Il decreto ultimo non ci è nuovo, come non ci è nuovo il momento terribile che stiamo vivendo e che non toglie a nessuno la sua dose di malessere, per usare un blando termine. Ci informiamo, cercando di trovare voci affidabili; pensiamo, tentando un pensiero critico che tenga insieme anche quello del cuore.
Ma, se appena hai un pezzetto di cuore, come fai a stare tranquillo in questo mare di dolore, di rabbia, di aggressività, di disinteresse, di indolenza, di incapacità, di indignazione?
Albergano in noi sentimenti opposti e tenerli in armonia non è facile.
Anche in chi come me è una pacifista di natura, ci son momenti, come ieri dal medico, in cui non ce la fai più davanti all’imbecillità e così sbotti davanti a chi ti chiede il numero quando davanti a te non c’è nessuno e la macchinetta dei numeri è rotta per l’ennesima volta o a chi ti parla di privacy mentre sta urlando al telefono .
Uomini e donne allo sbando, bianchi e neri, rossi e gialli e, anche se sappiamo che è nel mondo che si deve imparare a vivere, è oggi fuori dal mondo che si vorrebbe vivere. Ma non si può, non si deve e ci si prova a stare a fronte a qualcosa di terribilmente nuovo a cui ancora non sappiamo stare a fronte.
Buttare dietro le spalle è inutile; il sacrificato torna con un prezzo più alto.
Stiamo fermi e zitti, proviamoci, e vediamo – insieme – cosa si può fare. Il come verrà da sè facendo. In umiltà, conoscendo i limiti che oggi più che mai ci affliggono, e che la tecnocrazia imperante ci aiuta a superare ma anche ad alimentare.
Lavorare dentro per mettere fuori un meglio.
Auguriamoci che la Natura – indifferente e aristocratica- non si stanchi prima. Il cosmo che ci ha prodotti ci può far fuori in men che non si dica.
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