Il Bullo e la Bestia

La necessità di mangiare per vivere non può essere filosoficamente confutata, sebbene espletare questa faccenda in pubblico testimoni un’incorreggibile mancanza del senso del pudore. La cultura è il tacito accordo di subordinare i viveri allo scopo di vita.”

Karl Kraus, In questa grande epoca, Marsilio, Venezia 2018, p. 59.

Le tormentate vicende del rapporto tra i due ‘vice Premier’ (la cui attribuzione è peraltro impropria, dal momento che la nostra Costituzione all’art. 92 non prevede il “premierato”, ma sancisce unicamente che “Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei ministri”) mi hanno riportato alla memoria il film di animazione della Walt Disney Pictures, ispirato alla fiaba di Jeanne-Marie Leprince de Beaumont, ‘La bella e la bestia’. Solo che mentre le fiabe terminano con un “…e vissero così felici e contenti”, le ‘fiabe’ del mondo reale (specie in quello socio-economico-politico), finiscono solitamente in tragedia. Attendiamo gli eventi.

Fabio Martini su La Stampa1 scrive che nella ‘democrazia dei like’ il Bullo sarebbe quell’incolto furbacchione al quale il suo Spindoctor ha consigliato di farsi suggerire dalla Bestia i messaggi da lanciare sui social allo scopo di istillare nei suoi milioni di followersi «sentimenti negativi» – rabbia, paura e aggressività – in modo da «abbassare la guardia» di chi ascolta”, costringendo gli avversari ma anche gli alleati a rincorrere”. Purtroppo quella del Bullo e la Bestia non è una fiaba, ma una realtà che supera la fantasia.

Mi è capitato tra le mani un vecchio numero di un inserto di Repubblica sul quale Corinne Corci2 riporta una illuminante fenomenologia del bullismo di Alberto Valsecchi, lo “psicoterapeuta e consulente pedagogico nelle scuole milanesi”. Scrive Valsecchi che dietro il bullismo si cela quel “bisogno di affermarsi tipico di tutti gli adolescenti tramite uno di quei riti di passaggio all’età adulta che la società ha smesso di offrire”. I nuovi riti di passaggio all’età adulta richiedono di superare delle sfide pericolose (in inglese challenge) divulgate in rete, volte a dimostrare, come “cantavano i Pink Floyd in The Great Gig in the Sky, che “E io non ho paura di morire”. Negli ultimi anni tali sfide “hanno visto crescere il numero di proseliti tra i minorenni” e hanno fatto aumentare i voti tra i maggiorenni: I bulli si fanno i selfie mentre mangiano una fetta di pane e Nutella? Sapendo “di essere guardato attraverso la finestra del suo profilo Facebook o Instagram da un numero sempre più grande di persone che intende stupire e impressionare”, il Bullo che fa? Se lo fa anche lui. Ma è La Bestia, che è così chiamata per “la sua cinica «ferocia»”, a consigliargli poi di salutare la folla plaudente con un rosario in mano. In fondo che male c’è? Serve solo a catturare i “like” delle “suorine” e i voti dei suoi sostenitori.

Quella che stiamo vivendo, ci spiega Alessandro Baricco nel suo documentatissimo The Game, “è una rivoluzione di cui non conosciamo con precisione né l’origine, né lo scopo”.3 Sviluppatasi negli ultimi vent’anni, la rivoluzione digitale ha generato un mondo virtuale nel quale dominano le “emozioni”, dove più che i fatti conta la loro “percezione”, basata appunto sulle emozioni. La Bestia, ci spiega ancora Fabio Martini4, è un algoritmo, una sequenza di istruzioni (una sorta di ‘ricetta’ informatica) “in grado di risolvere un problema o raggiungere un determinato obiettivo”. Esso possiede la “capacità di capire quel che la gente vuole e al tempo stesso di entrare nella loro testa nel modo più subliminale e impercettibile”. Si tratta, scrive ancora Martini di “un sistema che analizza – di volta in volta e in modo scientifico – migliaia e migliaia di post e di tweet che ottengono i migliori risultati. E quale tipo di persone hanno interagito. E a quel punto vengono preparati messaggi e parole-chiave pronti per essere irradiati da Salvini attraverso Facebook”. (…) Studiata da riviste come «Vice» e soprattutto «Wired», ma anche da psicologi specializzati nella «sentiment analysis» – giunge egli a conclusione -, piano piano «La Bestia» sta uscendo dal mistero”. Quindi, non è vero che Salvini sia il cattivo che vuol far credere, semplicemente recita, si diverte a fare il Bullo. E piace più di Grillo, che il comico lo faceva di professione. Il guaio, politicamente parlando, è che molti creduloni prendono entrambi sul serio.

Parafrasando l’Inno di Mameli, e con un occhio alla politica italiana, cantiamo tutti assieme: “Fratelli d’Italia l’Italia s’è destra”. Una risata li seppellirà. E qualora non dovesse bastare… ci penserà la Resistenza.

Alessandria, 13 giugno 2019

1 F. Martini, “La Bestia”, l’algoritmo che suggerisce a Salvini se e quanto essere cattivo, La Stampa, 9 settembre 2018. In questo articolo Fabio Martini riferisce di “uno studio dell’università del Michigan del 2005”

2 Il gioco della vita, di Corinne Corci, D la Repubblica, 1 dicembre 2018, pagine 54-58-

3 A. Baricco, The Game, Einaudi, Torino 2018, p. 15, in grassetto nell’originale.

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