’è stato. “Laura non c’è”…appunto. “E’ andata via”… Anzi “Laura”… (il cambiamento)…”non è più cosa mia”. Di qui bisogna partire per comprendere cosa ci sta succedendo intorno, cosa succederà (probabilmente) in Piemonte e cosa è successo dopo l’ubriacatura dell’ “antipolitica” di inizio anni Novanta dello scorso secolo.
Si diceva che con il trionfo della socialdemocrazia e della liberaldemocrazia di stampo europeo (con venature “anglosassoni”) si sarebbe aperta una stagione di cambiamento, finalmente libera “dagli orpelli della Guerra Fredda” (come affermo’ Valter Veltroni al Lingotto di Torino in occasione del lancio del nuovo Partito dei Democratici, ispirato dai vari “I care” d’OltreOceano). Le combinazioni di parole sono note ma, per una volta, le voglio rispolverare. “Semplificazione della dinamica di applicazione delle regole democratiche”, “meno parlamentari”, “più efficacia e operatività nelle scelte”, “più autonomia e sussidarietà”. E ancora…”più diritti per tutti, più possibilità per i poveri di risalire nella scala sociale, più diritti per i lavoratori, per le donne, per gay e LBGT etc”. Più proiezione gioiosa verso l’Europa con un futuro di guadagni e di posti di lavoro “sicuri”. Più “opere utili” e meno mafia, meno intrallazzi, meno pastoie burocratiche che tutto frenano e tutto inquinano. Più soldi per lo sviluppo sostenibile, per la tutela del territorio, per l’ambiente, per le “industrie sempre più green”, più attenzione al Sud e alle aree tradizionalmente in difficoltà… Più tutto… Una “Laura” che non c’era, che non c’è mai stata e che non ci potrà essere mai… specie con questi esponenti politici che, come nella “Prima Repubblica” affermano: “pensavamo di arrivare terzi e…invece…siamo arrivati secondi”. E ciò basta.
Al contrario, è proprio questo approccio autoassolutorio o, peggio, di strumentalizzazione della vittoria (quella nettissima e inequivocabile della Lega) affrettandosi a dire che “non cambierà nulla per il Governo gialloverde”, che ci porterà sempre più in mezzo alla palude.
Ha ragione l’onorevole Galantino (Cinque Stelle) quando afferma che “Ostentare risultati (impossibili da raggiungere) e alimentare troppe speranze non paga. Bisogna essere sinceri e soprattutto saper chiedere scusa quando non puoi mantenere fede a tutte le promesse fatte in campagna elettorale“.”Che ci serva di lezione! Il vero cambiamento arriverà quando ogni cittadino italiano potrà essere orgoglioso dei suoi rappresentanti (…)”. (1) . Sicuramente, e senza ombra di dubbio, la debacle grillina parte da lì. Dall’essere troppo a rimorchio della Lega (che continua a “spremere il limone”), dal non poter/voler dar seguito alle coraggiose proposte di cambiamento fatte in dieci anni di precampagna elettorale e coronate da un semestre pre-elezioni politiche nazionali, con capillare ripetizione degli slogan di sempre. …Ma governare è un’altra cosa. Porta a contatto con la durezza dei numeri, si comincia a non rispondere più alle telefonate preoccupate di collaboratori e colleghi del Consiglio dei Ministri, per culminare nella più classica “perdita del sonno”. Ora gli incubi si sono manifestati e, se per i neo parlamentari pentastellati si tratta di una campana a morto, con conseguente disperato avvinghiamento allo scranno, per milioni di italiani è solo la conferma che “Laura non c’è”, non c’è nessun cambiamento. Anzi, se si dovesse manifestare veramente, sarebbe di certo in peggio.
Bene analizza la situazione il consigliere regionale Ravetti (già Sindaco di Castellazzo B.da) che con lucidità ci comunica (fra i primi): “Vedo generosità diffuse negli iscritti ma troppa, troppa, troppa superficialità in quella parte di gruppo dirigente che non comprende, o a cui conviene far finta di non comprendere, che è cambiato il mondo e che la sinistra rischia di finire ai margini” (2). E questo in presenza della perdita di un importante governatorato e di un dimezzamento dei consensi per il PD.
Queste elezioni hanno sancito il ritorno all’ovile degli italiani. Di tutto quel ventre molle che dal 1948 cerca le soluzioni più “di garanzia” e “di sopravvivenza”, pensando soprattutto al proprio “particulare”, alla propria ristretta cerchia di interessi o poco più.
