L’Unione Italiana Consumatori (UNC) ha recentemente pubblicato una classifica delle città italiane “più care”, redatta in base agli incrementi annuali di spesa per consumi di una famiglia media determinati dall’inflazione sperimentata tra il giugno di quest’anno e il corrispondente mese dell’anno scorso. Giugno è l’ultimo mese per il quale si dispone dei dati disaggregati per provincia necessari allo scopo, e l’indagine copre tutti i 78 capoluoghi (su 107) che partecipano alle rilevazioni provinciali sui prezzi condotte dall’Istat. La classifica può essere aggiornata mensilmente, mano a mano che i nuovi dati sull’inflazione si rendono disponibili (la prossima data di pubblicazione, relativa a luglio, sarà resa nota dall’Istat il 10 agosto).
Il grafico a istogrammi allegato mostra le prime 20 posizioni della classifica succitata. Come si può osservare, la città più cara risulta essere Genova, nella quale il tasso di inflazione del periodo, pari all’8,5%, implica una spesa aggiuntiva annua per famiglia media pari a 1.853 euro. Seguono nella graduatoria Firenze, con il 7,6% di inflazione e 1.772 euro di rincari, e quindi Imperia, con inflazione ancora al 7,6% e rincari di 1.713 euro. All’estremo opposto della classifica, partendo dal basso, troviamo le città di Potenza (3,8% di inflazione e rincari annui di 750 euro), Catanzaro (4,7%; 878 euro) e Reggio Calabria (5,2%; 971 euro).
La classifica UNC per regioni vede al primo posto la Liguria (8,2% di inflazione; rincari annui di 1.692 euro), seguita da Umbria (7,2%; 1.626 euro) e Toscana (7,2%; 1.595 euro). Agli ultimi posti troviamo Basilicata (3,8%; 736 euro), Calabria (5,8%; 1.061 euro) e Molise (6%; 1.099 euro). Nella classifica per regioni il Piemonte si colloca in sesta posizione, con un tasso di inflazione del 6,9% e un incremento annuo di spesa per famiglia di 1.506 euro, superiore comunque alla media italiana (6,4%; 1.391 euro di rincari).
All’interno del Piemonte la città più cara risulta essere Alessandria, che ha registrato a giugno un’inflazione del 7,4% e rincari annui familiari pari a 1.644 euro, occupando l’undicesima posizione nella classifica nazionale (per inciso la stessa posizione occupata a maggio, quando peraltro l’inflazione era un po’ più alta, all’8,6%, e la città più cara era Milano, seguita da Genova e Bolzano). La tabella allegata mostra la classifica UNC relativa alle città del Piemonte che partecipano alle rilevazioni dei prezzi Istat (non sono presenti Asti e VCO).
Classifica delle città più care in Piemonte, in termini di spesa aggiuntiva annua delle famiglie | ||
Città | Rincaro per famiglia media | Tasso di inflazione |
Alessandria | 1.644 | 7,4 |
Torino | 1.587 | 6,9 |
Cuneo | 1.555 | 7 |
Piemonte | 1.506 | 6,9 |
Novara | 1.466 | 6,6 |
Biella | 1.380 | 6,5 |
Vercelli | 1.338 | 6,3 |
Fonte dati: UNC. NB. Asti e VCO non partecipano alle rilevazioni Istat sui prezzi |
Come si può osservare, dopo Alessandria il capoluogo di provincia per cui l’incremento annuo di spesa per consumi di una famiglia media è più alto è Torino (in 15a posizione, con inflazione al 6,9% e rincaro di 1.587 euro), seguito da Cuneo (21a, 7% e 1.555 euro), Novara (36a, con 6,6% e 1.466 euro), Biella (48°, 6.5% e 1.380 euro) e infine Vercelli (52°, con 6,3% e 1.338 euro). È interessante infine osservare come la maggiore inflazione alessandrina, rispetto tanto alla media nazionale (1 punto percentuale in più) quanto a quella regionale (mezzo punto in più) è conseguenza soprattutto del più elevato incremento dei prezzi relativi soprattutto a tre capitoli di spesa: abitazione, acqua, elettricità, gas e altri combustibili; abbigliamento e calzature; ricreazione, spettacoli e cultura. Nel primo caso l’incremento provinciale è stato pari addirittura al 20,8%, contro il 18% regionale e il 10,1% nazionale (meno della metà); nel secondo caso le corrispondenti cifre sono 5,6% contro 4,6% e 3,4%; nell’ultimo caso infine abbiamo 6,3% contro 6% e 4,9%. Anche nei servizi ricettivi e di ristorazione, però, l’incremento provinciale dei prezzi è stato elevato: 7,9%, contro un 7,6% nazionale e un 6,7% piemontese.
di Carluccio Bianchi
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