Non pare nemmeno troppo confortante il commento tranchant del Sindaco (già pentastellato) di Parma Pizzarotti. “Il cambiamento non si attua a colpi di slogan. Se prometti uno stop ai condoni edilizi e fiscali e stop all’Ilva ma poi fai il contrario, il cittadino si volta dall’altra parte” scrive il primo cittadino e presidente di Italia in Comune Federico Pizzarotti, che prosegue: “I 5 stelle calano sotto i colpi dei loro slogan, ma oltre alla destra cresce una forza che arriva dalle realtà civiche, non più legate a doppio filo ai partiti che hanno governato l’Italia” (3). Chiaro che il problema del Movimento sta, oggi, nella sua credibilità però…però pare un pochino debole anche la chiusa del Sindaco di Parma. E’ proprio vero che i cittadini italiani hanno “rialzato la testa”, nel senso cacciariano del termine e che non vogliono più legami coi “partiti che hanno governato l’Italia”? Pare di no. Il risultato di queste elezioni, come d’altra parte di quelle nazionali, specie per la fiducia data alla Lega, ci parlano di “doroteismo”, di voglia di continuare nel tran tran di sempre. Addirittura ci ricordano duramente che il “cambiamento” in Italia è impossibile. Se non in qualche suo aspetto residuale e poco percepibile. Altro che “spirito cacciariano”. Con molti che ancora vivono nelle creme pasticcere impazzite di ciò che resta del “centrosinistra”. Infatti la lettura che dà dei risultati il candidato del centrosinistra Legnini è all’insegna della nebbiosa speranza a cui ci si vuole attaccare…giusto per non buttarsi a mare…” Io penso – dice legnini – che il centrosinistra in Italia debba riaprire i canali della partecipazione, debba tendere verso un modello di coalizione, aperto, largo, come abbiamo fatto qui. Era abbastanza prevedibile. Tutti i sondaggi ci davano terzi, noi siamo largamente secondi con questo spostamento a destra evidente”(…) “Questo campo di centrosinistra allargato va oltre il 30 per cento, da questo bisogna ripartire”. (4). Il freddo intorno alle parole, a cui nemmeno Legnini crede, è palpabile. E purtroppo non va oltre gli sguardi interrogativi di centinaia di migliaia di persone che continuano (non so per quanto) a votare secondo i sani principi della difesa di “Diritti e doveri” , della “Costituzione Repubblicana”, avvertendo che qualcosa di gigantesco è cambiato ed ha irrimediabilmente cambiato le nostre vite…, ma a cui è difficile dare un volto ed una definizione chiara.
Ecco, il PD – nella sua lunga fase congressuale – è chiamato a fornire queste definizioni, così come il variegato mondo del “civismo” nostrano. Probabilmente ci troveremo anche a proposte interessanti … ma non basterà. Si cambierà la temperie generale se , oltre alle idee e alle proposte, si avrà la capacità di veicolarle e di farle conoscere nel modo più capillare possibile. Altrimenti – come da sempre – ci accontenteremo di autocommiserarci con “Mi manca da spezzare il fiato…”, “Fa male e non lo sa che non mi è mai passata” senza nessun cambiamento vero e verificabile.
…
.*. Laura non c’è è una canzone scritta da Nek, Massimo Varini e Antonello De Sanctis, con gli arrangiamenti di Nek, Massimo Varini e David Sabiu, la produzione artistica dell’album è stata curata da Massimo Varini mentre la produzione esecutiva è stata curata da Rolando D’Angeli per Don’t Worry Records; distribuzione WEA Italiana (all’epoca facente parte del gruppo Warner Music Italy). 1997.
.1. AdnKronos. Tonfo in Abruzzo, 5 Stelle verso assemblea
Il Movimento 5 Stelle esce mortificato dalle elezioni in Abruzzo. Al punto che, a quanto apprende l’Adnkronos da fonti parlamentari, diversi eletti “ 5 Stelle” si stanno coordinando in queste ore per chiedere che la sconfitta in Abruzzo venga affrontata in un’assemblea congiunta con il vicepremier nonché capo politico del Movimento, Luigi Di Maio, ma anche con i ministri grillini del governo gialloverde. La convinzione che accomuna molti, infatti, è che alle urne il Movimento abbia pagato anche l’operato dell’esecutivo Conte.
Le reazioni .Per il senatore Gianluigi Paragone “il voto delle amministrative è marginale”, che prende “in considerazione aspetti della quotidianità“. Ma Elena Fattori vede in un altro modo il deludente risultato ottenuto dal Movimento 5 Stelle in Abruzzo: “Purtroppo tradire la propria identità non paga“, dice all’Adnkronos sottolineando: “Spero fortemente che ci sia uno scatto di orgoglio da parte del mondo 5 Stelle prima delle europee per non lasciare che abbiano la meglio le peggiori destre sovraniste. La sovranità che proponeva il Movimento era un approccio diverso“. “Sicuramente – insiste Fattori – occorre un ripensamento delle modalità usate sin qui che hanno avuto un effetto devastante sulla natura profonda e sulla fiducia nel Movimento. Purtroppo chi lo aveva capito sin dall’inizio non solo non è stato ascoltato ma emarginato nelle azioni politiche reali. Non è ancora troppo tardi ma rischia di essere tardi molto presto“.
“Subito dopo le politiche non abbiamo vinto in Molise e in Friuli“, ricorda Paragone secondo il quale il risultato delle regionali “dice che i cittadini abruzzesi hanno gradito il modo in cui in questi anni sono state gestite le cose e quindi non avevano intenzione di cambiare“. “Evidentemente – ha concluso – gli abruzzesi sono soddisfatti della gestione del centrosinistra e di quella del centrodestra nel recente passato“.
‘Riflessione’ è la parola d’ordine di un altro Cinquestelle, il deputato Davide Galantino, che ha commentato l’esito delle elezioni abruzzesi in un post su Facebook: “Questi risultati devono portarci a riflettere tutti! Al di là dei meccanismi delle elezioni regionali abbiamo perso 20 punti rispetto alle ultime politiche nonostante ci fossero meno liste in corsa. Ostentare risultati e alimentare troppe speranze non paga. Bisogna essere sinceri e soprattutto saper chiedere scusa quando non puoi mantenere fede a tutte le promesse fatte in campagna elettorale”
“Che ci serva di lezione! Il vero cambiamento arriverà quando ogni cittadino italiano potrà essere orgoglioso dei suoi rappresentanti. Il popolo abruzzese ha scelto e va rispettato per le sue scelte“, rimarca il parlamentare grillino, che aggiunge: “A Sara Marcozzi auguro buon lavoro, sono sicuro che con la carica che ci ha trasmesso in questi giorni saprà ottenere comunque grandi risultati!“. Anche per Sergio Battelli, deputato M5S e presidente della Commissione Politiche Ue di Montecitorio, “ora è il momento di fare una seria ma rapida analisi perché l’obiettivo è migliorarsi. Sempre“. Dopo la debacle abruzzese finisce nel mirino di alcuni esponenti M5S anche Alessandro Di Battista. L’ex deputato grillino, dopo la parentesi in Sud America, è tornato in Italia per supportare i 5 Stelle nella campagna elettorale per le europee, ma anche per le regionali in Abruzzo, dove ha tenuto alcuni comizi insieme a Luigi Di Maio e a Sara Marcozzi, la candidata pentastellata alla guida della Regione. Evidentemente però lo sforzo del frontman grillino non è bastato. E ora, alla luce dei risultati deludenti, nel M5S c’è chi chiede di rivedere la strategia comunicativa: “Gli elettori vogliono vedere i fatti. Le star andavano bene all’opposizione“, dice all’Adnkronos il deputato Davide Galantino. Sulla stessa lunghezza d’onda la senatrice ribelle Elena Fattori, la quale chiede un cambio di passo in vista del voto di maggio per le europee: “Secondo me – afferma all’Adnkronos – dobbiamo essere imbattibili nella proposta di un programma approfondito. Non è mica un reality o ‘Amici’, è il futuro del Continente“. “Gli elettori vogliono vedere i fatti. Le star andavano bene all’opposizione“, commenta all’Adnkronos Galantino.
Al coro dei critici si aggiunge anche la voce di Paola Nugnes. “Se si voleva, in qualche modo, ‘usare’ Di Battista per aumentare i consensi, mitigare le perdite, ri-bilanciare le posizioni, se ne è fatto un uso pessimo. Non credibile da nessun punto di vista“, sottolinea la senatrice 5 Stelle, che aggiunge: “O si è sottovalutata la gente o si è sovrastimata la capacità comunicativa di un messaggio privo di contenuto. Si è dato solo materiale a trasmissioni come quella di ‘Propaganda live’ che con leggerezza ci hanno anche saputo far sorridere”.
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.2. Domenico Ravetti. “Abruzzo. Avanzano i nazionalisti. Il PD?” Alle elezioni regionali di 5 anni fa vinse il centrosinistra con un numero di liste in coalizione con il PD pari a quello di questa domenica. Il PD allora superò il 25%, ora raggiunge mestamente la quota 11%. Ne parleremo meglio nei prossimi giorni ma nel Congresso PD la discussione, fatta colpevolmente in ritardo, non entra nelle case degli italiani. Vedo generosità diffuse negli iscritti ma troppa, troppa, troppa superficialità in quella parte di gruppo dirigente che non comprende, o a cui conviene far finta di non comprendere, che è cambiato il mondo e che la sinistra rischia di finire ai margini. Tra 15 giorni le regionali in Sardegna, poi il 26 maggio con Europee, regionali piemontesi e amministrative. Abbiamo poco tempo ma è il tempo del coraggio per cambiare, a partire da noi, dalla nostre inadeguatezze, dai muri che abbiamo costruito attorno a noi, dalla nostra ridicola autosufficienza, dalla banalità dei nostri modi.
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.3. Federico Pizzarotti : “Fustigatore della piega presa dal M5s”, il sindaco di Parma Federico Pizzarotti coglie l’occasione del cattivo risultato conseguito dal Movimento alle elezioni Regionali in Abruzzo per dare una nuova sferzata agli ex compagni pentastellati.”Il cambiamento non si attua a colpi di slogan. Se prometti uno stop ai condoni edilizi e fiscali e stop all’Ilva ma poi fai il contrario, il cittadino si volta dall’altra parte” scrive il primo cittadino e presidente di Italia in Comune Federico Pizzarotti, che prosegue: “I 5 stelle calano sotto i colpi dei loro slogan, ma oltre alla destra cresce una forza che arriva dalle realtà civiche, non più legate a doppio filo ai partiti che hanno governato l’Italia“.
“Il cambiamento – è convinto Pizzarotti, reduce da un tour elettorale in Sardegna con il candidato Massimo Zedda – passa da lì: gli abruzzesi hanno mostrato la strada. Presto anche le elezioni in Sardegna ci daranno questa conferma. Perciò andiamo avanti con l’idea di un partito che lavora senza slogan e alternativo alla destra, nato nei territori, che unisce le realtà civiche, che tutela l’ambiente, che parla di opportunità e di occupazione, di protezione e unità attorno alla bandiera italiana“.
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.4. TPI news . A. “Risultati Abruzzo elezioni 2019: è la vittoria di Matteo Salvini” Ha vinto il centrodestra. Ha vinto, soprattutto, Matteo Salvini. “Una vittoria clamorosa , ma…” – la precisazione -, “non cambia nulla a livello di governo. Avanti con il lavoro (il M5s, ndr). Abbiamo tanti impegni da mantenere”. Queste le prime parole a caldo di Matteo Salvini nel messaggio a Enrico Mentana, letto dallo stesso direttore del tg di La7 nel corso della maratona televisiva dedicata alle Regionali in Abruzzo.
La lettura ‘nazionale’, del voto abruzzese è però chiara: la Lega di Matteo Salvini si è ormai ‘mangiata’ il Movimento 5 stelle. I rapporti di forza rispetto alle elezioni politiche di un anno fa si sono ribaltati.
.4. B. Elezioni regionali Abruzzo: le reazioni. Sara Marcozzi al suo arrivo al comitato elettorale rivendica che “il Movimento 5 stelle ha confermato il risultato di cinque anni fa, sintomo di una base ormai consolidata” e attacca gli altri perché “l’elettorato di tutti gli altri si sposta da destra a sinistra”.
“È evidente la debacle del Pd” analizza, “passato dal 25 all’11 per cento. Lo stesso vale per Forza Italia. È quello che dicevamo da anni: queste grandi coalizioni fatte da liste civetta, non civiche, messe in campo per rastrellare voti hanno fatto questo risultato”.
Poi Marcozzi passa all’attacco. Parla di “sconfitta della democrazia” rappresentata dall’avere “permesso di partecipare alle elezioni a otto liste create poco prima delle elezioni”. E ancora: “Non mi aspettavo che gli abruzzesi non cedessero a un candidato neanche abruzzese”.
Diversa, ovviamente, la lettura data dal candidato del centrosinistra Giovanni Legnini: “Io penso che il centrosinistra in Italia debba riaprire i canali della partecipazione, debba tendere verso un modello di coalizione, aperto, largo, come abbiamo fatto qui. Era abbastanza prevedibile. Tutti i sondaggi ci davano terzi, noi siamo largamente secondi con questo spostamento a destra evidente”.
Perché questo successo del centodestra? ”L’intero governo è stato qui, il vicepremier Salvini si è trasferito in Abruzzo, ci è stato dieci volte, ha girato tutti i centri, con metodi propagandistici molto discutibili”. Nel complesso, però, l’esperimento ha funzionato: “Questo campo di centrosinistra allargato va oltre il 30 per cento, da questo bisogna ripartire”.
Su una cosa Legnini non ha dubbi: “Mi sembra abbastanza evidente che M5 esce sconfitto da questa competizione e credo che l’esperienza di governo abbia inciso non poco con riguardo a questo esito”.
Le prime parole del nuovo presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio “La ricostruzione è la priorità assoluta. È rimasta ferma in questi ultimi tempi, è una vergogna che dobbiamo cancellare assolutamente”. Queste le prime parole da governatore di Marco Marsilio. “Il centrodestra ha già dimostrato con la ricostruzione del 2009 e torneremo a replicare quel modello. La mia assoluta priorità è rimettere in pochi mesi le persone nelle condizioni di rientrare nelle loro case”.
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